Lesley Blanch e Pierre Loti: un incontro letterario tra due spiriti in fuga

13 Agosto 2025

Esplora l'incontro tra Lesley Blanch e Pierre Loti, due anime in fuga che si sono unite attraverso la letteratura, creando un legame unico.

Lesley Blanch e Pierre Loti: un incontro letterario tra due spiriti in fuga

Un’irrequieta signora della scrittura Lesley Blanch (1904-2007) fu una di quelle figure che attraversano il Novecento lasciando dietro di sé una scia di storie, luoghi e personaggi memorabili.

Illustratrice, giornalista di moda per Vogue e Harper’s Bazaar, collaboratrice durante la guerra con la fotografa Lee Miller, autrice di best seller come “The Wilder Shores of Love”, fu soprattutto una viaggiatrice instancabile, capace di trasformare ogni incontro in materia letteraria.

Amò e sposò lo scrittore Romain Gary, seguendolo in missioni diplomatiche tra Europa e Stati Uniti; frequentò Hollywood, lavorò a sceneggiature, scrisse reportage e biografie avventurose.

Negli anni Sessanta, già affermata autrice di libri che mescolavano storia, viaggio e costume, si dedicò a una passione coltivata a lungo: raccontare la vita di Pierre Loti  con la  iografia: “Pierre Loti. Ritratto di un fuggitivo” il grande scrittore francese che, come lei, aveva fatto dell’evasione e dell’esotismo la propria bandiera.

 Curiosità su “Pierre Loti” : Lo sapevi che…

Era il soprannome di un personaggio tahitiano; Loti lo adottò perché le donne locali trovavano il suo vero cognome, Viaud, troppo difficile da pronunciare.

L’Accademia e lo scandalo: la sua elezione all’Académie Française nel 1891 fu vista come un affronto a Émile Zola, considerato il candidato naturale.

Travestimenti e teatralità: amava vestirsi con abiti tradizionali orientali o esotici, anche nelle occasioni ufficiali, irritando i benpensanti.

Una biografia tardiva: Lesley Blanch scrisse il libro su Loti a quasi ottant’anni, dimostrando come la passione e la curiosità non abbiano età.

Lesley Blanch e la sua biografia su Pierre Loti

Pierre Loti, l’usignolo dell’esotismo

Nato Louis Marie Julien Viaud (1850-1923) a Rochefort, da una famiglia protestante e severa, Pierre Loti scelse la Marina come via di fuga da un destino borghese.

Navigò in ogni mare e visitò luoghi che sarebbero diventati scenari privilegiati per i suoi romanzi: Tahiti, l’India, il Giappone, la Turchia, la Persia, la Cina.

Fu autore di una quarantina di libri tra narrativa e saggistica, amato dal pubblico e ammirato da scrittori come Henry James e Marcel Proust.

La sua prosa, breve e musicale, capace di evocare malinconie e atmosfere sensuali, rinnovò la lingua francese dopo Chateaubriand. Eppure, Loti rimase una figura controversa: la sua passione per i travestimenti esotici, il gusto per il bohémien e l’ostentata estraneità alle convenzioni borghesi irritavano l’alta cultura.

In pubblico era timido, taciturno, quasi malato; in privato, un instancabile creatore di mondi e di personaggi.

Un “ritratto di fuggitivo” La biografia Pierre Loti.

Ritratto di un fuggitivo di Lesley Blanch, scritta quando l’autrice aveva quasi ottant’anni, è più di una ricostruzione storica: è un romanzo d’avventura mascherato da saggio.

Blanch segue il filo cronologico della vita di Loti, ma lo trasforma in un viaggio sentimentale, raccontando un uomo che non smise mai di cercare altrove un rifugio dalla noia e dalle costrizioni della Francia borghese.

La sua attrazione per l’Oriente, la lentezza delle città islamiche, le relazioni vissute tra malinconia e desiderio, diventano pagine di una mappa emotiva e culturale in cui il lettore si perde volentieri.

Perché Lesley Blanch scrisse di Loti?

La scelta di Loti come soggetto non fu casuale. Blanch, come lui, era un’anima errante, attratta dall’Oriente e dalle culture altre. Entrambi avevano trasformato la fuga in uno stile di vita e di scrittura.

Raccontare Loti significava per lei riflettere sul fascino e sul prezzo dell’evasione: l’isolamento, l’incomprensione, la condanna implicita di una società che tollera l’artista ma non ne accetta davvero la libertà.

Un libro per il presente

Nel nostro tempo, in cui il viaggio è spesso ridotto a esperienza mordi e fuggi e l’esotismo a estetica da social network, leggere Blanch su Loti è un antidoto alla superficialità.

È riscoprire il significato di “vivere altrove” come scelta consapevole e totalizzante, con i rischi e le ferite che comporta. È anche un invito a rileggere Loti, oggi quasi dimenticato, come autore capace di cogliere la complessità dell’incontro tra culture, senza semplificazioni, e con una prosa che rimane modernissima.

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