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La musica rende i bambini più bravi a leggere

Imparare a suonare uno strumento musicale quando si è piccoli, entro gli otto anni, rende più bravi a leggere. Esercitarsi a riconoscere le note sul pentagramma, infatti, allena il cervello a riconoscere più velocemente e facilmente le parole scritte. È il risultato ottenuto da uno studio dell'Università di Milano-Bicocca...
Una ricerca dell’Università di Milano-Bicocca ha dimostrato che chi da bambino impara a leggere uno spartito musicale ha anche meno difficoltà nella lettura dei testi
 

MILANO – Imparare a suonare uno strumento musicale quando si è piccoli, entro gli otto anni, rende più bravi a leggere. Esercitarsi a riconoscere le note sul pentagramma, infatti, allena il cervello a riconoscere più velocemente e facilmente le parole scritte.  È il risultato ottenuto da uno studio dell’Università di Milano-Bicocca che può avere applicazioni pratiche positive nel curare disturbi come la dislessia e nel prevenire molte delle difficoltà vissute dai bambini a scuola. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista scientifica Neuropsychologia, e anche il Wall Street Journal ne ha dato notizia in un recente articolo.

LA RICERCA – I musicisti ottengono generalmente risultati più alti dei non musicisti nei test cognitivi, e questo era noto. Poco si sapeva però, dicono i ricercatori, del fatto che essere abituati a leggere uno spartito ha degli effetti sulle capacità del cervello di decodificare i testi scritti. Lo studio condotto dal dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca in collaborazione con il Cnr, coordinato dalla professoressa Alice Mado Proverbio, ha verificato che quando i musicisti leggono, si attiva un’area del loro cervello che le altre persone non utilizzano.

L’ESPERIMENTO – I ricercatori hanno coinvolto nella sperimentazione due gruppi di persone: quindici musicisti del conservatorio Verdi di Milano e quindici persone senza competenze musicali, tutti tra i 26 e i 31 anni di età. A questi veniva chiesto di schiacciare un bottone ogni volta che vedevano comparire le lettere B, G, L, M o S in una serie di parole che venivano proiettate una dietro l’altra su un monitor. I musicisti erano in grado di riconoscere quelle lettere un po’ più velocemente degli altri e commettevano meno errori. Ma l’aspetto più interessante risultava dalle misurazioni dell’elettroencefalogramma. Nei non musicisti, si attivava solo una regione dell’emisfero sinistro del cervello, l’area  che normalmente controlla il linguaggio. Nei musicisti invece questa stessa regione si attivava anche nell’emisfero destro, raddoppiando così il volume di corteccia cerebrale impiegato nell’operazione della lettura.

I MUSICISTI HANNO
MAGGIORI CAPACITÀ CEREBRALI – Per riconoscere una nota in base alla sua posizione sul pentagramma, il cervello deve operare un’analisi spaziale, competenza che è esercitata dall’emisfero destro del cervello. Nei musicisti, che sono abituati a usarla, quest’area è dunque più allenata che nelle altre persone, e si attiva anche quando si tratta di leggere un testo alfabetico. Chi studia musica da piccolo, insomma, sviluppa circuiti neurali per riconoscere le parole che chi non è in grado di leggere uno spartito non possiede. 

LA MUSICA AIUTA A PREVENIRE I DEFICIT DELLA LETTURA
– Come sottolineato dalla professoressa Proverbio, lo studio ha importanti applicazioni nella prevenzione di deficit della lettura come la dislessia. Nei bambini che soffrono di questi disturbi, infatti, la regione dell’emisfero sinistro del cervello che regola le capacità del linguaggio si attiva in maniera insufficiente. A questa carenza si può supplire favorendo lo sviluppo della regione speculare dell’emisfero destro, risultato che può essere ottenuto grazie alla musica.

20 febbraio 2013

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