“Il sogno” di Roberto Benigni: 5 motivi per cui vale la pena leggerlo

17 Luglio 2025

Scopri perché "Il sogno" di Roberto Benigni merita di essere letto: 5 motivi che ti convinceranno a immergerti nel suo mondo, il sogno.

Il sogno di Roberto Benigni 5 motivi per cui vale la pena leggerlo

“Il romanzo della nostra vita, del passato che abbiamo alle spalle e soprattutto del futuro che abbiamo davanti.” Così Roberto Benigni ha definito Il sogno, il monologo che ha incantato milioni di spettatori il 19 marzo 2025, trasmesso in diretta su Rai 1 e in Eurovisione, e ora diventato un libro edito da Rai Libri.

Ma perché vale la pena leggerlo anche se lo si è già visto in TV? E perché rappresenta un’opera imprescindibile in questo preciso momento storico?

Curiosità: 5 momenti indimenticabili del monologo in TV

Il passaggio su Altiero Spinelli, padre del federalismo europeo, raccontato con commozione e orgoglio come un poeta della politica. Il ricordo della madre di Benigni, che da ragazza analfabeta credeva nell’unità dei popoli più dei politici.

Il parallelo tra Dante e l’Europa, in cui la Divina Commedia diventa mappa spirituale di un continente in cerca di salvezza. Il riferimento al Trattato di Roma, narrato come un colpo di scena degno di un romanzo giallo. Il saluto finale agli spettatori : “Abbiate cura dell’Europa, perché l’Europa è fatta di voi.”

Il sogno di Roberto Benigni: 5 motivi per cui vale la pena leggerlo e rileggerlo

Non è solo un libro da leggere, Il sogno. È un libro da custodire, da rileggere quando ci sentiamo smarriti, da regalare a chi ha bisogno di ritrovare il senso del “noi”. È una dichiarazione d’amore per l’umanità, una fiaba vera che si snoda tra le ferite della Storia e il bisogno eterno di pace. In un mondo che sembra aver perso l’orientamento, Roberto Benigni ci ricorda che la direzione esiste. E che porta verso la bellezza.

 

Perché racconta l’Europa come non l’abbiamo mai sentita

In un’epoca in cui l’Unione Europea è spesso ridotta a tecnicismi, sigle o dibattiti economici, Il sogno restituisce all’Europa la sua anima originaria: quella di un’idea nata tra le macerie della guerra, come gesto disperato e visionario di pace. Roberto Benigni non fa una lezione di geopolitica, ma costruisce una narrazione umana e appassionata, rievocando le biografie dei padri fondatori, i drammi della Storia e il desiderio di costruire una casa comune. Ogni passaggio è un invito a sentirsi parte di qualcosa di più grande, non come cittadini di un trattato, ma come eredi di un sogno.

 

Perché unisce poesia e politica, con una voce unica

Roberto Benigni è un narratore inimitabile, capace di passare dal tono lirico a quello satirico, dalla commozione all’ironia in pochi respiri. In questo libro, il suo stile trova un nuovo equilibrio: la versione ampliata dello spettacolo consente di accostare aneddoti poco noti, slanci filosofici e momenti di pura poesia. La politica qui non è mai ideologia, ma carne viva, passione civile, sentimento collettivo. È un’arte del possibile che nasce dal dolore, si trasforma in solidarietà e diventa speranza concreta. Un mix raro, che solo la penna e la voce di Benigni sanno rendere così universale.

 

Perché è un antidoto alla paura e al disincanto

Viviamo tempi dominati dall’incertezza, in cui il sogno europeo sembra vacillare sotto i colpi della crisi climatica, delle guerre, del nazionalismo, della disinformazione. Il sogno non nega queste difficoltà, ma le affronta da un’altra angolazione: quella della fiducia nella memoria e della forza della cultura. Roberto Benigni ci mostra che la nostra storia non è fatta solo di errori, ma anche di gesti straordinari, di visioni che hanno saputo ribaltare il destino. In un mondo in cui è più facile lamentarsi che costruire, Il sogno è un manifesto gentile ma potente: possiamo (e dobbiamo) immaginare un futuro migliore. Insieme.

 

Perché è un atto d’amore per la cultura italiana ed europea

Il sogno è un libro profondamente europeo, ma anche profondamente italiano. Si sente in ogni pagina l’amore di Benigni per la lingua, per l’arte, per la letteratura: ci sono echi di Dante, richiami alla tragedia greca, citazioni classiche e affondi contemporanei. L’Europa che racconta è quella che nasce da Mozart e Beethoven, da Hugo e Goethe, ma anche da Manzoni, Pasolini, Calvino. Leggerlo significa riscoprire il filo che tiene insieme popoli, voci e culture apparentemente lontane, e comprendere che l’identità europea non è una somma, ma un intreccio vivo e generativo.

 

Perché ci ricorda che l’Europa è un sogno che va protetto ogni giorno

Il titolo stesso è un programma: Il sogno . Ma non è un sogno evanescente, onirico, utopico. È un sogno concreto, nato nei campi di battaglia, scritto con il sangue e la volontà di chi non voleva più vedere i figli partire per la guerra. Un sogno che ha portato 27 nazioni a sedersi allo stesso tavolo, a condividere monete, leggi, diritti, ma soprattutto responsabilità. Il libro ci spinge a essere vigili: quel sogno non è garantito, va difeso. Con l’impegno quotidiano, la cultura, la memoria e, perché no, anche con l’incanto delle parole.

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