Sei qui: Home » Libri » “La casa del mago”, il libro di Emanuele Trevi finalista al Premio Campiello

“La casa del mago”, il libro di Emanuele Trevi finalista al Premio Campiello

Con “La casa del mago”, Emanuele Trevi racconta una delle figure più importanti della sua vita: il padre. Il libro è stato selezionato fra i finalisti del Premio Campiello.

Dopo il successo di “Due vite“, con cui si è aggiudicato il Premio Strega nel 2021, Emanuele Trevi è tornato in libreria con “La casa del mago” a settembre dell’anno scorso. Il libro è un ritratto del padre, noto psicoanalista junghiano, che mescola più generi letterari con risultati straordinari. Chi lo ha già letto lo ha eletto uno dei libri più intimi mai scritti dall’autore. Scopriamolo insieme.

“La casa del mago” di Emanuele Trevi

La sinossi del libro

Nel memorabile incipit di questo libro, la madre di Emanuele Trevi, allora bambino, riferendosi al padre gli ripete spesso un’istruzione enigmatica: «Lo sai com’è fatto». Per non perderlo (ad esempio, fra le calli di Venezia, in una passeggiata dell’infanzia) occorre comprendere e accettare la legge della sua distrazione, della sua distanza.

Il padre, Mario Trevi, celebre e riservatissimo psicoanalista junghiano, per Emanuele è il mago, un guaritore di anime. Alla sua morte lascia un appartamento-studio che nessuno vuole acquistare, un antro ancora abitato da Psiche, dai vapori invisibili delle vite storte che per decenni ha lenito, raddrizzato. Così il figlio decide di farne casa propria, di trasferirsi nella sua atmosfera inquieta e feconda, e così facendo prova a sciogliere (o ad approfondire?) l’enigma del padre.

Muovendosi nel suo sempre mutevole territorio, fra autobiografia, riflessione sul senso dei rapporti e dell’esistenza, storia culturale del Novecento (ne La casa del mago – accanto a straordinari personaggi contemporanei, tra cui spicca Paradisa, una prostituta peruviana – figurano Carl Gustav Jung, Natalia Ginzburg, Giorgio Manganelli, Ernst Bernhard…), Emanuele Trevi ci offre il suo romanzo più personale, più commovente, più ironico (e perfino umoristico).

Una discesa negli inferi e nella psicosi, una scala che avvicina i vivi e i morti, i savi e i pazzi. Perché ogni vita nasconde una luce, se la si sa stanare; e i gesti e le parole più semplici rimandano alla trama più sottile dell’essere, se li si ascoltare, se si sa lasciarli accadere.

Un ritratto a parole

“Lo sai com’è fatto”. Quando mia madre mi parlava di mio padre ci metteva poco ad arrivare al punto, sempre lo stesso: per affrontare qualunque faccenda con quell’uomo enigmatico, con quel cubo di Rubik sorridente e baffuto, bisognava sapere-come-era-fatto. Io chiedevo lumi, e lei mi ricacciava nelle tenebre più scure col suo perpetuo intercalare, più simile a una formula magica che a un pensiero razionale: “lo sai com’è fatto”.

(“La casa del mago”, p.13)

Come di consueto, Emanuele Trevi crea un libro che si configura come un ritratto. “La casa del mago” è un affresco di Mario Trevi, ma anche del mondo che lo circonda, del tempo in cui vive, perfino dell’essere bambino di Emanuele.

Servendosi del miscuglio di generi letterari che è tipico del suo stile, l’autore di “Due vite” ci porta alla scoperta di un uomo e di un legame e, attraverso questi due elementi, permette anche a noi di scavare nei nostri ricordi e trovare tesori che avevamo creduto perduti per sempre.

Attraverso i suoi libri Emanuele Trevi riesce a rendere universale l’esperienza personale. Nell’intervista rilasciata all’ANSA in occasione del lancio de “La casa del mago”, ha raccontato del suo rapporto col padre e della difficoltà di dare vita a un ritratto tanto intimo:

“È chiaro che c’è un affetto particolare, gli volevo bene, mi manca, però non è molto diverso dagli altri ritratti. In me è molto labile, nella vita affettiva, l’aspetto del legame di sangue, non lo percepisco molto. Semmai il punto di vista del figlio ti può far tornare indietro nel tempo, quando la tua percezione del mondo era mitica.

Puoi fare dei flashback di quando eri bambino. C’è un pezzo in cui scappo da casa senza volerlo e vado a vedere il concerto di Lou Reed. C’è mia madre, racconto come lo vedevano i suoi amici. Tutte le cose vanno bene se ti ricordi cosa stai facendo, se no ti perdi negli aneddoti”.

Chi è Emanuele Trevi

Emanuele Trevi è nato a Roma il 7 gennaio 1960 da Mario Trevi, uno dei pionieri della psicoanalisi di matrice junghiana in Italia, e da Eleonora Trevi D’Agostino, psicoterapeuta.

Scrittore e critico letterario, Trevi ha esordito come autore di narrativa con “I cani del nulla” (Einaudi, 2003) e ha pubblicato per la collana Contromano di Laterza “Senza verso” (2005) e “L’onda del porto” (2005). Il suo ultimo romanzo prima de “La casa del mago” è “Due vite”, edito da Neri Pozza nel 2020, nonché vincitore del Premio Strega nel 2021.

Collabora con «la Repubblica», «il manifesto», «Il Messaggero» e «Il Foglio». È conduttore di programmi radiofonici per Rai Radio 3. Le sue opere nascono da una consapevolezza forte e certa: la scrittura costituisce un mezzo per accedere, in modo lento e graduale, alle verità nascoste dell’esistenza. Opere come “La casa del mago” e “Due vite” testimoniano appieno il ruolo che Trevi affida alla scrittura.

© Riproduzione Riservata