UDINE – Quale può essere oggi l’eredità che una madre lascia al proprio figlio? Se lo è chiesto Massimo Recalcati, protagonista a Udine nel corso del Festival Vicino Lontano. e da poco in libreria con il suo ultimo libro ‘Le mani della madre‘.
IL RITRATTO DELLA MADRE – Lo psicanalista , dopo aver approfondito negli ultimi saggi il tema dell’eredità paterna rinvenendola nella necessità di unire la Legge al desiderio, a Udine in anteprima assoluta in una Lectio magistralis ha invece delineato il ritratto della madre. A partire dalla mani, perché – dice Recalcati – “sono queste che danno la vita e per cosi dire la trattengono nel momento in cui il bambino, nascendo, sembra perdersi nel non senso, nel vuoto.” Le mani sono la prima lingua appresa dal bambino , anzi nel senso di Lacan si dovrebbe dire lalangue, ciò che precede davvero ogni alfabetizzazione perché è attraverso le mani chi ci accoglie alla vita ( e quindi non necessariamente la madre e la genitrice devono coincidere) che impariamo il senso del mondo.
IL SORRISO DELLA MADRE – Dalle mani Recalcati passa poi a trattare del volto, una sorta di specchio attraverso il quale i bambini si interfacciano con il mondo. “Attraverso il volto della madre – spiega lo psicanalista – io vedo il mondo e da questo ognuno sarà condizionato”. Il sorriso sul volto della madre ‘apre’ al mondo, viceversa il dolore, la smorfia oscureranno la percezione che avremo anche di noi stessi.
BUONA EDUCATRICE – E dal volto si passa al seno e al segno: esiste infatti, secondo Recalcati, la madre del seno che allatta il bambino e la madre del segno, quando il bambino, trattenendo il capezzolo, vuole sentire la presenza della mamma e, per cosi dire, trattenerla. Ma è proprio quando la madre non esaurisce la propria funzione nel mondo del bambino che , contrariamente alla mentalità patriarcale, diventa una buona educatrice, senza costruire un imprigionamento reciproco. Cosa che non fa una delle due madri che si appellano a Re Salomone e alla sua saggezza: hanno la stessa età, vivono nella stessa casa, condividono lo stesso mestiere e non hanno marito; tutte e due dicono di essere la madre dello stesso bambino. Re Salomone per provare chi delle due sia vera la madre propone di dividere in due il bambino ed è cosi che la vera madre si rivela e l’altra si manifesta come madre coccodrillo, la madre che si era coricata sopra il suo bambino, uccidendolo e perciò nell’episodio della Bibbia, ne cerca un altro. “La mamma coccodrillo – avverte Recalcati – è la madre con la bocca spalancata: nella struttura stessa del desiderio della madre, troviamo una spinta cannibalica (inconscia) ad incorporare il proprio figlio. È l’ombra scura del sacrificio materno che, nella cultura patriarcale, costituiva un binomio inossidabile con la figura, altrettanto infernale, del padre-padrone. Era la patologia più frequente del materno: trasfigurare la cura per la vita che cresce in una gabbia dorata che non permetteva alcuna possibilità di separazione.
L’EREDITA’ DELLA MADRE NEL TEMPO DELL’INCURIA – “ Nel tempo nostro, invece , che è il tempo dell’incuria, della dissipazione, della dissociazione, quale può essere l’eredità della madre? – si interroga lo psicanalista E trova risposta, attraverso l’esempio di Antigone, nella cura del dettaglio, nell’amare ogni figlio come se fosse l’unico : “Nell’amare – Recalcati cita ancora Lacan – il nome del figlio e attraverso questa cura trasmettere il senso della vita”.
Alessandra Pavan
11 maggio 2015
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