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Le contraddizioni dell’Italia viste all’estero attraverso i libri

“In un concentrato culturale lacerato da discordie politiche, il paese è un argomento irresistibile per gli scrittori, nonostante essi siano inclini alla contraddizione”. Essordisce così John Lloyd...

John Lloyd del Financial Times esplora le prospettive del Belpaese attraverso la lettura di 3 libri: Storia della mia gente di Edoardo Nesi, Italian Ways di Tim Parks e Mafia Republic di John Dickie

MILANO – “In un concentrato culturale lacerato da discordie politiche, il paese è un argomento irresistibile per gli scrittori, nonostante essi siano inclini alla contraddizione”. Essordisce così John Lloyd in un recente articolo pubblicato sul Financial Times nel quale analizza la situazione italiana attraverso la penna di alcuni scrittori che hanno analizzato in modo diverso la situazione del Belpaese. Essi sono Edoardo Nesi, autore di Storia della mia gente, Tim Parks, autore di Italian Ways, e John Dickie autore di Mafia Republic.

ITALIA, PAESE CONTRADDITTORIO – John Lloyd fa notare come l’Italia sia oggi gravemente minacciata dalla propria ingovernabilità. Dopo il crollo della "Seconda Repubblica" dominata da Silvio Berlusconi e la fine dei 18 mesi di Mario Monti, ora il governo Letta sta affrontando montagne difficili da scalare. In tutto questo tempo, Secondo il giornalista, l’Unione Europea agli occhi degli italiani si è trasformata da uno zio benevolo e generoso in una matrigna maligna, che indossa una maschera di Angela Merkel. Qualunque siano le sue mancanze, l’Italia resta secondo Lloyd resta comunque un punto di riferimento per quanto riguarda il cibo, la moda, la musica, la sua storia culturale, le sue bellezze naturali. Analizzare e risolvere queste contraddizioni, resta sempre il compito di chi scrive su questo paese.

TRE PUNTI DI VISTA – Per Tim Parks, la tensione perenne è tra "l’ideale e il reale". In “Italian ways”, sostiene che gli italiani "non  capiscono la contraddizione tra la retorica e il comportamento", e sono non curanti quando si tratta di scartare o screditare le virtù civiche. Lo storico John Dickie si spinge oltre, nel lato oscuro, puntando all’interno di “Mafia Republic” sulla passività delle masse e la complicità dei politici nei confronti della criminalità organizzata. Una visione non sempre condivisa. Dal 1950 al 1980, gran parte d’Italia è stata un luogo incantato, nel quale bellezza e ricchezza convivevano. La memoria di quel periodo è raccolta all’interno dell’opera di Edoardo Nesi “Storia della mia gente”, dove l’autore racconta l’esperienza dell’impresa tessile di famiglia “Nesi & Figli” a Prato.

IMPRESA DI FAMIGLIA – John Lloyd sottolinea i passaggi principali dell’opera di Nesi, nella quale emergono le difficoltà dell’impresa di famiglia di confrontarsi nel mercato con le “corporazioni giganti dell’industria dell’abbigliamento mondiale”, fino ad arrivare all’episodio quando Nesi,  dopo aver venduto l’azienda di famiglia, accompagna un raid della polizia in una delle fabbriche della nuova Prato. “Si trattava di una fabbrica cinese a gestione di proprietà di due ventenni, in cui i lavoratori cucivano i capi di abbigliamento con tessuti che importano dalla Cina…ma con il diritto di etichettare i loro prodotti Made in Italia".

VIAGGIO ATTRAVERSO L’ITALIA – John Lloyd passa quindi ad analizzare l’opera di Tim Parks “Italian Ways “, mettendo subito in chiaro come questa opera non abbia tutto questo bagaglio emotivo rispetto a Nesi. In “Italian Ways”, Parks analizza il paese attraverso l’esperienza del viaggio in treno ed il comportamento della gente per le vie trafficate delle città (vedi l’attraversamento delle strisce pedonali). I viaggi di Parcks lo portano a sud, con i cui abitanti condivide la diffidenza nei confronti degli italiani che vivono al nord “Sono corrotti, si assorbono le nostre tasse”, attraversa la Sicilia per poi tornare sulla terraferma, fino a Otranto, città situata sul "tacco" d’Italia. "La verità è che non è possibile visitare il passato – Parks riflette – Viaggiare in treno significa condividere un destino comune – scrive nelle pagine finali del libro – Sappiamo che non saremo raggiungere l’illuminazione."

L’INFLUENZA DELLA MAFIA IN ITALIA – Tim Parks, sottolinea John Lloyd, cita a malapena la mafia nei suoi viaggi meridionali, mentre fa notare come l’opera di John Dickie sia quasi tutta incentrata su questo argomento. All’interno dei suoi bestseller Cosa Nostra (2004), Mafia Brotherwoods (2011) e ora in Mafia Republic, si concentra sulla sottomissione dei politici italiani di fronte a questi violenti "stati nello Stato". Fino al 1970, l’Italia ha negato la loro esistenza, professando di vedere in Cosa Nostra solo l’espressione del temperamento siciliano. Quando gli "uomini d’onore" mafiosi sono stati arrestati, sono stati trattati con indulgenza e perfino rispetto in carcere. Dickie rileva come al mondo politico interessassero i voti che la mafia poteva fornire, mentre chi li combatteva spesso veniva ucciso. Ciò che stupisce John Lloyd è l’eroismo dei tanti magistrati, giornalisti, politici, polizia, carabinieri e semplici cittadini che hanno combattuto la mafia fino a sacrificare la propria vita: due su tutti, le figure di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

RIPARTIRE DAI CITTADINI – Nonostante questo, Dickie ritiene che ci siano "più ragioni per essere ottimisti oggi che in qualsiasi momento del passato". Prendendo spunto dal discorso di Borsellino, l’autore finisce scrivendo che "la polizia e la magistratura stanno, finalmente, facendo il loro lavoro. Ora tocca al popolo italiano fare la propria parte”. Ed è proprio su quest’ultimo passaggio che John Lloyd concentra la fine del suo intervento. “Se l’obiettivo dell’Italia è quello di rigenerare se stessa, di rivivere il suo magnifico passato nel presente e nel futuro, è necessario che fiorisca un movimento di cittadini deve fiorire. Dal declino delle macchina politica che ha governato gli italiani dal dopoguerra, può nascere anche un’ opportunità”.

24 giugno 2013

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