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In Europa serve un politica del libro unitaria, parola di Gian Arturo Ferrari

LA CRITICA QUOTIDIANA – Creare una rete europea delle Città del Libro, fare sempre più dei festival letterari un'occasione di incontro diretto tra i vari protagonisti europei del mondo del libro, con l'obiettivo di prendere consapevolezza di un'identità comune. È stata questa la proposta formulata oggi da Gian Arturo Ferrari, presidente di Centro per il Libro (Cepell)...

Il presidente di Cepell, oggi a Roma per il secondo convegno delle Città del Libro, nel suo intervento riportato sulle pagine del Corriere della Sera sostiene la necessità di creare una cultura europea unitaria e lancia l’idea di un incontro tra i principali festival letterari europei per questa primavera

LA CRITICA QUOTIDIANA – Creare una rete europea delle Città del Libro, fare sempre più dei festival letterari un’occasione di incontro diretto tra i vari protagonisti europei del mondo del libro, con l’obiettivo di prendere consapevolezza di un’identità comune. È stata questa la proposta formulata oggi da Gian Arturo Ferrari, presidente di Centro per il Libro (Cepell), nel corso del secondo convegno delle Città del Libro, che si tiene in questa giornata a Roma presso il Teatro dei Dioscuri. Il suo intervento è riportato nelle pagine di cultura sul Corriere della Sera. L’idea proposta è quella di sfruttare il semestre di presidenza italiana per ridare slancio a una cultura europea oggi in difficoltà, partendo proprio dalla costruzione di una politica del libro comune.

CULTURA EUROPEA, UN’OPPORTUNITÀ E UN PROBLEMA – La cultura in Europa si trova in una condizione paradossale: è un’opportunità, la più grande che si offra a, e al tempo stesso un problema. Questo perché l’eredità culturale europea è vastissima, il che significa anche difficile da gestire – per usare la metafora di Ferrari, è come una grande villa bisognosa di dispendiose manutenzioni. Ecco perché l’atteggiamento europeo, anziché di sicurezza in sé, è di timidezza, di scarsa consapevolezza. Il che è un grave pericolo, visto che “conoscenza e cultura sono il business del futuro, la vera e prossima ricchezza delle nazioni”, come dice la stessa espressione “società della conoscenza”.

IL PARADOSSALE RAPPORTO DELL’EUROPA CON I LIBRI – Quel che è più paradossale è proprio il rapporto dell’Europa con i libri. I contenuti sono per la maggior parte europei: il settore scientifico è di dominio anglo olandese, l’education inglese, la letteratura d’evasione è soprattutto tedesca, poi francese e spagnola. “Ma l’infrastruttura, quella che conta, quella digitale, è tutta non europea. E sta combattendo una feroce guerra per accaparrarsi la parte maggiore dei profitti a danno dei produttori. Cioè degli europei”.

LA NECESSITÀ DI UNA VISIONE DI INSIEME – Per reagire l’Europa ha bisogno di superare le sue divisioni nazionali, dovrebbe imparare ad avere di sé una visione d’insieme. “Unita è il più grande mercato del libro al mondo, ma, essendo divisa, non sa nemmeno di esserlo”, scrive Ferrari. Perché, per esempio, mancano statistiche unitarie sulla lettura? Perché manca una politica sull’Iva, sugli sconti, sui libri digitali? Poiché una cultura europea unitaria, viva e sentita, non potrà certo essere imposta con provvedimenti presi dall’alto, quel che occorre è creare un “movimento europeo, comune e condiviso, sul libro”.

LE PROPOSTE – A partire da questi intenti, Ferrari espone il proposito di organizzare un incontro, a Torino in tarda primavera, tra i principali festival del libro non più soltanto italiani, ma europei, per cominciare a ragionare insieme di questi temi e costruire un concreto rapporto di collaborazione. La seconda proposta, in vista del semestre di presidenza italiana dell’Unione europea, è quella “di redigere una Agenda Europea del Libro, vale a dire un elenco delle principali linee guida da seguire e dei principali provvedimenti da adottare al fine di tracciare un disegno europeo coerente e ambizioso di politica del libro”.

9 gennaio 2014

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