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“Il mondo al contrario”, gli errori presenti nel libro del generale Vannacci

Il libro del generale Vannacci è molto chiacchierato non solo per i contenuti, ma anche per la mole di errori linguistici e strafalcioni che lo rendono praticamente illeggibile. Li ha segnalati in un articolo del Corriere Massimo Arcangeli, docente universitario di linguistica italiana.

Apri un libro, cominci a leggere e ti accorgi di essere dinanzi a un lavoro impreciso, in cui gli errori di lingua si mescolano a quelli concettuali. Se poi il libro in questione è un titolo di saggistica il cui autore manca di segnalare con puntualità la fonte delle sue citazioni e gli studi da cui ha preso spunto per la stesura, la frittata è fatta.

Stiamo parlando de “Il mondo al contrario“, il chiacchieratissimo saggio in cui il generale Roberto Vannacci esprime la sensazione di inadeguatezza di una parte della collettività nei confronti della realtà quotidiana e dei cambiamenti in atto nella società. Nel libro sono oggetto di critica gli omosessuali, gli ambientalisti, gli immigrati, i vegani; tutti coloro che, a parere dell’autore, attentano alla “normalità” del nostro Paese.

Al di là del contenuto, che naturalmente ha destato curiosità, preoccupazione e indignazione, più di qualcuno ha notato nel libro di Vannacci una grande presenza di citazioni non segnalate e di errori di ogni genere.

Ne scopriamo qualcuno grazie all’articolo del Corriere della Sera in cui il docente di linguistica italiana Massimo Arcangeli li elenca e li spiega.

“Il mondo al contrario”, la sinossi

Il titolo la dice lunga sul tenore e sui contenuti di questo libro. “Il Mondo al contrario” vuole infatti provocatoriamente rappresentare lo stato d’animo di tutti quelli che, come me, percepiscono negli accadimenti di tutti i giorni una dissonante e fastidiosa tendenza generale che si discosta ampiamente da quello che percepiamo come sentire comune, come logica e razionalità.

Cosa c’è di strano? Capita a tutti, e spesso” – direte voi. Ma la circostanza anomala è rappresentata dal fatto che questo sgradevole sentimento di inadeguatezza non si limita al verificarsi di eventi specifici e circoscritti della nostra vita, a fatti risonanti per quanto limitati, ma pervade la nostra esistenza sino a farci sentire fuori posto, fuori luogo ed anche fuori tempo. Alieni che vagheggiano nel presente avendo l’impressione di non poterne modificare la quotidianità e che vivono in un ambiente governato da abitudini, leggi e principi ben diversi da quelli a cui eravamo abituati.

Basta aprire quella serratura di sicurezza a cinque mandate che una minoranza di delinquenti ci ha imposto di montare sul nostro portone di casa per inoltrarci in una città in cui un’altra minoranza di maleducati graffitari imbratta muri e monumenti, sperando poi di non incappare in una manifestazione di un’ulteriore minoranza che, per lottare contro una vaticinata apocalisse climatica e contro i provvedimenti già presi e stabiliti dalla maggioranza, blocca il traffico e crea disagio all’intera collettività.

I dibattiti non parlano che di diritti, soprattutto delle minoranze: di chi asserisce di non trovare lavoro, e deve essere mantenuto dalla moltitudine che il lavoro si è data da fare per trovarlo; di chi non può biologicamente avere figli, ma li pretende; di chi non ha una casa, e allora la occupa abusivamente; di chi ruba nella metropolitana, ma rivendica il diritto alla privacy.

Gli errori presenti nel libro di Roberto Vannacci

Andiamo a scoprire l’entità degli errori individuati dal professor Arcangeli ne “Il mondo al contrario”.

Espressioni idiomatiche… mobili

Il professor Arcangeli segnala una discreta quantità di errori legati a frasi fisse e idiomatismi  usati in modo discutibile all’interno de “Il mondo al contrario”.

Gli errori sono spesso frutto di fraintendimenti linguistici, come nel caso – eclatante – di «sbagliare è umano ma imperversare è diabolico» o di «hanno tentato di divellere cancelli e recinzioni e hanno ingaggiato le forze dell’ordine con lanci di pietre, sassi, petardi e bombe carta», che denotano non solo scarsa conoscenza delle collocazioni linguistiche italiane, ma anche poca cura nella revisione.

Usi discutibili

Fra gli errori più presenti ne “Il mondo al contrario” sembrano esserci quelli legati al significato delle parole. Il famigerato “piuttosto che”, per esempio, è utilizzato sempre a scopo disgiuntivo, e non avversativo; il verbo “prediligere” viene sfruttato con l’accezione tipica di “preferire” («Quando ammiri il David o la Gioconda […] non te ne frega una cippa se chi li ha compiuti preferiva le bionde con i capelli corti o se al caffè prediligeva il cappuccino»). I significati sono fraintesi, del tutto modificati: «Non era poi così raro […] trovarsi a giocare in gruppi di marmocchi, […] con i quali ci rotolavamo e arruffavamo insieme in qualche parco della capitale».

La punteggiatura e la grammatica

Il docente universitario, poi, non manca di sottolineare anche la presenza di numerosi errori che riguardano la punteggiatura e la grammatica. Di seguito qualche esempio, fra virgole saltate negli elenchi, soggetti e predicati verbali che vengono separati come se niente fosse e frasi in cui il verbo non è accordato con il suo soggetto:

«Un paese è tanto più democratico quanto più rispetta e tutela le minoranze ma, non esageriamo».

«La rivolta che nei primi giorni di luglio, ha infuocato tutto lo stato transalpino».

«In Pakistan in Kazakistan, in Mongolia».

«La stabilità, la prosperità, lo sviluppo e la pacifica convivenza della società occidentale può essere seriamente messi in pericolo dai continui ed incontrollati flussi migratori».

Le fonti e le citazioni

Fra gli errori più gravi presenti nel libro del generale ce n’è uno che non dovrebbe mai esistere nei titoli di saggistica: l’autore de “Il mondo al contrario” prende in prestito una gran quantità di citazioni e studi a supporto delle sue tesi senza mai citarne gli autori. Ne risulta un equivoco copia e incolla che rende ancor più complessa la lettura del libro e genera la sensazione di essere dinanzi a un’accozzaglia di frammenti ammucchiati l’uno all’altro senza alcuna coerenza.

 

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