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Le 20 macchine per scrivere che hanno fatto la storia della letteratura (parte 2)

un amante dei libri è affezionato al lato più classico e romantico della letteratura, e quindi ama ricordare e pensare ai grandi romanzi scritti attraverso le storiche macchine per scrivere. Dopo la prima parte, vi continuiamo a presentare le altre dieci macchine per scrivere...

MILANO – Oggi la maggior parte degli scrittori è abituato a scrivere su pc quello che sarà il proprio libro. Ma si sa, un amante dei libri è affezionato al lato più classico e romantico della letteratura, e quindi ama ricordare e pensare ai grandi romanzi scritti attraverso le storiche macchine da scrivere, oggi veri e propri cimeli e oggetti cult, che con il rumore dei tasti hanno accompagnato la stesura dei più bei romanzi del secolo scorso. Massiccia, rumorosa, pesante. Dopo la prima parte, vi continuiamo a presentare le  altre dieci macchine per scrivere che hanno letteralmente scritto la storia della letteratura.

 

Smith Premier 10 – La macchina ebbe il nome da Lyman C. Smith un fabbricante di Syracuse che aveva fondato la Smith Premier Typewriter Co. La Smith Premier Mod. 10 (1908) ha scrittura visibile. Gli 84 martelletti sono posti su supporti a segmento che sono costituiti da un unico pezzo d’acciaio temperato e portano 42 martelletti. Ciò consente un alloggiamento fisso per tutti i martelletti e costituisce la base su cui poggia essenzialmente l’intero meccanismo di stampa.  I martelletti sono suddivisi in due gruppi di  lunghezze diverse. Uno degli autori più celebri ad usarla fu Jack London.

 

Olivetti, Lettera 32 – La Lettera 32 è una macchina per scrivere portatile prodotta dalla Olivetti e commercializzata a partire dal 1963. Progettata dall’architetto e designer Marcello Nizzoli e ideata come erede della Lettera 22, la 32 fu molto popolare tra giornalisti e studenti ed ebbe un grande successo commerciale in tutto il mondo.  La lettera 32 è una macchina per scrivere con leve di scrittura a pressione. Ogni volta che viene premuto un tasto di scrittura il martelletto corrispondente, tramite il meccanismo cinematico, va a battere sul nastro con inchiostro rosso o nero, dietro al quale sta il foglio di carta sul quale viene così impresso il simbolo corrispondente. E’ la macchina per scrivere usata per eccellenza da Philip Roth.

 

Royal 10 – La macchina per scrivere Royal è stata senza dubbio una delle macchine più vendute nella storia. Come la Remington e la Underwood è stata  un marchio leader del mercato mondiale. Il primo modello di Royal n.10 aveva due pannelli di vetro smussati su entrambi i lati della macchina. La versione successiva aveva invece un solo pannello di vetro su entrambi i lati.  Non è chiaro in che momento esattamente questo cambiamento è stato attuato. La Royal n.10 è stato commercializzata come il la più robusta e potente macchina da scrivere in circolazione. Era la macchina da scrivere preferita da Georges Simenon.

Olympia SM1 – Storica macchina per scrivere rientrante all’interno della ‘famiglia’ Olympia, passata alla storia per essere utilizzata dallo scrittore, sceneggiatore, poeta e drammaturgo statunitense William Faulkner, vincitore del Premio Nobel per la letteratura nel 1949 e considerato uno dei più importanti romanzieri statunitensi.

Erika – La Erika fu costruita secondo i principi meccanici della Standard-Folding. La Erika fu la prima portatile tedesca, richiudibile, con  martelletti e 30  tasti. Al contrario del modello che era servito per la sua costruzione è completamente in acciaio; ovviamente, anche se di poco, il suo peso risulta maggiore; tuttavia tale differenza non impediva di usare questa macchina come modello  da viaggio. Il suo ingombro è la metà rispetto ad una macchina per scrivere da ufficio e poteva essere impiegata con estremo vantaggio là dove una grossa macchina sarebbe stata di ingombro e sarebbe risultata scomoda. Era utilizzata da Bertolt Brecht.

 

Royal KMM – La macchina per scrivere Royal è stata senza dubbio una delle macchine più vendute nella storia. Come la Remington e la Underwood è stata  un marchio leader del mercato mondiale.  La  Royal Typewriter Company è stata fondata nel gennaio del 1904 in un negozio di vendita di macchine a Brooklyn, New York, da Edward B. Hess e Lewis C. Myers. Era utilizzata da Ray Bradbury.

 

Underwood n.5 –  Creata nel 900, rispetto al modello base era dotato di un carrello più largo. Rimase sul mercato per ben trent’anni fino alla comparsa (1931) della Underwood Mod. 6 con tabulatore incorporato i cui tasti erano posti al di sopra della fila dei numeri. Migliorie sono state apportate al meccanismo del nastro, ai fissamargini, alle leve dei tasti,leva di regolazione delle righe, allo sblocca margine, cursori, guide del carrello, bobine, reggicarta, piedini in gomma, ecc. La struttora ora è più bassa il che migliora notevolmente la visibilità dello scritto. La utilizzava Georges Perec.

Remington Noiseless Portable – La Remington è stata la prima vera fabbrica a produrre industrialmente le macchine per scrivere in America. Nel 1973 nacque la Remington modello n.1. La Remington n.5 è stata prodotta nel 1886 e come i precedenti modelli era a scrittura cieca infatti necessitava alzare il rullo per vedere cosa effettivamente si era scritto. Fino al 1896,anno in cui è terminata la produzione se ne sono vendute oltre 40.000. La utilizzava Flannery O’Connor.

Smith Premier n. 4 – La macchina ebbe il nome da Lyman C. Smith un fabbricante di Syracuse che aveva fondato la Smith Premier Typewriter Co. e che accolse successivamente come soci nella sua impresa i propri fratelli Wilbert L., Monroe C. e  Hurlbut W. Era dotato di 7  file da 12 tasti l’una.  Rispetto alla Remington e alla Caligraph vi sono notevoli differenza nella struttura delle  leve. La trasmissione della battuta dei tasti sul martelletto non avviene mediante levette di legno bensì mediante una barretta oscillante su cui sono fissati, con delle piccole giunte, lo stelo del tasto e la barra di trazione regolabile. Gli snodi delle leve sono dotati di  cuscinetti a  sfera per evitare l’attrito. La utilizzava Hermann Hesse.

 

 

8 febbraio 2015

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