Sei qui: Home » Libri » La cultura è il petrolio dell’Italia, parola di Franceschini

La cultura è il petrolio dell’Italia, parola di Franceschini

LA CRITICA QUOTIDIANA – Si è aperto oggi il Salone del Libro di Torino, inaugurato dal ministro per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo Dario Franceschini, intervistato su La Stampa...

Su La Stampa Cesare Martinetti intervista il ministro per i Beni e le Attività Culturali, che oggi ha inaugurato il Salone del Libro di Torino

LA CRITICA QUOTIDIANA – Si è aperto oggi il Salone del Libro di Torino, inaugurato dal ministro per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo Dario Franceschini, intervistato su La Stampa da Cesare Martinetti. Il ministro discute con il giornalista di un tema fondamentale: come rendere la cultura il motore trainante del nostro Paese e della sua ripresa economica.

IL PIANO PER LA LETTURA – Il commento sui dati sconfortanti riguardo alla scarsa diffusione della lettura è d’obbligo in questa giornata. I festival letterari sono molto frequentati, è noto, ma a leggere davvero sono sempre meno persone. Come intende affrontare questa situazione Franceschini? “Ho nominato Romano Montroni, praticamente il più grande libraio d’Italia, alla guida del Centro per il libro e la lettura”, risponde il ministro. Si sta poi lavorando a una legge sul libro: “Promozioni sì, no, come: gli editori sono divisi, discutiamone”, afferma Franceschini, anche se, precisa, “il problema non sono gli incentivi”. La priorità infatti in questo momento è piuttosto lavorare a una strategia, a una politica per conquistare nuove persone alla lettura. “Riportiamo i giovani ai libri, dopo anni di bombardamenti tv”: è questo l’obiettivo. E per ottenere il risultato bisogna “valorizzare la creatività italiana, creare un rapporto stretto tra i ministeri di cultura, università e ricerca scientifica”.

IL RITARDO ITALIANO NELLA VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO – Sono gli stessi principi che devono guidare la valorizzazione del nostro patrimonio artistico e culturale. Proprio in un articolo apparso nei giorni scorsi su La Stampa si denunciava come il Louvre e il British Museum siano diventati dei brand noti in tutta il mondo mentre i musei italiani si dibattono nelle solite mille difficoltà. “[…] abbiamo perso più di qualche decennio, in cui i governi che si sono succeduti […] non hanno creduto e investito nell’unica carta della competizione globale che abbiamo in natura: il nostro patrimonio di cultura e bellezza”, dice Franceschini. Ma adesso, afferma, il governo Renzi crede nella possibilità di recuperare questo ritardo.

LE STRATEGIE PER IL RECUPERO – Come si può ottenere questo risultato? “Trasferire il know-how che abbiamo per le grandi mostre nella valorizzazione del patrimonio permanente”: è questa l’ indicazione del ministro, che dice di star lavorando su “incentivi fiscali per favorire il sostegno privato al patrimonio pubblico”. Importante è puntare sul turismo: da questo punto di vista, “l’offerta va fatta come sistema-paese”, non più dalle singole regioni autonomamente. Sono in programma anche: “Un grande investimento su digitalizzazione dell’offerta culturale e turistica sia privata sia pubblica. Portali pubblici e digitalizzazione. Aiuti alle start-up per valorizzare la capacità creativa dei giovani in cultura e turismo”.

8 maggio 2014

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© Riproduzione Riservata