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Le dieci feste da sogno raccontate nei libri

Le feste descritte nelle opere letterarie non sono solo momenti di intrattenimento per il lettore, ma anche istruttivi: prodotte dall'immaginazione dell'autore ma anche estrapolate dalle esperienze di vita della società in un dato periodo, uniscono i migliori elementi della realtà e della fantasia...
Dalla grande cena descritta nel “Stayricon” alla festa di compleanno di Bilbo Baggins ne “La compagnia dell’anello” di J.R.R. Tolkien, ecco le dieci feste raccontate nei libri dove tutti i booklovers avrebbero voluto essere 
 
MILANO – Le feste descritte nelle opere letterarie non sono solo momenti di intrattenimento per il lettore, ma anche istruttivi: prodotte dall’immaginazione dell’autore ma anche estrapolate dalle esperienze di vita della società in un dato periodo, uniscono i migliori elementi della realtà e della fantasia. 
 
UN INSEGNAMENTO SULLA SOCIETÀ – Mostrandoci come le persone socializzavano nelle altre epoche, nelle altre culture, ci può insegnare molto di come le società siano cambiate, o, in molti casi, di come non siano mutate. Nella cena narrata nel Satyricon, scritto intorno al 65 a.C, gli invitati discutevano di sport e del tempo, si lamentavano del prezzo del cibo e di come i giovani non avessero rispetto per chi era più anziano di loro. 
 
SATIRA E INTRIGHI – Le feste nella letteratura possono essere l’occasione per un po’ di satira, spesso prendendo in giro le aspirazioni sociali dei padroni di casa o l’altezzosità degli invitati. Possono essere inoltre identificate come il  nucleo essenziale nella struttura drammatica della narrazione, fornendo così l’ambientazione ideale per un incontro, una lotta o addirittura un omicidio. I personaggi del capolavoro di Proust, “Alla ricerca della tempo perduto”, sono impegnati in una serie di feste in tutti e sette i volumi dell’opere, e per diversi libri proprio la festa è il tema della storia: “Mrs Dollaway” di Virginia Wolf, “La maschera della morte rossa” di Edgar Allan Poe o “Finnegans Wake’ di James Joyce. 
 
UN DIVERTIMENTO PER IL LETTORE – Infine, certo, le feste letterarie sono anche un’ottima occasione d’evasione per il lettore: le può infatti vivere appieno, senza dover sborsare soldi per il taxi e svegliarsi il giorno dopo con i postumi della sbornia. Ma quali sono i party più “cool” della letteratura, quelli a cui tutti i booklovers avrebbero voluto partecipare? Ecco qui di seguito la top ten stilata dall’Huffington Post
 
La cena di Trimalcione nel “Satyricon” di Petronio. E’ la più famosa e stravagante cena della storia della letteratura. Il padrone di casa è Gaius Pompeo Trimalchio, ex schiavo romano trasformatosi in magnate, e desideroso di rendere pubblica la sua ricchezza. I suoi invitati vedono sfilare ben dodici portare, tra cui un cinghiale intero accompagnato da alcuni maialini da latte, un maiale farcito di salsicce ed un vitello bollito. Tutte queste leccornie sono servite da inservienti che cantano e ballano, e che recitano le poesie più amate dal loro padrone. Anche la carne viene tagliata a ritmo di musica. Nel finale ricco di pathos, il padrone di casa inscena le prove generali del suo funerale, con tanto di musicisti e prefiche. 
 
Le feste del sabato sera di Jay Gatsby ne “Il Grande Gatsby” di Francis Scott Fitzgerald. Long Island nell’estate del 1922 ospita una serie di feste date dal misterioso Jay Gatsby. La lista degli invitati è formata dalle celebrità di Broadway, dai musicisti jazz e dai produttori cinematografici, allietati dalla musica dell’orchestra. Le conversazioni degli invitati vertono principalmente sulla ricchezza del padrone di casa, personaggio solitario, subito etichettato come una possibile spia o un contrabbandiere. Ma esiste un piano nascosto e ben architettato dietro la gentile ospitalità di Gatsby: spera che un giorno il suo perduto amore, Daisy Buchanan, arrivi ad una delle sue feste. Quando le feste di Gatsby terminano, gli ospiti si dimostrano non interessati a lui, tanto che soltanto due di loro assisteranno ai suoi funerali. 
 
La festa del guerriero ne “L’Edda in prosa” di Snorri Sturluson. Per i Vichinghi guerrieri della morte del Valhalla la vita è un po’ monotona. Trascorrono le loro giornate combattendo nei campi e la sera banchettando. Il cibo proviene da un cinghiale magico, che viene arrostito ogni notte. Ma il giorno dopo tutto rinasce, e la bevanda è un buonissimo idromele che viene fornito in quantità da una capra, posizionata sul tetto di un edificio. Le cameriere sono ancelle delle Valkyrie. Ma anche le cose belle finiscono. La festa è destinata a proseguire sino al  Ragnarök, la battaglia tra il bene ed il male, per cui gira voce che tutti i guerrieri verranno uccisi (di nuovo). 
 
Il ballo della duchessa di Richmond in “Vanity Fair” di Lord Byron. Questa è una festa realmente tenutasi a casa della duchessa di Richmond che, come moltissimi aristocratici britannici del tempo era in esilio forzato a Bruxelles per motivi finanziari. Il ballo ebbe luogo il 15 giugno del 1815 per tutti gli ufficiali dell’esercito del Duca di Wellington. Napoleone invase il Belgio quella stessa sera. Le danze terminarono prematuramente. Lady Caroline Lamb disse riguardo la festa “Quel ballo non c’è mai stato. Tutti i giovani uomini che lì sono descritti morirono qualche giorno dopo. In realtà soltanto undici degli invitati della Duchessa morirono nella celebre battaglia di Waterloo.  
 
La festa di Satana ne “Il Maestro e Margherita” di Mikhail Bulgakov. Il Diavolo, travestito da Professor Woland, arriva negli anni Trenta a Mosca con il suo seguito per la celebrazione annuale della Notte di Valpurga. Prende un modesto appartamento in Via Sadovaya in cui riesce magicamente a posizionare una foresta tropicale popolata da uccellini e farfalle, due grandi sale da ballo illuminate da fuochi fatui, dove suonano un’orchestra sinfonica ed una jazz, e tre fontane ornamentali dalle quali zampilla champagne. La lista degli ospiti è composta dalle anime di tutti i più noti assassini, traditori, psicopatici ed eretici, compresi Caligola, Messalina e il capo della polizia di Ivan il Terribile. La baldoria prosegue fino al primo canto del gallo, quando gli ospiti si tramutano in polvere.
 
Il “Black and White Ball” in “Underworld” di Don DeLillo. Un altro party realmente tenutosi, organizzato da Truman Capote al Plaza Hotel di New York nel novembre del 1966. I 500 ospiti erano amici di Capote, personaggi dello show business, della finanza, politici, da Frank Sinatra a J. Edgar Hoover. Fu un ballo in maschera, ma il travestimento degli ospiti tendeva a essere inversamente proporzionale alla notorietà della star. Si sono mai viste così tante persone riunite in un posto allo scopo di essere ricche, potenti e disgustose insieme? – chiedeva DeLillo nel suo resoconto del party. In ogni caso, a Capote piacque talmente la sua nuova carriera di ospite d’onore della festa che nonostante avesse solo 42 anni non scrisse più nessun romanzo.
 
La festa della Regina Alice in “Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò” di Lewis Carroll. Alice (7 anni e mezzo) attraversa lo specchio del suo salotto un pomeriggio di novembre e scopre di essere diventata una pedina in un gigantesco gioco di scacchi. Avanzando verso l’ottava casella della scacchiera si ritrova promosso a Regina e un ballo viene dato in suo onore. Alice ha tuttavia alcune difficoltà a persuadere il portiere a farla entrare alla festa, e quando alla fine ottiene di essere ammessa scopre di non conoscere nessuno degli invitata, che sono principalmente animali e fiori, a parte la Regina Bianca e la Regina Rossa, che si comportano con lei nel solito modo prepotente e condiscendente. Il party termina in uno degli intrecci più surreali che si siano mai letti in un romanzo non noto per essere stato scritto dall’autore sotto l’effetto di stupefacenti. 
 
Il banchetto del Paese delle Meraviglie in “Lights out in Wonderland” di DBC Pierre. Gabriel Brockwell, il protagonista del libro, non tradotto in Italiano, “chef del microonde” e autore di pamphlet anti-capitalisti, si ritrova obbligato, per ragioni del tutto assurde, a organizzare una grandiosa festa. Arruolando Didier “La Basque” Laxalt come aiuto cuoco, sequestra l’aeroporto in disuso di Berlino-Tempelhof per farne la sede del party. Gli invitati sono banchieri di tutte le nazionalità che arrivano con i loro jet privati (solo due di loro non sono miliardari) e pagano l’ingresso in diamanti. Il menù, in omaggio a Trimalcione, comprende 12 piatti, con molte specialità dello chef a base di carni di specie in via d’estinzione, come zampe di panda o di koala e tartarughe delle Isole Galapagos. Giovani ragazzi e ragazze sono disposti per il piacere postprandiale degli ospiti, con contorno di oppio e cocaina, e presto il banchetto degenera in un’orgia.
 
Il ballo in maschera ne “Il lupo della steppa” di Herman Hesse. Harry Heller, uomo di mezza età, solitario, depresso, con uno stile di vita che lui stesso definisce da “lupo della steppa”, non è esattamente la persona che ci si aspetterebbe di trovare a un party glam di artisti nella Zurigo degli anni Venti. Convinto dalla sua nuova migliore amica, la prostituta Erminia, si ritroverà tuttavia ospite a un sontuoso ballo in maschera. Harry è troppo “quadrato” per indossare qualsiasi cosa che non sia una cravatta nera, ma la sua amata, vestita da uomo, lo corteggia e lo coinvolge in un “teatro magico” che si svolge nei seminterrati, dove i due danzano tutta la notte al ritmo di jazz. Dopo il “teatro magico”, la situazione sfugge inaspettatamente di mano e scivola nella psichedelia, il che può spiegare il successo che il romanzo ebbe negli ambienti delle controculture americane degli anni Sessanta.
 
La festa del centoundicesimo compleanno di Bilbo Baggins ne “La compagnia dell’anello” di J.R.R. Tolkien. L’eccentrico Bilbo Baggins, in occasione del suo centoundicesimo compleanno, tiene il più sontuoso party mai dato nella storia degli Hobbit. Per evitare di essere accusato di favoritismi, invita tutti nella Contea – un obbligo dispendioso, visto che secondo le usanze degli Hobbit, in occasione delle feste di compleanno sono i festeggiati a fare regali agli invitati anziché l’inverso. Gli Hobbit bevono e mangiano in abbondanza per tutto il giorno, poi alle 6.30 di sera assistono ai fuochi d’artificio del mago Gandalf. Più tardi, nella sera, il festeggiato svanisce tutt’a un tratto magicamente, ma gli ospiti continuano a mangiare imperterriti. Quelli che “ci hanno dato più dentro”, a mezzanotte vengono portati via in carriola.
25 ottobre 2013
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