Ci sono libri che nascono sotto una stella contraria. Un libro troppo in anticipo sui tempi, troppo audace per il pubblico che li accoglie, troppo complesso per essere compreso subito.
Libri che vengono ignorati, stroncati, o lasciati morire in sordina. Eppure, a distanza di anni, tornano alla luce, riconosciuti finalmente per ciò che sono: visioni profetiche, verità scomode, anime messe a nudo.
Questi romanzi sono “giusti”, ma arrivati nel momento sbagliato. Ed è proprio per questo che oggi ci parlano in modo così diretto. Eccone quattro, tutti disponibili in lingua italiana, che meritano una seconda vita.
Il libro giusto al momento sbagliato, 4 romanzi preziosi
Cosa accomuna questi libri? Forse la capacità di restare se stessi anche quando il mondo non è pronto. Forse l’onestà di dire troppo, troppo presto. O forse la loro solitudine: quella di chi scrive senza ammiccare, lasciando sulle pagine una voce pura e, per questo, inizialmente scomoda.
Rileggerli oggi significa riconoscere i tempi della comprensione, che non sempre coincidono con quelli del mercato. Alcune opere non sono nate per il successo immediato, ma per chi, prima o poi, è pronto ad ascoltarle.
“La campana di vetro” di Sylvia Plath
Pubblicato nel 1963, accolto con imbarazzo e rimosso per anni.
Apparso sotto psudonimo poche settimane prima del suicidio dell’autrice, “La campana di vetro” fu accolto con disagio.
La stampa britannica ne parlò appena, e negli Stati Uniti rimase inedito fino al 1971 per volontà della famiglia Hughes.
Il romanzo di ispirazione autobiografica, scritto con lucidità feroce, racconta la discesa nella depressione della giovane Esther Greenwood, brillante ma intrappolata nelle aspettative del mondo femminile degli anni ’50.
Oggi è considerato un classico del femminismo e della letteratura sulla salute mentale, grazie alla sua capacità di dire l’indicibile con uno stile limpido e affilato. La prima edizione italiana è del 1994, a cura di Mondadori.
“Il libro dell’inquietudine” di Fernando Pessoa
Pubblicato postumo e frammentario, oggi è una pietra miliare della scrittura interiore.
Quando Fernando Pessoa morì nel 1935, lasciò oltre 25.000 fogli manoscritti in una valigia. Tra questi, si trovavano le pagine sparse che compongono “Il libro dell’inquietudine”, attribuito al suo eteronimo Bernardo Soares.
Il libro uscì solo nel 1982, curato da Teresa Rita Lopes e successivamente rieditato da Richard Zenith, ma la sua forma aperta e non definitiva rese difficile per anni collocarlo nel panorama letterario.
Oggi è uno dei testi più citati dagli amanti della scrittura esistenziale e contemplativa. L’edizione italiana più autorevole è quella pubblicata da Feltrinelli con traduzione e cura di Antonio Tabucchi, vero ambasciatore di Pessoa in Italia.
“L’estate che sciolse ogni cosa” di Tiffany McDaniel
Snobbato dagli editori americani, accolto prima in Europa.
Passiamo a tempi ben più recenti. Romanzo d’esordio della scrittrice dell’Ohio, “L’estate che sciolse ogni cosa” (2016) fu rifiutato per anni da tutte le case editrici statunitensi. Solo una piccola casa inglese, Scribe Publications, ne intuì il valore e lo pubblicò nel Regno Unito, dove ottenne rapidamente consensi.
Ambientato in un’afosa estate del 1984, il libro mescola atmosfere gotiche, dolore, razzismo e innocenza perduta, con una scrittura visionaria e potente.
Oggi è disponibile in italiano per Blu Atlantide, nella bella traduzione di Lucia Olivieri. La sua risonanza emotiva lo ha fatto amare da lettori alla ricerca di verità viscerali.
“Moby Dick” di Herman Melville
Un colossale insuccesso diventato capolavoro assoluto.
Alla sua uscita nel 1851, “Moby Dick” vendette pochissime copie. Herman Melville, che aveva conosciuto il successo con romanzi d’avventura come “Typee”, fu liquidato come “confuso” e “pesante” dalla critica.
Morì nel 1891 dimenticato da tutti, con i suoi libri fuori catalogo. Solo negli anni ’20 del Novecento, grazie al lavoro di studiosi americani, l’opera fu riscoperta e rivalutata come uno dei massimi romanzi dell’Ottocento.
Il suo simbolismo, la struttura a spirale, la mescolanza di epica, scienza, filosofia e allucinazione, rendono “Moby Dick” un testo impossibile da incasellare. Un fallimento editoriale, sì. Ma eterno.