Maggio è il mese delle scoperte: mentre l’aria si fa più leggera e i pensieri si proiettano verso l’estate, cresce anche la voglia di storie da vivere, parole in cui perdersi e idee da far fiorire. E per chi ama leggere, non c’è momento migliore per fare scorta di titoli imperdibili. In questo articolo vi proponiamo dieci libri da leggere prima che il mese finisca, e che meritano di non passare inosservati.
Ce n’è davvero per tutti i gusti: saggi brillanti che aprono la mente, romanzi fantasy che incantano, storie di formazione che lasciano il segno, narrativa contemporanea che parla al cuore (e alla pancia). Che tu abbia voglia di evasione, di riflessione o di un colpo di scena che ti tolga il fiato, qui troverai qualcosa che fa per te.
10 libri da non perdere entro la fine di maggio tra saggi, fantasy, narrativa e libri sui libri
Che tu legga sotto una coperta o già in riva al mare, la fine di maggio è il momento perfetto per scoprire voci nuove o recuperare letture che meritano attenzione. Questi dieci titoli non sono semplici consigli: sono inviti ad allargare lo sguardo, emozionarsi, stupirsi.
Perché ogni libro ha il potere di trasformare un giorno qualunque in un viaggio. E uno di questi potrebbe diventare il tuo prossimo preferito.
In tempo reale di Tonio Schachinger
Con In tempo reale, Tonio Schachinger riesce in un’impresa complessa e affascinante: dare voce all’adolescenza digitale del nostro presente con profondità letteraria e una scrittura capace di oscillare tra l’ironia più tagliente e una struggente dolcezza. Il protagonista, Till Kokorda, è un ragazzo ai margini del sistema: iscritto a forza dalla madre in un collegio d’élite, frequenta una scuola che plasma le future classi dirigenti dell’Austria, un microcosmo autoritario e spietato, in cui l’individualità non ha diritto di cittadinanza.
Ma Till ha un rifugio segreto: Age of Empires II. Nel mondo del videogioco online trova libertà, identità, comunità. È qui che riesce finalmente a esistere, a respirare, a comunicare. Tra partite strategiche e alleanze virtuali, scopre che quel mondo apparentemente “finto” ha una verità affettiva e relazionale che la vita reale, dominata da adulti repressivi e professori megalomani, non sa offrirgli.
Schachinger racconta la vita nel collegio come un sistema feudale in miniatura, dominato da figure come il terribile professore che sembra uscito da un romanzo di Kafka, o da una scuola di Hogwarts governata da Lord Voldemort. In questo contesto claustrofobico, il romanzo indaga la distanza generazionale, la repressione sistemica dell’immaginazione e la difficoltà, o forse l’impossibilità, per un ragazzo di trovare un linguaggio condiviso con il mondo adulto.
Till non è un ribelle tradizionale. Non scappa, non urla. Sopravvive in silenzio, aggira l’autorità come un hacker poetico. La sua è una ribellione sotterranea, fatta di strategie e fughe notturne nel cyberspazio. E proprio questa sua discrezione lo rende un protagonista tanto reale quanto potente.
Con una scrittura limpida, lieve ma tutt’altro che superficiale, Schachinger costruisce un romanzo di formazione contemporaneo che guarda al futuro pur mantenendo un legame profondo con i grandi romanzi del passato. La realtà virtuale non è demonizzata, ma indagata come spazio potenziale di crescita e affermazione personale. La scuola non è mitizzata, ma smascherata nei suoi automatismi e nei suoi fallimenti.
In tempo reale è un’opera che riflette sul significato di “realtà” e “verità” in un mondo iperconnesso, dove la libertà può celarsi dietro un nickname, e dove crescere significa trovare un proprio codice, anche, e forse soprattutto, al di fuori delle regole imposte.
Un romanzo che merita di essere letto e discusso, soprattutto da chi crede che la letteratura possa ancora parlare con onestà alle nuove generazioni.
Piccola storia dell’anarchismo di Marianne Enckell
In un mondo che ha sempre cercato di incasellare, ordinare e controllare, l’anarchismo rappresenta la voce che si alza contro ogni forma di dominio. Ma Marianne Enckell, archivista e storica tra le più lucide sul tema, ci avverte fin dalle prime pagine: l’anarchismo non è fatto solo di nomi iconici come Bakunin o Malatesta. È fatto di collettività, di invisibili, di gente comune che ha deciso di opporsi, ogni giorno, a strutture oppressive, pur sapendo di poter perdere. O di sparire dalla memoria ufficiale.
Questa piccola storia è in realtà un mosaico compatto, agile ma profondo, che attraversa due secoli di lotte, ideali e ribellioni. Enckell racconta gli albori delle organizzazioni operaie, la nascita dell’Internazionale anti-autoritaria, i fermenti sindacalisti, l’energia delle rivoluzioni anarchiche (e le loro rovinose cadute), fino ai più recenti movimenti libertari post-‘68, all’anti-globalizzazione e alle nuove forme di attivismo radicale del XXI secolo.
Il merito del libro è doppio: da un lato riporta l’anarchismo alla sua dimensione concreta, popolare e plurale, lontana dai cliché dell’individuo isolato e violento; dall’altro ci ricorda che questa storia non è finita. Anzi, è ciclica: risorge ogni volta che un’autorità impone il silenzio, ogni volta che qualcuno osa immaginare un mondo diverso, non gerarchico, non autoritario.
La scrittura è accessibile ma mai semplificata. Con pochi tratti, Enckell riesce a far emergere la complessità dei contesti e delle idee, offrendo un quadro utile sia a chi si avvicina per la prima volta all’anarchismo, sia a chi cerca un testo agile per orientarsi in un’eredità teorica e politica spesso travisata.
Piccola storia dell’anarchismo è un libro prezioso: non perché glorifica il passato, ma perché lo interroga. E ci consegna, con la forza di una narrazione essenziale ma appassionata, una memoria collettiva fatta di resistenza, cadute e ripartenze, che continua a parlarci nel nostro presente incerto.
Una brava ragazza di Aria Aber
Nila ha diciannove anni, una testa affollata di pensieri affilati, un cuore in piena implosione, e un corpo che Berlino vuole inghiottire. Una brava ragazza è un romanzo che esplode come un rave e si dissolve come una crisi d’identità: tra club seminterrati e albe acide, Aria Aber racconta la storia bruciante di una giovane donna in cerca di sé stessa, di un linguaggio, di un luogo in cui non sentirsi un’estranea.
Nata da genitori afghani ma cresciuta in Germania, Nila incarna una frattura culturale profonda: da un lato le aspettative familiari e il peso delle radici, dall’altro la necessità urgente di vivere e autodeterminarsi. Berlino, con la sua bellezza decadente, diventa il teatro perfetto di questa discesa: una città che promette libertà e restituisce solitudine. Lì incontra Marlowe, un mentore tossico, uno scrittore ormai svuotato che la introduce a un mondo fatto di speed, MDMA e relazioni disfunzionali. Marlowe non è solo una figura ambigua: è il catalizzatore di una spirale che affonda Nila sempre più nel limbo tra euforia e annientamento.
Aber scrive con un lirismo tagliente e viscerale, capace di tenere insieme filosofia e droga, rabbia politica e tenerezza, trauma migratorio e scoperta sessuale. Una brava ragazza è un romanzo che non cerca redenzione facile: attraversa la confusione, la dipendenza, la vergogna, la ribellione e ne esce con una domanda aperta, chi siamo, quando tutti ci dicono chi dovremmo essere?
In controluce, c’è la Germania contemporanea: quella delle svastiche nei cortili, delle tensioni razziali sopite pronte a esplodere, ma anche dei movimenti queer e femministi, delle sottoculture resistenti, dell’arte come ultima forma di respiro. Un Bildungsroman queer e disilluso, dove crescere significa imparare a decostruire tutto: la famiglia, l’orientamento, il paese in cui sei cresciuta, persino il tuo stesso nome.
Aber regala alla letteratura europea un personaggio difficile da dimenticare: Nila è scomoda, fragile, furente. Non cerca di piacere, ma di capire, e nella sua confusione troviamo un’eco potente di molte giovinezze contemporanee.
La sinistra non è woke di Susan Neiman
Provocatorio già dal titolo, La sinistra non è woke è molto più di una polemica contro l’attivismo identitario o la cancel culture. È un saggio filosofico e politico che cerca di restituire alla sinistra una bussola, smarrita, secondo l’autrice, in un labirinto di frammentazioni, derive ideologiche e cedimenti teorici.
Susan Neiman, filosofa statunitense trapiantata in Europa, affonda la lama con decisione: a suo avviso, è proprio il mondo progressista ad aver contribuito, con insospettabile fervore, alla disintegrazione del proprio stesso impianto valoriale. I capisaldi storici dell’illuminismo e della sinistra, universalismo, giustizia sociale, fiducia nel progresso, sarebbero stati minati, dall’interno, da un uso disinvolto della teoria foucaultiana, da un nichilismo mascherato da consapevolezza critica e da un culto dell’identità che isola e divide.
Neiman non cede però alla nostalgia né al cinismo: il suo “antimanifesto” è un invito lucido alla ricostruzione. Non si tratta di tornare a una sinistra nostalgica del passato, ma di recuperare il coraggio della complessità, il valore dell’utopia razionale, e la capacità di articolare battaglie culturali che non siano solo reattive ma anche costruttive.
Lo stile è netto, tagliente, privo di ambiguità: Neiman non teme di essere scomoda, e non cerca consenso facile. La sinistra non è woke è un libro che fa discutere, e lo deve fare. Non offre soluzioni pronte, ma rilancia una domanda cruciale: che cosa significa oggi essere davvero di sinistra? E può la sinistra ritrovare se stessa senza cadere nella trappola dell’identitarismo o nella paralisi della colpa storica?
È un libro per chi vuole pensare con strumenti critici, al di là delle etichette e delle polarizzazioni. Un testo urgente, proprio perché riflette su una crisi non solo politica ma culturale, che coinvolge tutti.
Libri insieme di Chiara Faggiolani
In un’Italia in cui ogni anno i dati sulla lettura sembrano solo peggiorare, Libri insieme arriva come un atto di fiducia. Ma non è un libro che si limita a credere: è un libro che documenta, mappa, racconta. Con un taglio al tempo stesso narrativo e analitico, Chiara Faggiolani ci guida in un viaggio dentro le “comunità della conoscenza”, quei nuclei vitali che, spesso lontani dai riflettori e dalle logiche di mercato, stanno trasformando il modo in cui viviamo i libri.
Lungi dall’essere un saggio teorico, questo volume raccoglie storie reali: biblioteche di condominio, gruppi di lettura in ospedale, silent reading party in locali notturni, librerie associative nate dal basso, human libraries dove si “prendono in prestito” esperienze di vita anziché volumi. La lettura diventa azione collettiva, gesto politico, strumento di cura e rigenerazione sociale.
Faggiolani, bibliotecaria e ricercatrice, intreccia testimonianze dirette, casi studio e riflessioni critiche in un racconto fluido e accessibile, ma mai superficiale. L’idea centrale è chiara: i libri non sono più (solo) oggetti di fruizione individuale, ma catalizzatori di relazioni, empatia e coesione. Ed è proprio in questo spostamento, da consumo solitario a pratica condivisa, che si annida il cuore della trasformazione.
La forza di questo libro sta anche nel suo posizionamento: parla a chi lavora nel settore, offrendo strumenti concreti per interpretare i cambiamenti in corso, ma si rivolge anche ai lettori comuni, con un tono che è insieme affettuoso e ispirato. Libri insieme è un invito a ripensare il ruolo del libro nella società contemporanea: non più presidio di pochi, ma bene comune che unisce, guarisce, cambia.
Un saggio che fa bene al cuore e al cervello. Un inno a quelle storie condivise che, silenziosamente, stanno rivoluzionando il nostro rapporto con la lettura.
Colazione al parco con Virginia Woolf di Marta Perego
Cosa significa davvero innamorarsi dei libri? Marta Perego, giornalista e volto noto della divulgazione culturale, prova a rispondere con un piccolo gioiello che è insieme memoir, guida letteraria e dichiarazione d’amore alla lettura. Colazione al parco con Virginia Woolf è un invito a (ri)scoprire la potenza emotiva, politica e trasformativa dei grandi romanzi, e a farlo come se fossimo seduti sull’erba, in compagnia degli scrittori che più ci hanno formato.
Con una prosa limpida e appassionata, Perego ci accompagna in un viaggio tra le pagine di autori e autrici che hanno fatto la storia della letteratura e della nostra vita interiore: da Sartre a Ferrante, da Emily Brontë a Jane Austen, fino alla Woolf del titolo, regina di tutte le esploratrici dell’identità. Ogni capitolo è un frammento autobiografico in cui il libro si fonde con la vita, il pensiero con il corpo, la lettura con l’esperienza. Non si tratta di analisi critiche, ma di riflessioni sincere su come certi testi ci scuotano, ci cambino, ci liberino.
La scrittura è piena di grazia, ma non cede mai al sentimentalismo. Perego tiene insieme la leggerezza e la profondità, con riferimenti colti ma mai pedanti, e con un tono intimo che ricorda le conversazioni tra amiche sotto il cielo d’estate. Questo libro è, in fondo, un elogio alla libertà: quella che si conquista pagina dopo pagina, contro le imposizioni esterne e contro le gabbie che spesso ci costruiamo da soli.
Perfetto per chi ama i libri che parlano di altri libri, Colazione al parco con Virginia Woolf è un inno alla lettura come atto di ribellione, come forma d’amore e come strumento per comprendere noi stessi. Un libro che fa venire voglia di leggere ancora, meglio, insieme.
La casa sotto il cielo stellato di Sangu Mandanna
Che cosa succede quando una strega che ha sempre vissuto nell’ombra si ritrova improvvisamente al centro di una nuova, caotica e amorevole famiglia? Sangu Mandanna ci regala una storia incantevole, un romanzo che unisce atmosfere cozy, magia, ironia e un tocco di romanticismo in un’ode gentile all’appartenenza e alla riscoperta di sé.
Mika Moon è una strega solitaria, cresciuta con regole severe che la tengono lontana dagli altri, soprattutto da chi potrebbe essere come lei. Vive tenendo nascosti i suoi poteri e coltivando un’identità magica solo sui social, dove “finge” di essere una strega… finché qualcuno non capisce che sta dicendo la verità. Così inizia la sua avventura nella misteriosa Nowhere House, una villa gotica e surreale abitata da un cast di personaggi teneri, eccentrici e irresistibili: tre bambine dotate di magia da controllare, un ex attore che sembra uscito da una pièce teatrale, un burbero bibliotecario dal cuore tenero, e altri volti che compongono una famiglia imperfetta ma autentica.
Mandanna intreccia con maestria temi come la solitudine, l’identità e la fiducia con un tono luminoso e rassicurante. La casa sotto il cielo stellato è un romanzo che parla a chi si è sempre sentito un po’ fuori posto, a chi sogna una casa non fatta di mura ma di persone che ci vedono davvero per ciò che siamo. Il worldbuilding è lieve ma credibile, e il ritmo narrativo bilancia bene tenerezza e tensione. Il libro found family per eccellenza.
Perfetto per chi ha amato Emily Wilde o Il linguaggio segreto dei fiori, questo romanzo è una coccola letteraria per streghe moderne e lettori in cerca di un rifugio. Un libro che profuma di biscotti al burro, incantesimi silenziosi e promesse sussurrate sotto le stelle.
L’ultimo Sole di K.D. Edwards
In un mondo in cui magia e casate nobiliari si fondono con le macerie di una civiltà perduta, L’ultimo Sole apre le danze di una saga urban fantasy queer potente, originale e sorprendentemente emotiva. K.D. Edwards costruisce un universo vibrante e oscuro, governato dai Troni, le grandi famiglie magiche di Nuova Atlantide, in cui si muove Rune Saint John, ultimo erede di un casato caduto, armato di sarcasmo e ferite non rimarginate.
Rune è un investigatore magico suo malgrado, incaricato di ritrovare il figlio scomparso di Lady Giustizia. Ma il caso, apparentemente di routine, lo trascina in un vortice che ha più a che fare con i fantasmi del proprio passato che con la persona da ritrovare. Accanto a lui c’è Brand, il suo “compagno d’arme”, un legame profondo e commovente che sfida le convenzioni del buddy duo letterario e che è forse uno dei cuori più pulsanti del romanzo.
K.D. Edwards mescola investigazione, magia, politica e mitologia atlantidea con una narrazione tesa e ritmata, costellata di dialoghi brillanti e momenti di inattesa tenerezza. L’ultimo Sole è un’opera in grado di fondere worldbuilding epico e intimità emotiva, popolata da personaggi queer sfaccettati e mai stereotipati.
Perfetto per chi ama il fantasy urbano con forti tinte dark, per chi ha apprezzato le atmosfere de Il principe crudele o la tensione morale delle Grishaverse, ma cerca una voce nuova, più adulta e profondamente inclusiva.
Un debutto che promette e mantiene, e lascia con la voglia urgente di leggere subito il secondo volume della serie.
Nessun altro posto dove andare di Thomas Korsgaard
Ci sono romanzi che non sembrano scritti, ma vissuti. Nessun altro posto dove andare è uno di questi: più che un esordio, è un pugno nello stomaco che sa anche accarezzare. Thomas Korsgaard, con una lucidità sorprendente per i suoi ventun anni, racconta l’infanzia di Tue, un dodicenne che vive in una fattoria ai margini della Danimarca civile, elegante e rassicurante. Ma la sua realtà è fatta di silenzi, degrado e una famiglia che pare incapace di amare.
Il romanzo ha la forza ruvida di una confessione e la delicatezza di uno sguardo infantile che non smette mai di cercare bellezza anche dove sembra impossibile trovarla. Tue osserva tutto con una sensibilità sfasata e meravigliosa: i cani più curati dei figli, la madre che si rifugia nel gioco d’azzardo e un padre anaffettivo, quasi ostile. Eppure, non c’è vittimismo: c’è ironia, intuizione, resistenza.
Korsgaard costruisce una voce narrante tenera e affilata, che riesce a trasformare anche la desolazione in terreno fertile per l’immaginazione. La sua prosa è semplice ma tagliente, capace di restituire il senso di smarrimento e di impotenza dell’infanzia, ma anche il coraggio silenzioso di chi rifiuta di arrendersi. La comicità, spesso grottesca, è un’arma di sopravvivenza, un modo per stare a galla in un contesto in cui tutto sembra crollare.
Tue non ha amici che gli somiglino, non ha adulti che lo proteggano, ma ha qualcosa che nessuno può togliergli: uno sguardo sul mondo capace di trovare dignità anche nell’emarginazione. E ha un cuore che si apre timidamente all’amore, in una delle pagine più struggenti del romanzo, dove la scoperta dei sentimenti diventa il primo passo verso un’identità autonoma.
Nessun altro posto dove andare è un romanzo di formazione senza moralismi, senza soluzioni facili. Un inno alle possibilità di resistenza della mente e dell’anima. Un debutto che sa di verità e che lascia il segno con grazia impietosa. Thomas Korsgaard non scrive per commuovere, ma finisce per farlo, perché racconta la solitudine e la speranza con una voce che non dimenticheremo facilmente.
Cadi bomba di Gerrit Kouwenaar
Cadi cadi bomba è un romanzo breve, ma carico di tensione e densità emotiva. Pubblicato per la prima volta nel 1951 e oggi finalmente disponibile in italiano, è una testimonianza letteraria densa e lirica sulla giovinezza spezzata dalla guerra. Gerrit Kouwenaar, poeta e membro della resistenza olandese, racconta con forza autobiografica la storia di Karel Ruis, un adolescente olandese che vede la sua vita frantumarsi sotto le bombe e l’occupazione nazista.
Karel ha diciassette anni nel 1940, e all’inizio guarda la guerra con lo sguardo incantato di chi non ne comprende ancora l’orrore. La sua quotidianità borghese, scandita da scuola e passioni giovanili, viene presto sopraffatta dal caos della Storia. La sua iniziazione all’età adulta avviene nel modo più tragico e disilluso possibile: attraverso l’amore, la morte, e la sparizione improvvisa dell’innocenza.
Il romanzo mescola momenti di dolcezza (il primo amore, l’entusiasmo idealista, il fascino delle missioni segrete) a improvvisi vuoti di senso e di sicurezza. Il mondo crolla attorno al protagonista senza fare rumore, lasciando spazio a una solitudine crescente e alla percezione dell’assurdo.
Lo stile è secco, affilato, quasi poetico. Kouwenaar, che sarà tra i più grandi poeti olandesi del secondo Novecento, costruisce un linguaggio fatto di immagini forti e frammenti di memoria, in cui si percepisce la tensione tra la vita e la fine. Non c’è eroismo né retorica nella sua narrazione: solo la voce fragile e onesta di un ragazzo che guarda il mondo franare, senza sapere se lo rivedrà mai intero.
Cadi cadi bomba è una piccola gemma della letteratura europea del dopoguerra, una riflessione dolente sul disincanto, sull’identità spezzata, sull’impossibilità di tornare bambini dopo aver conosciuto la violenza. Un libro da leggere tutto d’un fiato, ma che resta a lungo nella memoria.