Il fuoco che ti porti dentro, Antonio Franchini e il rapporto con la madre

20 Settembre 2024

Vi portiamo alla scoperta del libro di Antonio Franchini dal titolo "Il fuoco che ti porti dentro" una storia coinvolgente di una donna e di un paese lacerato

Il fuoco che ti porti dentro, Antonio Franchini e il rapporto con la madre

Il libro “Il fuoco che ti porti dentro” di Antonio Franchini si muove con la delicatezza e la potenza di un’opera teatrale. Al centro di questa romanzo-memoir troviamo Angela, la madre dell’autore, una figura al contempo titanica e tragica, simbolo di un’Italia tormentata da contraddizioni, ferite storiche e culturali, e da un retaggio che non smette di lasciare cicatrici profonde.

Angela è una donna impossibile, complessa, il cui carattere rabbioso e imprevedibile incarna una vasta gamma di mali che attraversano la società italiana: il qualunquismo, il razzismo, il classismo, l’opportunismo, il rancore.

Franchini, attraverso il ricordo della madre, si addentra in un viaggio intimo, scandagliando le radici di questa rabbia inestinguibile, di questo fuoco interiore che brucia incessantemente. È una ricerca di significato, una domanda disperata che si rivolge non solo alla donna Angela, ma all’intera storia di un Paese.

Il romanzo, finalista al Peemio Campiello 2024, esplora le esperienze vissute, le ferite occulte e manifeste, e la frustrazione accumulata negli anni, per capire cosa può rendere una persona così ostile, così refrattaria a qualsiasi forma di pacificazione.

Il libro Il fuoco che ti porti dentro, Antonio Franchini 

Sinossi del libro

“Il fuoco che ti porti dentro” racconta la vita e la morte di Angela, una donna dal carattere impossibile. Una donna che incarna in maniera emblematica tutti gli orrori dell’Italia, nessuno escluso: «il qualunquismo, il razzismo, il classismo, l’egoismo, l’opportunismo, il trasformismo, la mezza cultura peggiore dell’ignoranza, il rancore…»

Questa donna era la madre dell’autore. Il romanzo è un’indagine nella vita, nelle passioni e negli odi di una donna, alla ricerca di una spiegazione possibile. La forma è quella della commedia, il contenuto quello della tragedia.

Quale esperienza manifesta o occulta, quale frustrazione, quale nascosta ferita può renderci tanto ostili, rabbiosi, refrattari a qualsiasi forma di pacificazione? Quale motivo, semplice o complesso, sta dietro la furia di Angela: la guerra che la segna da bambina? un padre morto troppo presto o una madre morta troppo tardi che le ha, a sua volta, infelicitato la giovinezza e la maturità? un atavico complesso d’inferiorità o l’appartenenza alla cultura del Meridione oppresso le cui ragioni Angela vorrebbe far valere contro l’odiato Nord usurpatore? Oppure, più semplicemente, il fuoco interno che la divora è privo di qualsiasi ragione come il cuore nascosto di un vulcano? Antonio Franchini, con maestria e misura, eccesso e discrezione, ha scritto un romanzo-memoir popolato di personaggi che circondano una protagonista sempre al centro della scena.

Un’eroina eccessiva e imprevedibile, capace di alternare toni drammatici e ossessivi a momenti decisamente comici. È un racconto che mescola la commedia eduardiana al furore ctonio, l’urgenza di uno sfogo viscerale alle cadenze studiate di una messa in scena, di una vera e propria recita.

Il fuoco di Angela: una donna, una madre, un Paese in fiamme

Angela è un personaggio che sembra contenere in sé tutte le tragedie di una nazione, nessuna esclusa. Nata nel Sud dell’Italia, cresce in un contesto segnato dalla povertà, dalla discriminazione e dall’oppressione culturale.

La guerra, vissuta durante l’infanzia, il dolore per la morte precoce del padre e per una madre che ha infelicitato la sua giovinezza e maturità, rappresentano una costante che forgia il suo carattere. Tuttavia, la sua rabbia non trova una giustificazione semplice o univoca. Il fuoco che arde dentro di lei sembra essere un’eredità non solo personale, ma collettiva: la rabbia atavica di un Sud che si sente oppresso e sfruttato da un Nord che disprezza e che percepisce come usurpatore.

Questa tensione si manifesta in Angela attraverso un continuo scontro con il mondo esterno, in cui ogni interazione si trasforma in un campo di battaglia. Eppure, la sua furia non può essere ridotta solo alle dinamiche socio-politiche del Meridione. La forza distruttiva che la caratterizza sembra essere più profonda, come un vulcano il cui cuore nascosto erutta senza preavviso, privo di una ragione immediatamente comprensibile. È un fuoco che la divora dall’interno, consumandola e alimentando la sua ostilità verso il mondo.

Franchini costruisce il ritratto di Angela con una maestria che mescola eccesso e discrezione, alternando momenti di grande intensità drammatica a episodi di un’inaspettata comicità. La sua figura, al centro della scena, si muove come un’eroina eduardiana, capace di gesti teatrali, esplosioni di ira, ma anche di un’intima fragilità. Angela è una donna imprevedibile, che incarna la tragicità del suo vissuto e, allo stesso tempo, si presta a momenti che sfociano nel grottesco. È come se la sua vita fosse una commedia tragica, una recita continua in cui i toni farseschi non riescono a nascondere l’orrore sottostante.

Tra commedia e tragedia

Il racconto di Franchini si muove tra questi due registri: la commedia e la tragedia. La commedia è presente nelle piccole manie di Angela, nelle sue ossessioni quotidiane, nelle dinamiche familiari che ricordano quelle delle opere di Eduardo De Filippo. La tragedia, invece, risiede in quel fuoco inesauribile che arde dentro di lei, in quel rancore che sembra non trovare mai pace. Franchini riesce a mescolare il furore ctonio dell’istinto con la precisione di una messa in scena studiata, dove ogni parola, ogni gesto, ogni sfogo è al tempo stesso sincero e teatrale.

In Il fuoco che ti porti dentro, Antonio Franchini non ci offre solo il ritratto di una madre impossibile, ma anche un’indagine sulle radici profonde della rabbia, del dolore e del rancore che possono annidarsi dentro di noi. La figura di Angela diventa il simbolo di un’umanità ferita, incapace di trovare risposte semplici ai traumi del passato. È una donna segnata dalla storia e dalla propria storia, ma anche una creatura che si muove in un mondo di tensioni irrisolte, di conflitti mai sopiti, di ferite mai rimarginate.

In questo romanzo-memoir, Franchini ci invita a riflettere non solo su Angela, ma su noi stessi, sulla nostra capacità di convivere con il fuoco che ci portiamo dentro, con le nostre fragilità e con i nostri demoni. Una riflessione sull’Italia, sì, ma soprattutto sull’animo umano e sulle sue insondabili contraddizioni.

 

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