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La rivoluzione silenziosa delle donne in Medio Oriente, tra ingiustizie e piccole conquiste

DAL NOSTRO INVIATO A FERRARA - La condizione femminile nel Medio Oriente e la loro voglia di rivendicare un ruolo più incisivo all'interno della società. Di questo si è discuso nel corso dell'incontro ''La rivoluzione silenziosa delle donne'', durante il Festival Internazionale a Ferrara.

Ieri pomeriggio presso il cinema Apollo a Ferrara giornaliste e attiviste mediorientali hanno discusso sulla condizione delle donne nel proprio paese

 

FERRARA – La condizione femminile nel Medio Oriente e la loro voglia di rivendicare un ruolo più incisivo all’interno della società. Di questo si è discuso nel corso dell’incontro “La rivoluzione silenziosa delle donne”, durante il Festival di Internazionale a Ferrara.

 

PRIMAVERA ARABA – Un nuovo ruolo per donne mediorientali nella società è possibile anche grazie a piccole storie, come quella di Manal Al Sharif, impegnata per i diritti delle donne in Arabia Saudita. La donna un giorno decise di cominciare a guidare la macchina in un paese dove questo e severamente proibito, dove le donne non possono neanche prendere i mezzi pubblici o i taxi per spostarsi, ma sono obbligate ad andare a piedi, tanto da venire arrestata. “E’ grazie a prese di coscienza come queste che si è potuti arrivare alla Primavera Araba, ad un risveglio delle coscienze soprattutto da parte dei giovani uomini e donne”. “Ora che non c’è più Mubarak vogliamo ricostruire un paese dove ci sia uguaglianza, il rispetto per i diritti delle donne e di tutti, non solo di un piccolo gruppo come era prima”. Con questa frase Gameela Ismail, giornalista egiziana, racconta qual è il sentimento del suo popolo dopo la rivoluzione. Persone che oggi si sentono più forti, che non hanno più paura che qualcuno ora possa toccare i loro diritti.

 

DA PROTESTA SILENZIOSA A RIVOLUZIONE – Diversa è la situazione in Iran, secondo quanto affermato da Azadeh Moaveni, giornalista statunitense di origine iraniana. “Nel 1979 c’era uguaglianza tra donne e uomini, pari a quella che c’è in Occidente. Le donne potevano studiare, accedere a tutte le università, ma dopo la rivoluzione tutto è cambiato: chi prima faceva il giudice, ora può fare solo la segretaria”. “Anche in Siria la situazione non è delle migliori: mancano aiuti umanitari, quello che viene raccontato dalle televisioni e dai giornali occidentali non corrisponde alla realtà” ha raccontato la ricercatrice in studi islamici e dialogo tra le civiltà Ghada Ghazal, aggiungendo che la rivoluzione era nata come protesta silenziosa, ma che è poi sfociata in rivoluzione per colpa del governo che opprimeva con la forza ed il sangue tutti questi movimenti.

 

CAMBIO DI MENTALITA’ – Per capire cosa succederà nei prossimi anni, occorre comprendere quale sia il futuro delle donne in questi paesi, senza vedere soltanto le azioni dei loro governi, ma la sensibilità, le voci che le varie persone, soprattutto giovani, stanno cercando di far emergere da stati che opprimono opinioni contrarie ai vari regimi. Questa e la conclusione emersa da un dibattito di donne che si sentono persone e non soltanto schiave della società in cui vivono, anche perché donne libere crescono uomini liberi, donne schiave crescono uomini schiavi. Questo è un nuovo modo di pensare delle persone in quei paesi, o almeno è l’augurio che le protagoniste dell’incontro rivolgono per il futuro.

 

Marco Ruscetta

 

6 ottobre 2012

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