Lem e la simulazione che controlla il futuro: “Il Sopralluogo”

4 Novembre 2025

Stanisław Lem, autore di "Solaris", ci sfida: cosa succede se un sistema elimina il male ma anche la libertà? "Il Sopralluogo", capolavoro che vede nel futuro.

Lem e la simulazione che controlla il futuro: "Il Sopralluogo"

Il capitano Ijon Tichy si lancia nel suo “quattordicesimo viaggio nel Cosmo” per visitare il pianeta Enteropia. Anni dopo, scopre con sconcerto che quel mondo era solo un satellite “museale”, una messa in scena creata apposta per lo spettacolo. Inizia così una nuova missione per scovare la verità. Il romanzo di Stanisław Lem gioca abilmente con l’ambiguità tra esplorazione spaziale, simulazione estrema, parco tematico e una realtà sempre più sfuggente.

A livello tematico, l’opera mette in forte contrasto un Occidente liberale e iper-tecnologico con uno Stato totalitario apparentemente arretrato, ma soprattutto riflette con lungimiranza su Intelligenza Artificiale, bioingegneria, le derive dell’etica e il progressivo controllo operato dalle macchine sulla vita umana.

La forza di Lem: stile, visione e profondità

Il Sopralluogo” brilla innanzitutto per l’inventiva e lo stile inimitabile di Stanisław Lem. L’autore mescola con una maestria rara umorismo tagliente, satira sociale e la più alta fantascienza filosofica, creando non solo una storia ma un linguaggio e una struttura narrativa assolutamente unici.

Il vero colpo di genio risiede nella sua visione profetica. Il romanzo anticipa questioni che oggi sono al centro del dibattito, dall’intelligenza artificiale ai deepfake concettuali (la simulazione della realtà) fino al controllo invisibile esercitato dalle infrastrutture tecnologiche. Chi si avvicina all’opera troverà una lettura a più livelli: se da un lato c’è l’avventura spaziale divertente e piena di colpi di scena che affascina i lettori, dall’altro si nasconde una profondità concettuale notevole, che premia chi è in cerca di vera riflessione.

Le sfide per il lettore

Tuttavia, è bene precisare che la lettura non è sempre immediata. Per chi non è abituato alla fantascienza speculativa o all’umorismo colto e filosofico di Lem, il libro può risultare impegnativo. La narrazione gioca molto sulla “distanza critica”: l’uso della meta-narrazione, con l’effetto di “gioco di specchi” (il pianeta come inganno, la realtà come simulazione), potrebbe allontanare chi cerca un racconto più lineare e convenzionale. A questo si aggiunge un elemento più pratico: essendo questa la prima traduzione italiana (2025) di un testo del 1982, alcuni riferimenti culturali originali potrebbero, per forza di cose, risultare meno lampanti per il lettore contemporaneo.

La critica e il riconoscimento

Pur non essendoci ancora recensioni dettagliate di questo titolo specifico sulle grandi testate internazionali, l’opera si inserisce nel contesto del vasto e solido riconoscimento della produzione di Lem. Lo scrittore è unanimemente considerato uno dei più grandi autori della fantascienza speculativa europea, le cui opere sono profondamente innervate da intenti filosofici e speculativi.

Le sue storie dialogano costantemente con il “futuro possibile”, concentrandosi sui dilemmi epistemologici e morali, piuttosto che sulla semplice avventura. In Italia, si parla di una “seconda vita” per Lem, grazie alle nuove traduzioni che lo stanno rendendo accessibile a un pubblico più ampio.

“Il Sopralluogo”, dunque, conferma la capacità di Lem di “portare la fantascienza fuori dal ghetto del genere e farne letteratura speculativa”, offrendo un testo che trascende la semplice etichetta e invita alla riflessione profonda.

Confronti con i classici della distopia

Confronto con “Il Mondo Nuovo” (Huxley): il bene amministrato

Huxley crea una tecnocrazia della piacevolezza, dove la stabilità sociale è garantita da farmaci (soma) e addestramento. Lem sostituisce il piacere con un’ossessione per il bene assoluto: in Luzania l’ordine è assicurato da un protocollo etico diffuso (l’etosfera) che indirizza i comportamenti “per il meglio”. Huxley punta alla satiresque sui personaggi, Lem è un ingegnere di sistemi narrativi. Il risultato è che se Huxley ci spinge a detestare la felicità prefabbricata, Lem ci costringe a chiederci se rendere impossibile il male non svuoti anche di significato il merito del bene.

Confronto con “1984” (Orwell): controllo invisibile

Orwell descrive un potere visibile, un panopticon teatrale che guarda e punisce. Lem, invece, immagina il controllo invisibile: non un Ministero dell’Amore, ma un’infrastruttura di agenti microscopici e nudges che “tirano” l’individuo nella direzione voluta. È il passaggio da un controllo basato sulla paura a uno basato sulla conformità (compliance). In “1984” il potere modella la mente con la propaganda; nel “Sopralluogo” la configura agendo sull’ambiente e sui comportamenti.

La fantascienza delle idee

La fantascienza classica promette meraviglia (sense of wonder); Lem promette architettura concettuale (sense of system). La novità non è l’astronave, ma la configurazione di due utopie che si annullano a vicenda: Luzania (ottimizzazione etica-tecnologica) e Kurdlandia (ottimizzazione organica-biologica). È una fantascienza sistemica, più vicina a Swift e Borges che alla space opera, dove il gioco è linguistico, epistemologico e politico. Per questo, “Il Sopralluogo” è anche un saggio incarnato: una storia che è allo stesso tempo un esperimento filosofico.

Distopia scomoda: Lem non “odia” il futuro

Chiamare l’opera semplicemente “distopica” è riduttivo. Lem non ha paura della macchina in sé, ma delle soluzioni totalitarie. La sua domanda centrale è etica: “Quanta libertà sei disposto a cedere per eliminare il male? Quanto individuo per non soffrire più?”.

Non c’è un tiranno da abbattere, ma un margine di compromesso (trade-off) nel quale la società è costretta a scegliere. È una critica sottile ai riflessi binari (pro o contro la tecnologia, naturale o artificiale) e un invito a leggere il futuro con intelligenza critica e sistemica.

Le tecniche narrative e l’eredità filosofica

L’inquietudine fredda: come Lem genera la paura

L’effetto straniante del romanzo nasce da tre scelte formali precise:

  • Il finto-documento: il linguaggio tecnico e burocratico genera credibilità, ma al contempo distanza. Il lettore si fida dei dati, ma percepisce che “qualcosa non torna”.
  • Il montaggio: la verità non è svelata in un capitolo, ma nasce dall’addizione e dall’inchiesta. È il lettore a dover costruire la cornice.
  • La satira semantica: neologismi, nomenclature e gerghi iper-specializzati svelano come ogni sistema, parlando di sé, si tradisca.

L’esito è un orrore cognitivo: non si salta sulla sedia, ma si arriva a comprendere che la “buona società” può diventare una macchina senza più bisogno di un autore o di un tiranno.

L’etica in laboratorio

L’impianto filosofico del romanzo si regge su due linee principali:

  • L’eterodirezione del bene: se la scelta virtuosa è resa inevitabile da un protocollo, è ancora una scelta morale? Un bene senza rischio è compliance, non vera virtù.
  • L’organismo sociale: il tentativo di Kurdlandia di ricucire natura e società fallisce quando l’ambiente diventa un organismo vivente e l’individuo si riduce a una cellula. Il problema della libertà non è risolto, ma solo riformulato biologicamente.

Lem non offre risposte finali, ma equazioni etiche e ci chiede di stabilire i pesi. Questo è il vero dono di Lem: un kit di strumenti per pensare i sistemi e per non esserne schiacciati.

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