“Ira dei” Il fantasy italiano che devi assolutamente leggere prima del 2026

25 Dicembre 2025

Un dark fantasy italiano ambientato nel Medioevo longobardo: “Ira Dei” di Giada Abbiati unisce fede, potere e apocalisse in una storia intensa. Pubblicato da Lumien Edizioni, casa editrice specializzata in fantasy italiano.

"Ira dei" Il fantasy italiano che devi assolutamente leggere prima del 2026

Negli ultimi anni il fantasy italiano fatto breccia nel mercato editoriale italiano. Non imita più modelli anglosassoni, non si rifugia nella comfort zone dell’epica classica, ma affonda le mani nella storia, nella teologia, nella paura e nel potere. “Ira Dei” di Giada Abbiati è uno di quei romanzi che segnano questo passaggio: un’opera ambiziosa, oscura, stratificata, che usa il Medioevo non come sfondo ornamentale, ma come terreno vivo di conflitti morali e spirituali.

Pubblicato da Lumien Edizioni, casa editrice che ha scelto di investire con decisione nel fantasy scritto da autori e autrici italiane, “Ira Dei” si impone come una lettura imprescindibile per chi cerca storie che non addomesticano il sacro, ma lo interrogano.

Un Medioevo che brucia: ambientazione e visione

Ambientato nell’anno domini 774, “Ira Dei” costruisce un mondo in cui l’equilibrio del creato è affidato alla Rete dei Santi Protettori, un ordine che regge il Disegno Divino attraverso fede, disciplina e controllo. Ma qualcosa si incrina. La nebbia che trasforma gli empi in mostri si intensifica, il fiume Ticino smette di traghettare le anime all’inferno, e ciò che sembrava eterno inizia a crollare.

Questo non è un Medioevo folkloristico. È un Medioevo politico, teologico, violento. Un mondo in cui la religione è potere istituzionale, la fede è arma e prigione, e l’Apocalisse non è una profezia astratta ma una possibilità concreta. Giada Abbiati lavora sull’immaginario cristiano con lucidità e coraggio, trasformandolo in materia narrativa densa e inquietante.

Una protagonista fuori dall’agiografia:  “Ira Dei” e la figura di Adelca

Adelca, Prima Custode dell’Ordine della Concordia, è una protagonista che sfugge a ogni semplificazione. Non è una santa, non è un’eroina predestinata, non è un simbolo rassicurante. È una donna che indossa il colore del sangue, che usa il Verbo di Dio come strumento di condanna, che vive intrappolata in un ruolo imposto da un’istituzione corrotta.

Il cuore del romanzo è proprio qui: Adelca non deve solo scoprire chi ha fermato il traghettamento delle anime, ma deve decidere cosa bruciare con il fuoco dell’ira divina. I colpevoli? L’Ordine stesso? Il sistema che l’ha creata? O l’idea di un Dio che giustifica tutto?

In “Ira Dei” la fede non salva automaticamente. Al contrario, diventa una gabbia psicologica e morale. Adelca è costretta a interrogarsi su chi abbia davvero il diritto di decidere il destino dell’umanità, e se obbedire a Dio significhi davvero obbedire al bene.

 Peccato, potere e corruzione

Uno degli elementi più riusciti del libro è la sua lettura del potere religioso. I santi patroni sussurrano, il Papa chiede prove di fede, le gerarchie stringono il cappio attorno a Ticinus. Non esiste purezza, solo interessi mascherati da devozione.

Giada Abbiati costruisce un sistema in cui il peccato non è individuale, ma strutturale. I mostri non nascono solo dagli empi, ma dall’abuso di potere, dalla fame di controllo, dalla convinzione di potersi sostituire a Dio. In questo senso, “Ira Dei” dialoga con il nostro presente: parla di istituzioni che si legittimano attraverso il sacro, di violenza giustificata dal dogma, di fede usata come alibi.

 Lumien Edizioni e la nuova scena fantasy

È importante sottolinearlo: Lumien Edizioni sta costruendo un catalogo che valorizza il fantasy italiano senza complessi di inferiorità. Pubblica storie radicate nella nostra storia, nella nostra lingua, nei nostri traumi culturali. “Ira Dei” è un esempio emblematico di questa linea editoriale: un romanzo che non cerca l’universalità annacquando il contenuto, ma la raggiunge proprio attraverso la specificità.

Questo è fantasy che parla di noi. Della nostra relazione con la religione, con il potere, con la colpa. Un fantasy che non consola, ma mette a disagio. E proprio per questo necessario.

Perché leggerlo prima del 2026

Leggere “Ira Dei” oggi significa intercettare un momento preciso del fantasy italiano: quello in cui smette di essere “di nicchia” e diventa letteratura che dialoga con il reale. È un libro che chiede attenzione, che non semplifica, che non perdona. Ma ripaga con una storia intensa, una protagonista memorabile e una riflessione profonda su fede e responsabilità. Se il futuro del fantasy italiano passa da opere capaci di rischiare, “Ira Dei” è già un punto di riferimento.

“Ira Dei” di Giada Abbiati non è solo un romanzo fantasy: è un atto di accusa, una discesa negli abissi del sacro, una storia che brucia lentamente e lascia cenere. Ambientato in un Medioevo che assomiglia fin troppo al nostro presente, il libro interroga il lettore su chi abbia davvero il diritto di giudicare, punire e decidere.

Grazie al lavoro di Lumien Edizioni, il fantasy italiano dimostra di poter essere oscuro, politico, radicale. E “Ira Dei” è una di quelle letture che, una volta finite, continuano a fare domande. Proprio come dovrebbe fare ogni grande storia.

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