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Kafka e Milena

Oggi ricorre l'anniversario della nascita di Franz Kafka (Praga, 3 luglio 1883 – Kierling, 3 giugno 1924), scrittore austro-ungarico, cecoslovacco a partire dal 1918, di lingua tedesca...

Oggi ricorre l’anniversario della nascita di Franz Kafka (Praga, 3 luglio 1883 – Kierling, 3 giugno 1924), scrittore austro-ungarico, cecoslovacco a partire dal 1918, di lingua tedesca. Kafka è uno scrittore che amo tanto e che qualche volta rileggo, proprio per il gusto di scoprire in me nuove emozioni e avviene puntualmente. Sua è la frase "Un libro dev’essere un’ascia per il mare ghiacciato che è dentro di noi" e i suoi scritti, a mio avviso, hanno pienamente questa capacità. Una lettura non semplice, quella di Kafka e soprattutto non da affrontare in qualsiasi momento della vita di un lettore. Come spesso affermo, c’è il momento giusto per tutto, compreso quello per incontrare certi libri e se da Kafka si vuol essere scossi nel profondo, forse, per esperienza personale, è più probabile che ciò avvenga quando si è in un buon periodo, perchè quando si è sereni non ci si aspetta certe sciabolate nel profondo dell’anima, anche se si è consapevoli di incontrare uno scrittore come lui, sensibile oltremodo. Mi capitò con "Il processo"…letto un pò di anni fa per la prima volta e amato sin dalle prime pagine. Divorato direi. Ero piuttosto giovane e ricordo che era una fase della mia vita abbastanza tribolata.

 

E anche se questa lettura mi fece riflettere moltissimo, tra una inquietudine e l’altra, non fu mai come quando lo rilessi un paio di anni fa, in un mio momento di benessere. Ebbene, ricordavo tutti i passaggi, ma questa volta mi scossero davvero tanto. Non solo la mia età diversa, rispetto alla prima volta che lo lessi, ma anche il mio stato di quiete interiore, forse di dormiveglia oserei e le vicende del signor K, mi hanno catapultata in questo nostro mondo, con indosso i suoi stessi panni ed è stato risveglio e incubo allo stesso tempo. Non è facile spiegare come l’ascia abbia ridestato in me, l’inquietudine rispetto a certi aspetti dell’esistenza umana.

Chi di voi lo ha letto, forse mi capirà. Ma oggi mi piace ricordarlo proponendovi un passo delle sue Lettere a Milena, per quanti di voi non le conoscono e per chi invece le ha lette e ha provato emozioni simili alle mie. In breve, queste lettere esprimono il rapporto, di un paio d’anni circa, tra Milena e Kafka, i quali si incontrarono poche volte, in realtà. Ma scrissero molto intorno a quei pochi incontri sospirati e temuti. Ricordo a chi volesse approfondire, che su Wikipedia (e non solo) si trovano tutte le informazioni sull’autore e le sue opere). Buona lettura, o buon ripasso.

Lettere a Milena, Franz Kafka

"E’ già tanto tempo che non le scrivo, signora Milena, e anche oggi Le scrivo soltanto per caso: Veramente non dovrei neanche scusarmi se non scrivo , Lei sa come odio le lettere. Tutta l’ infelicità della mia vita – e con ciò non voglio lagnarmi, ma soltanto fare una costatazione universalmente istruttiva – proviene, se vogliamo, dalle lettere o dalla possibilità di scrivere lettere. Gli uomini non mi hanno forse mai ingannato, le lettere invece sempre, e precisamente non quelle altrui, ma le mie. Nel caso mio si tratta di una disgrazia particolare, della quale non voglio dire altro, ma nello stesso tempo anche di una disgrazia generale.

La facilità di scrivere lettere – considerata puramente in teoria- deve aver portato nel mondo uno spaventevole scompiglio delle anime. E’ infatti un contatto fra fantasmi, e non solo col fantasma del destinatario,ma anche col proprio, che si sviluppa tra le mani nella lettera che stiamo scrivendo, o magari in una successione di lettere, dove l’ una conferma l’ altra e ad essa può appellarsi per testimonianza. Come sarà nata mai l’ idea che gli uomini possano mettersi in contatto fra loro attraverso le lettere? A una creatura umana distante si può pensare e si può afferrare una creatura umana vicina, tutto il resto sorpassa le forze umane…"

3 luglio 2013

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