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“Il giudice Surra e altre indagini in Sicilia”, tre racconti di Camilleri in un nuovo libro

Approdato il mese scorso in libreria, "Il giudice Surra e altre indagini in Sicilia" è il nuovo libro edito da Sellerio che raccoglie tre imperdibili racconti di Andrea Camilleri.

Il giudice Surra e altre indagini in Sicilia” è il nuovo libro edito da Sellerio che raccoglie tre imperdibili racconti di Andrea Camilleri.

Non è Montalbano

I racconti che sono stati racchiusi all’interno de “Il giudice Surra e altre indagini in Sicilia” sono tre: Il giudice Surra, Il medaglione Troppi equivoci. 

Si tratta di racconti che, non essendo più in ristampa, non erano semplici da trovare in libreria e che, ancora una volta, mostrano ai lettori il talento di Andrea Camilleri nel tessere storie indimenticabili, che ci fanno entrare a pie’ pari in una Sicilia intrigante e misteriosa, nelle vite di personaggi che ci catturano.

Il protagonista delle indagini stavolta non è Montalbano. I “risolutori” dei gialli presenti ne “Il giudice Surra e altre indagini in Sicilia” sono personaggi “nuovi”, talvolta un po’ esterni al contesto – il giudice Surra, per esempio, è un piemontese trapiantato in Sicilia -, ma che hanno diversi tratti in comune con il volto noto del Commissario di Vigata.

“Il giudice Surra e altre indagini in Sicilia”, la sinossi

Per la prima volta insieme tre brevi gialli ambientati in Sicilia, tre storie da tempo introvabili, che confermano lo straordinario talento inventivo e di narratore di Andrea Camilleri.

Delitti, intrighi e sospetti, e un carosello di personaggi memorabili. Le storie di Camilleri sono sempre seducenti, anche quando tralasciano la fascinazione sonora del vigatese per scavare dentro il rimestìo, sommesso ed elusivo, di un italiano parlato tra torsioni e tocchi dialettali: come accade nei tre racconti di questo volume.

Conta, nell’un caso e nell’altro, la straordinaria esattezza della scrittura dell’autore. Nella terna, che qui fa libro, trovano assetto componimenti di diversa configurazione narrativa, di uguale qualità inventiva, e di godibilissima lettura. Due dei racconti sono datati 2005. L’altro è del 2011.

Ora, dopo la dispersione, entrano nelle partizioni e nell’arcata di un libro unitario, collaborando vicendevolmente con i legami associativi suggeriti dagli ingegnosi giochi di quinte della regia di Camilleri.

Sintomatico è il racconto Troppi equivoci con la sua costruzione severamente cinematografica. Sullo schermo delle pagine scorrono le didascalie come in un film d’antan. E la narrazione intreccia due trame parallele di contrapposta colorazione: una luminosa; l’altra torbidamente fosca, marcata dal corsivo.

Bruno Costa, «tecnico della società dei telefoni», è portato da una «curiosità innata» a verificare le sue «supposizioni» partendo «da minimi indizi». È un dilettante dell’investigazione. Un futile scherzo telefonico, con conseguenti combinazioni di equivoci, fa precipitare lui e la donna di cui è innamorato nelle spire della trama oscura. La donna viene orrendamente uccisa.

L’esercizio della «curiosità» consente a Bruno di venire a capo del giallo prima dello scrupoloso commissario Chimenti.

Un monile di onerosi ricordi dà il titolo a Il medaglione. Il maresciallo Antonio Brancato comanda in Sicilia la Stazione dei Carabinieri di un paesino di montagna. Più che altro è un consulente per famiglie, un paciere.

Può capitargli di doversi scontrare con un pericoloso latitante di passaggio. Ma lui sa come regolarsi. Risolve tutto con una furbata teatrale (in stile Montalbano). Ed è con una stupefacente furberia che salva dall’attonita disperazione e dalla angosciata autoreclusione un vedovo che, nella cassa del medaglione regalato alla moglie, al posto della sua fotografia ha trovato il ritratto di uno sconosciuto.

Ambientato a Montelusa, nell’anno 1862, con propaggini nel biennio successivo, è Il giudice Surra. Il protagonista del racconto storico (un piemontese sceso in terra di Sicilia) è armato di un candore che disorienta la fratellanza, o mafia, e lo rende enigmatico, alieno all’intero paese; gli fa ignorare minacce, intimidazioni, e persino un attentato.

È una corazza fantastica, l’in-nocenza, una sfida, sostenuta com’è da un’integrità morale e da un combattivo senso della giustizia che consentono al giudice di rintuzzare e umiliare la mafia, consegnandola all’irrisione.

Andrea Camilleri

Papà del Commissario Montalbano, Andrea Camilleri è stato fra gli scrittori più amati del nostro tempo. Con il suo stile colto e la sua arguzia ha saputo farci innamorare della sua scrittura, del suo linguaggio e delle storie che raccontava. Nato il 6 settembre del nel 1925 a Porto Empedocle, Andrea Camilleri non è stato soltanto uno scrittore, ma anche un drammaturgo, un autore teatrale e televisivo, un regista radiofonico, ed infine un apprezzato accademico.

Ma lo ricordiamo anche per essere stato un militante antifascista armato da sempre del potere salvifico della parola. Malgrado fosse afflitto da cecità e da gravi condizioni fisiche negli ultimi anni, Camilleri non si abbandonò mai al dolore. Dove non riuscivano ad arrivare i suoi occhi, c’erano le sue parole, sempre giuste, calibrate, perfette lì dove si trovavano. Ci ha lasciati il 17 luglio del 2019, a Roma.

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