“Leggere libri non serve” il saggio che te ne farà innamorare

25 Settembre 2025

Nel saggio "Leggere libri non serve", Enrico Terrinoni ci invita a scoprire il potere della lettura in un mondo frenetico.

“Leggere libri non serve", Enrico Terrinoni ci ricorda che leggere è un atto rivoluzionario, un modo per vivere più intensamente, contro la frenesia del mondo digitale.

“Leggere libri non serve”: il titolo è una provocazione, una sfida lanciata con ironia e consapevolezza da Enrico Terrinoni, traduttore, studioso, fine interprete di Joyce e della letteratura come forma di conoscenza radicale.

Ma dietro questa frase apparentemente  disillusa (Leggere libri non serve) si nasconde un inno appassionato alla lettura come atto esistenziale.

Nel suo nuovo saggio edito da Bompiani, Terrinoni ci accompagna lungo un sentiero fatto di parole che si trasformano in chiavi, mappe, talismani.

Un viaggio affascinante e accessibile, anche per chi non ha mai letto Ulisse, per chi ha paura dei classici o pensa di “non essere portato” per i libri. Perché qui la letteratura non è mai accademia.

Enrico Terrinoni è uno dei più importanti traduttori italiani di James Joyce, e ha firmato una nuova versione di Finnegans Wake.

Il titolo “Leggere non serve” è una provocazione ispirata a Calvino, che in “Perché leggere i classici” scriveva: “Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire”.

Terrinoni insegna Letteratura inglese all’Università per Stranieri di Perugia e ha un talento raro nel rendere comprensibili anche i testi più complessi.

” Leggere non serve” è un libro perfetto anche per laboratori scolastici e gruppi di lettura, perché stimola domande più che risposte.

“Leggere libri non serve” il saggio che provoca e ti farà innamorare della letteratura

“Leggere non serve” ci ricorda che la letteratura è una forma di cura, una forma di libertà, una forma di amore. Non servono lauree, dizionari o tempo libero.

Serve solo una pagina da aprire, e il desiderio di farsi attraversare. Perché, come scrive Terrinoni, leggere è ancora e sempre un modo per sentirsi più vivi.

Sette parole per sette viaggi interiori

Il cuore pulsante di “Leggere non serve” è strutturato attorno a sette parole emblematiche: sogno, infinito, eresia, coscienza, onda, profezia e silenzio.

Ciascuna parola non è solo un concetto astratto, ma un prisma attraverso cui Terrinoni fa passare secoli di letteratura. Con uno stile brillante, denso ma mai ostico, ci mostra come ogni parola sia una soglia da attraversare.

Sogno: non come fuga, ma come accesso a un altrove che ci spinge a guardare la realtà con occhi nuovi.

Infinito: non come qualcosa di distante, ma come la vertigine che ogni grande libro sa accendere in noi.

Eresia: intesa come rottura dei dogmi, come gesto coraggioso e creativo che accomuna autori visionari e dissidenti.

Coscienza: come spazio intimo e collettivo, capace di ospitare pensiero critico e immaginazione etica.

Onda: simbolo della letteratura che ci attraversa, ci plasma, ci cambia senza mai fermarsi.

Profezia: non in senso magico, ma come capacità della parola di anticipare il mondo.

Silenzio: non assenza, ma possibilità di ascolto profondo, quel momento in cui la parola si fa attesa, e quindi rinascita.

 Leggere come atto rivoluzionario

Terrinoni osa dire che leggere non serve a nulla. E proprio per questo, è la cosa più necessaria che possiamo fare. In un mondo iperconnesso, leggere è scollegarsi.

In un’epoca di velocità, leggere è rallentare. In una società dell’apparenza, leggere è scomparire per ritrovarsi. È un atto controcorrente, perché ci obbliga a sentire, a pensare, a immaginare.

Il libro non è un oggetto da collezione o un obbligo scolastico: è un territorio fluido, uno specchio che ci deforma e ci rivela. E la letteratura, scrive Terrinoni, è una “zona franca” in cui possiamo essere altro da noi, senza per questo perderci. Anzi, per ritrovarci.

Da Shakespeare a Svevo, passando per Woolf e Bruno

Una delle qualità più seducenti di questo saggio è la sua capacità di rendere vivi gli autori del passato. Shakespeare non è un monumento polveroso, ma un genio radicale che ha rivoluzionato la lingua e il modo di intendere il mondo.

Giordano Bruno è l’eretico che brucia di parole e visioni. Svevo è l’uomo moderno che si interroga sulla coscienza come malattia e come verità.

Virginia Woolf è la voce che rompe la superficie, la scrittrice che ha saputo rendere fluido il tempo e denso il silenzio. Non c’è nulla di pedante o di cattedratico in questo libro.

Ogni riferimento letterario è vivo, vibrante, necessario. E ogni capitolo è un invito alla scoperta. Non ci si sente mai esclusi: al contrario, ci si sente accolti. Letti, prima ancora che lettori.

Un libro che sa parlare anche ai non lettori

“Leggere non serve” è anche un gesto di apertura. Non si rivolge solo agli amanti dei libri, ma a chiunque sia curioso, inquieto, in cerca.

È un libro che può accendere una miccia anche in chi non legge da anni, o in chi pensa che la letteratura non abbia più nulla da dire. Perché qui non si fanno lezioni: si raccontano storie. Si aprono mondi. Si costruiscono legami invisibili tra la pagina e la vita.

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