“Inimicizie letterarie” quando gli scrittori si odiano più dei loro personaggi

15 Ottobre 2025

Scopri come le "Inimicizie letterarie" influenzano le opere degli scrittori, creando conflitti più intensi dei loro personaggi.

"Inimicizie letterarie" quando gli scrittori si odiano più dei loro personaggi

Faulkner contro Hemingway, Marquez contro Vargas Llosa, Capote contro Kerouac: “Inimicizie letterarie” svela il lato velenoso della letteratura, tra egocentrismi, ripicche e colpi bassi d’autore.

Dietro ogni capolavoro, a volte, si nasconde un colpo basso. È quello che ci ricorda Giulio Passerini nel suo irresistibile libro “Inimicizie letterarie” , pubblicato da Italo Svevo Editore, una vera e propria mappa dei rancori, delle gelosie e delle guerre personali che hanno infiammato il mondo delle lettere.

Altro che circoli intellettuali e nobili discussioni sulla poesia: qui si parla di insulti, dispetti, rivalità feroci e inimicizie epiche, condite da ironia e da un gusto irresistibile per la cattiveria raffinata.

“Inimicizie letterarie” rancori e invidie dei grandi scrittori

Con “Inimicizie letterarie” , Giulio Passerini firma un libro irresistibile per chi ama la letteratura non come santuario, ma come campo di battaglia dell’animo umano. Ogni pagina è un duello: tra stile e orgoglio, tra stima e rancore, tra genio e follia. E se a volte gli scrittori si sono detestati più dei loro personaggi, forse è anche per questo che li leggiamo ancora: perché dietro ogni penna c’è sempre una mano tremante, pronta a colpire, o a scrivere.

Quando la letteratura diventa un ring

Che Faulkner e Hemingway non si amassero è risaputo. Ma pochi sanno che i due si accusavano a vicenda di scrivere “per chi non sa leggere” o “per chi non sa pensare”. Allo stesso modo, Gabriel García Márquez e Mario Vargas Llosa, due giganti del realismo magico, finirono per odiarsi così tanto che il secondo arrivò a tirare un pugno al primo, episodio rimasto negli annali del gossip letterario sudamericano.

E cosa dire dell’Italia? Gabriele D’Annunzio e Filippo Tommaso Marinetti si sfidarono a suon di manifesti e manifestazioni, due narcisismi inconciliabili che si accusavano di plagio e decadenza.

Ma Passerini scava più a fondo, tirando fuori storie dimenticate: Ungaretti che mal sopportava Bontempelli, Pitigrilli che disseminava veleno contro Amalia Guglielminetti, Capote che definiva Kerouac “un idiota che pensa di essere un genio”, e Bolaño che non perdeva occasione per sbeffeggiare Pérez-Reverte.

Un libro per chi ama la letteratura… e il pettegolezzo colto

Con uno stile brillante e ironico, Giulio Passerini costruisce un vero atlante delle passioni basse di spiriti altissimi, un percorso che ci restituisce gli scrittori non come figure mitiche, ma come uomini e donne capaci di rancori, invidie e piccoli drammi d’ego. Lungi dal volerli ridicolizzare, “Inimicizie letterarie” ne rivela la fragilità, quella stessa vulnerabilità che forse li rendeva grandi sulla pagina.

Il libro alterna aneddoti fulminanti, citazioni autentiche e ricostruzioni vivaci dei contesti: lettere incendiarie, recensioni al vetriolo, interviste velenose e silenzi strategici. Si scopre così che spesso, più che le idee o le poetiche, a dividere gli autori erano le vanità, le rivalità per un premio, o persino l’attenzione di un editore.

Le migliori risse letterarie della storia (secondo Passerini)

Hemingway vs Faulkner: il primo accusava il secondo di scrivere “frasi troppo lunghe”, mentre Faulkner rispondeva che Hemingway “non aveva mai usato una parola che potesse far cercare il dizionario a un lettore”.

Márquez vs Vargas Llosa: un’amicizia intensa finita con un pugno in faccia nel 1976. Nessuno ha mai chiarito il motivo ufficiale, ma pare c’entrasse una questione sentimentale.

Capote vs Kerouac: due visioni opposte della scrittura americana.

Capote diceva di Sulla strada: “Non è scrittura, è dattilografia.” D’Annunzio vs Marinetti: due narcisismi inconciliabili, due estetiche del sé. Il Vate contro il Futurista, in un duello per il monopolio della modernità. Roth vs Franzen: l’uno simbolo del romanzo classico, l’altro dell’autorialità postmoderna. Entrambi convinti che l’altro rappresentasse la fine della letteratura. Bolaño vs Pérez-Reverte: il primo sferzava il secondo definendolo “uno che scrive per la borghesia nostalgica”, il secondo replicava che Bolaño “viveva di odio travestito da poesia”.

Una questione di stile (e di sopravvivenza)

Le inimicizie letterarie, suggerisce Passerini, sono anche una forma di energia creativa. Ogni frecciata, ogni rancore, ogni competizione diventa carburante per scrivere di più, meglio, più cattivo. Dietro certe frasi taglienti si intravede un riconoscimento segreto: l’altro è nemico perché è degno di esserlo.

In fondo, chi odia un collega mediocre? Ecco allora che questo libro, oltre a divertire, ci invita a una riflessione più profonda: la letteratura è un duello fratricida, un campo minato dove la vanità e il genio spesso coincidono. Laddove c’è grandezza, c’è sempre un’ombra di invidia.

Gli insulti più memorabili della letteratura Oscar Wilde su Whistler : “Quando non ha niente da dire, cita me.” Virginia Woolf su James Joyce : “Un ubriacone autodidatta che gioca con la grammatica.” Mark Twain su Jane Austen : “Ogni volta che leggo Orgoglio e pregiudizio, mi viene voglia di dissotterrarla e picchiarla con il suo femore.” Truman Capote su Jack Kerouac: “Non è letteratura, è stenografia per camionisti.” Vladimir Nabokov su Dostoevskij: “Un autore mediocre, gonfiato dalla pietà dei lettori.” 

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