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La piuma del ghetto: il libro sul campione di pugilato Leone Èfrati

Scopri "La piuma del ghetto", lo struggente libro sulla storia dello sportivo dimenticato Leone Efrati, un uomo il cui talento sportivo e il coraggio personale si scontrarono con la brutalità del regime fascista e la barbarie nazista

Nel libro La piuma del ghetto (Gallucci) lo scrittore Antonello Capurso, Premio Bancarella Sport 2024, racconta la storia di Leone Èfrati, campione di pugilato e vittima del regime fascista.

Leone Èfrati è una figura tragica e straordinaria del pugilato italiano, un uomo il cui talento sportivo e il coraggio personale si scontrarono con la brutalità del regime fascista e la barbarie nazista. Nato nel 1913 a Roma, in una famiglia ebrea del Ghetto, Leone cresce in un contesto difficile, dove povertà e discriminazione sono parte della vita quotidiana.

Ma è proprio in queste strade, dove la sopravvivenza è spesso una questione di forza fisica e astuzia, che Leone sviluppa il suo talento per il pugilato, destinato a diventare la sua arma per uscire dalla miseria e cercare una vita migliore.

“La Piuma del Ghetto” non è solo una biografia sportiva, ma un racconto potente di resistenza, amore e sacrificio. La storia di Leone Èfrati ci parla di un uomo che, nonostante le avversità, ha scelto di combattere per la sua famiglia e la sua dignità, anche a costo della propria vita. È una storia che trascende il pugilato e ci ricorda l’importanza della memoria storica, affinché tragedie come quelle vissute da Leone non si ripetano mai più.

Leone Èfrati è stato un simbolo di coraggio e determinazione, un uomo che ha lottato non solo sul ring, ma anche contro l’ingiustizia e l’odio. La sua storia è un monito per le generazioni future, affinché non si dimentichi mai il prezzo della libertà e della dignità umana. Raccontare la sua vita significa rendere omaggio a tutti coloro che, come lui, hanno sofferto e lottato per un mondo migliore. Èfrati, “La Piuma del Ghetto”, rimarrà per sempre un simbolo di resistenza e umanità, un campione non solo nello sport, ma anche nella vita.

La piuma del ghetto di Antonello Capurso 

Sinossi del libro

Leone Èfrati è stato un campione del pugilato italiano. Un peso piuma di grande cuore e temperamento. Nel 1938 sfiora il titolo mondiale negli Stati Uniti, mentre in patria viene cancellato dagli annuari sportivi fascisti e dai giornali. Rimosso perché ebreo. Restare in America sarebbe la scelta più sicura, ma dopo la promulgazione delle leggi razziali decide di tornare a Roma per essere vicino alla moglie Ester e alla famiglia.

Ed è in Italia che viene tradito e consegnato ai nazisti. Lo deportano ad Auschwitz e poi a Ebensee/Mauthausen, dove una squadra di kapò e di SS lo massacra di botte per aver difeso il fratello.
Nel 1947 sarà un bambino a rendergli per primo giustizia. Romoletto, dieci anni, il figlio di Leone.

L’ombra delle leggi razziali e la cancellazione della memoria

Fin da giovane, Leone mostra un talento innato per la boxe. La sua velocità, il suo stile di combattimento e, soprattutto, il suo cuore indomabile lo portano a distinguersi rapidamente tra i pugili della sua epoca. Èfrati entra presto nel circuito professionistico, gareggiando nella categoria dei pesi piuma, dove la sua determinazione e il suo spirito combattivo lo rendono un avversario temibile. Nonostante le difficoltà economiche e le discriminazioni già presenti per via delle sue origini, Leone riesce a costruirsi una carriera promettente, guadagnandosi l’attenzione non solo del pubblico italiano, ma anche degli appassionati di pugilato all’estero.

Nel 1938, all’apice della sua carriera, Leone si reca negli Stati Uniti, la patria della boxe, per affrontare le sfide più difficili e forse più remunerative. È qui che sfiora il titolo mondiale, un’impresa straordinaria per un pugile italiano di origini umili. Il suo talento è indiscutibile, così come il suo carattere, forgiato dalle difficoltà e dall’esperienza di una vita segnata dal duro lavoro e dalla lotta continua per il riconoscimento.

Tuttavia, mentre Leone cerca di affermarsi all’estero, in Italia la situazione cambia drasticamente.

Con la promulgazione delle leggi razziali nel 1938, il regime fascista inizia una sistematica persecuzione degli ebrei, che include l’esclusione dagli incarichi pubblici, la confisca delle proprietà e, nel caso di Èfrati, la cancellazione della sua esistenza dagli annuari sportivi e dai giornali.

Leone Èfrati, un campione del popolo, viene spazzato via dalla memoria collettiva solo per la sua appartenenza religiosa. Questa rimozione non è solo un atto di discriminazione, ma un tentativo deliberato di annullare la sua identità e i suoi successi, riducendo a zero il valore di una vita dedicata al sacrificio e alla disciplina sportiva.

Il ritorno in Italia: Una scelta di cuore

Nonostante la crescente minaccia, Leone prende una decisione coraggiosa: tornare in Italia. Negli Stati Uniti avrebbe potuto continuare la sua carriera e sfuggire alla persecuzione, ma il richiamo della famiglia è più forte. Leone torna a Roma per stare vicino alla moglie Ester e ai suoi cari, consapevole del pericolo che questa scelta comporta. È una decisione che riflette non solo il suo coraggio, ma anche il suo senso del dovere e dell’amore per la famiglia. Èfrati sceglie di affrontare l’incertezza e il rischio, piuttosto che abbandonare i suoi cari in un momento di estremo bisogno.

La deportazione e la tragica fine

Il coraggio di Leone, tuttavia, non può salvarlo dall’orrore che sta per abbattersi su di lui. Nel 1943, dopo l’occupazione nazista di Roma, Èfrati viene tradito e consegnato ai tedeschi. Deportato ad Auschwitz, uno dei campi di concentramento più noti per le atrocità commesse, Leone è costretto a subire condizioni disumane e privazioni terribili. Nonostante tutto, mantiene la sua dignità e il suo spirito combattivo.

La sua tragica fine arriva nel campo di concentramento di Ebensee, una sottosezione di Mauthausen, dove una squadra di kapò e SS lo massacra di botte dopo che Leone tenta di difendere il fratello da un’aggressione. Èfrati muore come ha vissuto: combattendo per proteggere chi ama. La sua morte è un riflesso dell’assurdità e della crudeltà di un sistema che ha distrutto milioni di vite, ma è anche un testamento del coraggio di un uomo che non ha mai smesso di lottare, nemmeno di fronte all’orrore più assoluto.

Il riscatto e la memoria: Romoletto, il figlio di Leone

La storia di Leone Èfrati non finisce con la sua morte. Nel 1947, un bambino di dieci anni, Romoletto, suo figlio, diventa il primo a rendere giustizia alla memoria del padre. Romoletto cresce con il peso di un padre eroe, un uomo di cui ha sentito parlare con orgoglio e dolore.

Con il tempo, si impegna a mantenere vivo il ricordo di Leone, cercando di restituire dignità e riconoscimento a un uomo la cui esistenza è stata cancellata dalla storia solo a causa del suo credo religioso. È attraverso gli occhi di questo bambino che la storia di Leone Èfrati viene tramandata, sopravvivendo alla barbarie e all’oblio.

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