“La vegetariana” di Han Kang, pubblicato per la prima volta in Corea del Sud nel 2007, ha spopolato in Occidente, guadagnandosi un posto di rilievo nelle classifiche di tutte le librerie.
Conosciutissimo sul BookTok, sembra essere ormai una lettura di rito per i giovani che si approcciano alla piattaforma; un punto di riferimento della letteratura contemporanea che si è imposto a livello globale grazie alla traduzione inglese di Deborah Smith (2015).
Il romanzo che ha conquistato l’Occidente: “La vegetariana”
La premessa è molto semplice e si lega al titolo: una donna smette di mangiare carne; ma lo svolgimento lascia il lettore senza parole.
Il libro ha attirato l’attenzione internazionale e ha vinto prestigiosi riconoscimenti, entrando nell’immaginario collettivo come opera simbolo resistenza, ma anche di malattia mentale — depersonalizzazione e derealizzazione.
Un risveglio violento nella quotidianità
La storia si divide in tre parti, ciascuna narrata da un diverso membro della famiglia di Yeong-hye, protagonista de “La vegetariana”: il marito, il cognato, infine la sorella. Una sera, dopo un incubo, Yeong-hye decide di smettere di mangiare carne, ribellandosi a logiche sociali e familiari; una scelta che pian piano la isola e porta al collasso ogni sua relazione.
The Guardian ha definito l’opera “viscerale, provocatoria e violenta… carica di immagini potenti, colori sorprendenti e domande inquietanti”. Frammenti che combinano bellezza e disturbo: “un libro compatto, squisito e perturbante, che resterà a lungo nella mente e forse anche nei sogni del lettore”, ha sottolineato la giuria del Man Booker International Prize 2016 .
La parabola di un riconoscimento crescente
Il riconoscimento più eclatante è arrivato nel 2016, quando “La vegetariana” ha vinto il Man Booker International Prize, nella prima edizione pensata per un singolo romanzo tradotto. La giuria lo ha definito “indimenticabilmente potente e originale”, e il premio ha mosso l’attenzione mondiale verso la letteratura coreana traslata.
D’allora le pubblicazioni coreane sono aumentate anche in Italia, e l’attenzione sociale verso di esse si è spinta ben oltre all’interesse di nicchia.
Il New York Times Book Review ha inserito “La vegetariana” tra i 10 migliori libri del 2016, consolidando il suo successo oltreoceano. Poi, nel 2024, il romanzo ha ottenuto un posto nella prestigiosa classifica dei 100 migliori libri del XXI secolo secondo The New York Times; una classifica difficilmente raggiungibile.
Una prosa che buca il petto
Critiche autorevoli hanno elogiato la potenza emotiva e la qualità stilistica di Han Kang. The New York Times ha notato come il libro si distacchi completamente dai cliché sul vegetarianismo, trasformandosi in un’indagine sul vuoto e la rabbia di chi scopre che “non c’è nulla da fare quando ogni speranza e conforto fallisce”.
The Independent ha visto in questa narrativa una denuncia delle regole sociali rigide che “uccidono chi osa affermare la propria identità”. Anche Slate ha riconosciuto la scrittura chiara e pungente, comparandola a quella di Haruki Murakami. E The Guardian , con parole penetranti, ha descritto il libro come una “straordinaria storia di rottura familiare”.
Perché è di questo che si parla: una presa di posizione, la ricerca dell’io e dell’individualità, l’allontanamento familiare e gli abusi.
“La vegetariana” è una storia toccante, narrata attraverso tre sguardi diversi e mai attraverso quello di Yeong-hye, la vera vegetariana, la donna che ha deciso di smettere di mangiare carne. Noi possiamo supporre, leggendo, ma mai avere conferma di quello che lei ha nella testa; e questo rende il racconto ancora più drammatico.
Il Nobel 2024: celebrazione e nuova luce
L’ascesa di questo romanzo ha trovato la sua consacrazione definitiva quando, nel 2024, Han Kang è stata insignita del Premio Nobel per la Letteratura . La motivazione della Accademia di Stoccolma ha evidenziato la sua “prosa poetica intensa che affronta i traumi storici e mette a nudo la fragilità della vita umana” — in “Atti umani”.
Questo riconoscimento ha proiettato nuovamente “La vegetariana” sotto i riflettori dell’editoria mondiale. Anche Le Monde ha contribuito a rafforzare questa visibilità, dicendo che l’“intimo nei libri di Han Kang si allarga fino a diventare paesaggio, le emozioni disegnate con crudeltà amante… e, nonostante tutto il pessimismo, da una coscienza ritrovata può sbocciare speranza”.
Un libro che scuote e resta
“La vegetariana” è un romanzo che mette in scena una metamorfosi interiore estrema, mettendo in crisi non solo il personaggio principale, ma anche il lettore. La sua progressiva ascesa sulla scena letteraria internazionale – dal Booker Prize al Nobel – non è un caso: è il segno che la letteratura contemporanea ha bisogno di voci audaci che interrogano il corpo, la violenza e la trasformazione.
Ogni citazione, ogni premio, ogni adattamento conferma che questa storia non è solo un racconto: è un viaggio attraverso i margini dell’umano, capace di aprire ferite e, al tempo stesso, di mostrarci come la forza del cambiamento possa scorrere da un gesto semplice, come quello di smettere di mangiare carne.