Per gli appassionati dello spionaggio in stile 007, la “Trilogia di Karla” di John le Carré è un vero fiore all’occhiello nella libreria. Pochi autori hanno la sua profondità psicologica e ancor meno l’eleganza che appunta tra le pagine de “La talpa” (“Tinker Tailor Soldier Spy”, 1974).
Nel secondo volume della trilogia, il suo sguardo complesso valica i confini europei e trasporta il progetto nell’Estremo Oriente, laddove la Guerra Fredda non era mai stata raccontata.
“L’onorevole scolaro” (1977), secondo capitolo della celebre la “Trilogia di Karla”, è un romanzo lungo, complesso, corale, che fonde la dimensione geopolitica con quella più intima e umana.
La genesi: “La Trilogia di Karla”
Per capire come si è arrivati a “L’onorevole scolaro”, bisogna tornare a “La talpa”: in quel romanzo, George Smiley è una spia atipica — grigia, malinconica, tutt’altro che glamour — che viene a conoscenza di una scomoda presenza ai vertici dell’intelligence britannica.
Costui è Bill Haydon, collega stimato, ma anche talpa al servizio dell’Unione Sovietica e amante della moglie di Smiley. Una storia lenta e magistrale, tratteggiata da le Carré, dove l’autore smonta l’idea romantica dello spionaggio alla 007, rivelandone l’anima di tradimenti, corruzione morale e ferite personali attraverso George Smiley.
Westerby e il tramonto dell’Impero britannico
Dopo lo scandalo della talpa, Smiley viene nominato capo del Circus, i servizi segreti britannici. Il compito è arduo: ricostruire la credibilità dell’organizzazione e, se possibile, infliggere un colpo a Karla, rivale invisibile che orchestra l’intelligence sovietica.
L’occasione arriva da un’indagine lasciata in sospeso proprio da Bill Haydon: un intricato flusso di denaro che parte dall’Asia e sembra riconducibile alle reti di Karla. Per seguirne le tracce, Smiley affida la missione a Jerry Westerby, giornalista e agente “a tempo perso”, già apparso ne “La talpa”.
Westerby, detto “l’onorevole scolaro” — da qui il titolo — per i suoi modi un po’ antiquati e la sua lealtà d’altri tempi, si sposta in Estremo Oriente sotto la copertura del corrispondente estero.
La storia si dipana tra Hong Kong, Laos, Vietnam e Cambogia. Westerby si trova immerso in un’Asia post-coloniale segnata dalle ferite della guerra, tra corruzione, traffici e alleanze fragili. Qui deve seguire la scia del denaro, ma la missione prende presto una piega personale: conosce Liese, una donna ambigua e vulnerabile, legata agli uomini che dovrebbe smascherare, e se ne innamora. Per proteggerla, finisce per mettere a rischio l’intera operazione…
La critica internazionale
Al momento della pubblicazione, il romanzo fu accolto con grande attenzione. Nel 1977 vinse il James Tait Black Memorial Prize, uno dei premi letterari più antichi del Regno Unito, confermando la statura di le Carré come scrittore di primo piano.
The New York Times lo definì
“A spy novel that is also first-class literature.”
“Un romanzo di spionaggio che è anche letteratura di prima classe.”
The Washington Post, attraverso la voce di Hamilton Cain, lo ha celebrato come
“A sly masterpiece that reinterprets Huxley’s Brave New World.”
“Un capolavoro astuto che reinterpreta il Mondo nuovo di Huxley.”
Compulsive Reader lo ha definito
“As much romance and redemption song as thriller.”
“Tanto romanzo sentimentale e canto di redenzione quanto thriller.”
Ma non sono mancate voci critiche: Nick Wiltsher lo ha giudicato “bloated, indulgent… like a bad extended director’s cut” (“gonfio, indulgente… come un cattivo director’s cut di un’opera migliore”) Il giudizio complessivo resta comunque positivo: “L’onorevole scolaro” è considerato il romanzo più ambizioso della trilogia, anche se il più difficile da affrontare per mole e complessità.
La realtà che ha vinto contro 007
Le Carré non è uno scrittore che edulcora i suoi scritti con sparatorie o gadget alla James Bond: il suo spionaggio è fatto di dossier, suspence, attese infinite, doppiezze e bugie. Nella sua “Trilogia di Karla” non esiste eroismo, ma umanità: c’è solo l’ambiguità morale, il compromesso quotidiano che riguarda tutti quanti noi.
La scelta di spostarsi in Asia
L’ambientazione asiatica non è casuale: Hong Kong, il Vietnam, la Cambogia sono territori che mostrano il tramonto dell’impero britannico e occidentale. Sullo sfondo, si intravede la fine di un mondo e la nascita di un nuovo equilibrio geopolitico.
Una narrazione di opposti
Jerry Westerby è l’opposto di Smiley: un personaggio romantico, passionale, incapace di calcolare fino in fondo il prezzo di ogni sua azione, per le quali finisce con il pagarne il prezzo… Smiley invece è sì un protagonista, ma è anche un anti-eroe per eccellenza: timido, goffo, implacabile. Il loro contrasto rappresenta il cuore del romanzo.
Perché leggerlo oggi
La “Trilogia di Karla”, iniziata con “La talpa” e chiusa con “Smiley’s People” (1980), rimane uno dei cicli narrativi più importanti del Novecento, capace di alzare la narrativa di spionaggio al livello della grande letteratura. “L’onorevole scolaro” ne è forse il tassello più impegnativo, ma anche quello che lascia il segno più profondo, un libro che non cerca di intrattenere con l’azione, ma di scavare nelle contraddizioni dello spionaggio e della politica internazionale.
Quelli che racconta non sono temi che appartengono solo alla Guerra Fredda, ma che risuonano anche nel nostro tempo di crisi globali e sorveglianza diffusa.