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James Ellroy, il re del noir americano si confessa e parla di donne, ululati, ossessioni e letteratura a Collisioni

Camicione verde fiorato, cranio lucido, sguardo immancabilmente sarcastico. Sul palco della Piazza Blu di Collisioni Festival sale sua maestà James Ellroy...

BAROLO – Camicione verde fiorato, cranio lucido, sguardo immancabilmente sarcastico. Sul palco della Piazza Blu di Collisioni Festival sale sua maestà James Ellroy, il re del noir americano. Con lui, a dialogare, lo scrittore e presentatore televisivo Carlo Lucarelli. Con Ellroy, si sa, formalismi e convenzionalità hanno vita breve. L’inizio dell’atteso incontro a Barolo conferma le aspettative.

 

DIALOGO A DUE – Lucarelli parte con un omaggio personale all’autore di L.A. Confidential, individuato come uno dei pochissimi romanzieri capaci di cambiare la sua vita letteraria. Il contatto con lui è una rivoluzione copernicana del sistema di valori comunemente accettato, non solo nell’hard-boiled: la dicotomia manichea di bene e male si sgretola, per lasciare spazio a un magma terribile e confuso, in cui spesso si rintraccia semmai “il male e il male”. L’altra dote che Lucarelli riconosce a Ellroy è la grande capacità di arrivare alle estreme profondità del proprio animo e delle proprie ossessioni. Risposta agli elogi (peraltro condivisibili): un lungo e acuto ululato.

 

PERCHE’ IN ITALIA – E come se non bastasse, una singolare spiegazione della sua presenza in Italia. Citando le parole del celebre Luigi, il matto di Amarcord che sale in cima a un albero per urlare la necessità di una presenza femminile, Ellroy confessa: “Datemi una donna (italiana)!”. Niente male come avvio. Nessun libro in uscita da presentare, Ellroy può dilungarsi poi, sostanzialmente, su tre importanti nuclei tematici, portati alla luce da un Lucarelli emozionato e competente.

 

LA SUA PRODUZIONE LETTERARIA – A partire dall’ultima impresa, in Italia solo dal 2015, Perfidia (atteso episodio inaugurale di una nuova tetralogia di Los Angeles che copre gli anni ’40, ponendosi come prequel ideale della prima tetralogia sulla sua città), l’autore americano tocca tutti i punti più importanti del suo percorso di scavo nelle oscurità dell’uomo. Approfondito soprattutto il discorso su American Tabloid e I miei luoghi oscuri. Per quanto riguarda il primo (che culmina nell’omicidio Kennedy e costituisce il romanzo iniziale della cosiddetta trilogia americana), Ellroy si sofferma sul rapporto realtà-fantasia, dichiarando che la storia americana è stata generosa con lui, ma che non ha interesse per la descrizione degli eventi pubblici così come avvenuti realmente; ad affascinarlo, piuttosto, è “l’infrastruttura segreta dell’umanità” rintracciabile al loro interno.

 

INSEGUIMENTO DELLE PROPRIE OSSESSIONI – La riflessione sul secondo, narrazione fortemente autobiografica intorno all’omicidio della madre avvenuto quarant’anni prima, nasce dalla commozione e sgomento di Lucarelli intorno a quest’opera che porta al limite massimo l’inseguimento delle proprie ossessioni. Sollecitato dall’autore italiano, che gli chiede se tutto ciò serva a curare o alimentare le angosce profonde, Ellroy dà la sua visione delle cose: nessuna paura di affrontare anche l’argomento più tragico, orribile. Il concetto di nazione e identità, il bene e il male, l’abisso della morte, la storia, il sacro e il profano, tutto sintetizzabile nella formula “esperienza della vita umana”. Per un megalomane come lui, secondo la sua stessa autodefinizione, “impazzito come ogni americano per il potere”, la chiave risiede nel “voler scrivere grandi libri su grandi temi”. Unico modello d’ispirazione citato: Beethoven. Giusto uno di passaggio.

 

PERCHE’ SCRIVERE – L’altro argomento su cui tenta di insistere Lucarelli concerne le motivazioni profonde dell’atto di scrittura. Tentativo fallito. D’altronde, il cinico amoralismo di Ellroy fa parte delle attese inattese che si porta sempre appresso. Vediamo in veloce sequenza alcune divertenti risposte a domande di questo tenore. “Non me ne frega niente se le cose cambiano o meno”;  “scrivo perché così le donne mi amano. Faccio soldi, Se poi ottengo qualcosa in più, mi fa molto piacere”; “io non mi interesso molto di letteratura, e leggo poco”. Altri ululati, ogni tanto.

 

LA LETTERATURA NON MORIRA’ MAI – Terzo argomento affrontato dal duo: la letteratura. Qui l’Ellroy caustico e senza valori cede spazio allo scrittore profondamente attratto dal potere della parola. Secondo lui, la letteratura non morirà mai, e avrà sempre più forza  (a meno che non scompaiano persone disposte ad affrontare le cose più buie e problematiche dell’esistenza). E la sua forma più alta è il romanzo, l’opera d’arte maggiore che un individuo, da solo, può costruire. Poi, si lascia un po’ andare, e rivela che a muoverlo, oltre donne e soldi, sono la passione e un’urgenza intima di mettersi nero su bianco.

 

CONSIGLI AI GIOVANI – In conclusione, consigli ai giovani scrittori (“Molti dicono ai giovani autori che devono scrivere solo ciò di cui hanno esperienza. Ma io dico ‘fanculo. Scrivete ciò che vi piacerebbe leggere, con una visione un po’ diversa da quella che daresti, e che magari non ha mai scritto nessuno”) e una piccola polemica nata da una sua battuta sull’associazione Italia-mafia (l’identità razziale, spiega lo scrittore, è divenuta, soprattutto negli Stati Uniti, così sacrale da divenire banale e vuota; prendersene gioco con una battuta non è grave, anzi …). L’incontro finisce come era iniziato. Al bando il moralismo e le banalità. Ellroy ha mantenuto le aspettative, mostrandosi così com’è: un grande scrittore, nero tragico irriverente originale, sempre oltre ogni aspettativa.

 

Luigi Cruciani

 

21 luglio 2014

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