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Il vizio della penna

Gli italiani sono un popolo di santi, navigatori e scrittori. E se non vi bastassero le 5000 candidature pervenute alla redazione di Masterpiece e nemmeno i numeri vertiginosi di pubblicazioni annuali nel nostro paese, sappiate che i canali che forniscono il servizio di self publishing crescono vertiginosamente...

Gli italiani sono un popolo di santi, navigatori e scrittori. E se non vi bastassero le 5000 candidature pervenute alla redazione di Masterpiece e nemmeno i numeri vertiginosi di pubblicazioni annuali nel nostro paese, sappiate che i canali che forniscono il servizio di self publishing crescono vertiginosamente ( Simplicissimus Book Farm organizza persino un festival a Senigallia il prossimo 19-20 ottobre).

Il vizio della penna, insomma, si diffonde a macchia d’olio e come ogni dipendenza conosce dei momenti poco edificanti. Il vizio della penna ti accompagna fin da piccolo e costringe i tuoi amici e parenti a leggere di continuo le tue produzioni.

Ma quando una passione diventa qualcosa di irrefrenabile? E, soprattutto, possiamo parlare della scrittura come di un lavoro?
Il vizio della penna é meraviglioso (magari tutti i vizi fossero così) ma può essere praticato da tutti a grandi livelli. Qualcuno ha detto che il vizio per la scrittura é tutto italico perché amiamo raccontarci più che ascoltare e che siamo ne secolo della scrittura. Per quante ore e in quanti modi diversi scriviamo ogni giorno?

Le case editrici, gli agenti (quelli veri) sono i coach selezionatori di talenti e se dobbiamo utilizzare una metafora che funziona paragoniamo la scrittura al calcio e gli scrittori ai giocatori in erba (come sono italiana …).

Come per ogni settore esistono i fuori classe, sta ai procacciatori scovarli e dare loro la massima rilevanza. Succede, però, che troppo tardi (vedi Schillaci) ci si accorga di un talento e allora che fare? Continuare o abbandonare?

Il mio consiglio é quello di non arrendersi mai e di farsi conoscere il più possibile dentro e fuori il web, scrivere per passione non per diventare lo Stephen King di turno, essere pronto alle critiche e capire i propri limiti.

Solo così da vizio, la scrittura, si trasformerà nella grandissima opportunità di raccontarsi e  di farsi leggere ed interpretare dai lettori.

Come siamo diventati un popolo con il vizio della penna?

Un altro vizio che mi piace: leggere! Guardate questo corto!

 

 

 

Blogario #Blogario 

 

4 settembre 2013

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