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Laura Pugno, ”La scrittura è un lavoro faticoso, ma io la vivo come una bellissima avventura”

''La scrittura è la mia avventura''. Per Laura Pugno scrivere ha ancora il sapore di una volta, è un lavoro che comporta la fatica fisica della ricerca, è un percorso tutto interiore, un laboratorio che produce immagini, visioni e nuove storie. Al termine dell'articolo è possibile leggere un estratto del libro in anteprima...
In quest’intervista l’autrice di “La caccia” si racconta, attraverso la passione per la letteratura in tutte le sue forme e la sua ultima pubblicazione, scelta da Ponte alle Grazie per Scrittori, la sua nuova collana di qualità letteraria

MILANO – “La scrittura è la mia avventura”. Per Laura Pugno scrivere ha ancora il sapore di una volta, è un lavoro che comporta la fatica fisica della ricerca, è un percorso tutto interiore, un laboratorio che produce immagini, visioni e nuove storie. Per lei la poesia, a cui da sempre è devota, è come la fisica quantistica paragonata a quella meccanica, è l’aura di benjaminiana memoria. Il suo linguaggio – cristallino, intagliato nel vetro, così come ha scritto Rosella Postorino di Rolling Stone – si lascia dietro un candore che cattura indiscutibilmente il lettore. In quest’intervista l’autrice visionaria svela come è nata, tra poesia e prosa, la sua passione per la scrittura e racconta “La caccia”, il romanzo che Ponte alle Grazie ha scelto come pubblicazione di punta della sua nuova collana Scrittori.

Come è nata la sua passione per la scrittura e quando ha capito che sarebbe diventata una professione?
La mia passione per la scrittura esiste da sempre, ma non la considero una professione, piuttosto un lavoro, che è parola più antica e implica una fatica anche fisica. Io vengo dai territori della poesia, e sono approdata alla prosa verso la fine dei vent’anni. La scrittura è la mia ricerca, la mia avventura.

Come si sviluppa il suo personale processo creativo?

La scrittura di un romanzo nasce da un progetto, un’idea che va avanti anche per mesi nella testa prima di prendere forma compiuta ed essere scritta. Allora è come se descrivessi un film che vedo nella mia mente. Questa modalità di scrittura è nata con il romanzo, per me, prima, nello scrivere racconti, procedevo molto più per illuminazioni, epifanie.

Da principio è stata autrice di poesie. Come cambia il suo approccio alla scrittura nel suo fare lirica e prosa letteraria?
Per citare Walter Benjamin, «La traccia è l’apparizione di una vicinanza, per quanto possa essere lontano ciò che essa ha lasciato dietro di sé. L’aura è l’apparizione di una lontananza, per quanto possa essere vicino ciò che essa suscita. Nella traccia noi facciamo nostre le cose; nell’aura essa s’impadronisce di noi». La prosa è la traccia, la poesia è l’aura. O anche, la prosa è fisica classica, meccanica; la poesia è fisica quantistica.

Il suo ultimo romanzo “La caccia” ha inaugurato la nuova collana “Gli Scrittori”, di Ponte alle Grazie. E’ stata una grossa responsabilità?
Più che altro un attestato di stima, per il quale dico grazie alla casa editrice. Mi è capitato diverse volte – con la mia prima raccolta di racconti, “Sleepwalking”, uscita dieci anni fa per Sironi, o con la plaquette di poesia “Gilgames’” per Transeuropa – di essere tra i primi autori di una collana, ma questa forse è la prima volta che taglio il nastro. Si tratta di una collana che cerca sicuramente il lettore forte, ma il segreto è che tutti i lettori possono diventare lettori forti.

Ci può raccontare brevemente di cosa tratta “La caccia” e come ha avuto origine questo testo?
“La caccia” è una storia nera, ma non un noir,  non una storia di genere, anche se ha delle affinità con il racconto di spiriti. In realtà ha un’origine fiabesca, e molti lettori mi stanno dicendo che hanno letteralmente divorato il romanzo, in uno o due giorni. In realtà non è il mio ultimo romanzo ma il penultimo: “Antartide” (Minimum Fax, 2011), che è stato pubblicato prima, è stato scritto successivamente.

Nel panorama della letteratura italiana, “Gli Scrittori” ha il proposito di colmare una domanda di qualità letteraria. Come pensa che sia lo stato della letteratura italiana oggi?
Secondo me la letteratura italiana, oggi, gode di ottima salute. Il problema non sta nella produzione, ma nella distribuzione. Una fetta sempre maggiore di libri va letteralmente scomparendo dalle librerie. Siamo un Paese in cui vi sono magnifici aranceti, ma al mercato si trovano solo mele e pere. Il problema, come molti indicano, è la protezione della bibliodiversità. Da questo punto di vista forse il digitale potrà cambiare un po’ le cose, ma ci vorrà tempo, e un mutamento anche tecnico, oltre che di consapevolezza del lettore.

Quale è il suo rapporto con la lettura?
Per me è, sin da quando ero bambina, un’attività fondamentale. La lettura è tante cose, esplorazione, filtro magico, scudo dorato. Soprattutto è una gioia.

23 novembre 2012

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