Capire le parole per capire il mondo: perché il “Dizionario di genere” è uno strumento culturale necessario oggi

23 Dicembre 2025

Che cosa significa davvero parlare di genere oggi? Il "Dizionario di genere" di Marzia Camarda raccoglie oltre 2400 lemmi per orientarsi tra linguaggio, identità e fenomeni sociali contemporanei.

Capire le parole per capire il mondo: perché il "Dizionario di genere" è uno strumento culturale necessario oggi

Il “Dizionario di genere. Definizioni e relazioni per la comprensione dei fenomeni sociali legati al genere”, a cura di Marzia Camarda e pubblicato da Settenove, non è una semplice raccolta di definizioni, ma una vera e propria mappa culturale per orientarsi in uno dei territori più complessi e dibattuti del nostro presente.

In un’epoca in cui il linguaggio è diventato campo di battaglia, spazio di conflitto e allo stesso tempo possibilità di riconoscimento, interrogarsi sulle parole significa interrogarsi sulla realtà. Parlare di genere, oggi, non è solo una questione identitaria o politica: è una questione culturale, sociale, economica, simbolica. E soprattutto, è una questione che riguarda tuttə.

Il “Dizionario di genere” nasce proprio da questa consapevolezza: offrire uno strumento che aiuti a comprendere, collegare, contestualizzare. Non per semplificare, ma per rendere il pensiero più consapevole.

Un dizionario che è anche una visione del mondo, capire le parole per abitare meglio il presente

Il “Dizionario di genere” non è un libro da leggere dall’inizio alla fine, ma da tenere vicino. Il dizionario è da  consultare, attraversare, interrogare. È un’opera che non promette certezze, ma strumenti di comprensione.

Un linguaggio che è spesso usato per dividere, questo dizionario sceglie di unire: concetti, discipline, voci, esperienze. Ci ricorda che le parole non sono solo etichette, ma chiavi di accesso alla realtà.

Capire il genere, oggi, significa capire il mondo in cui viviamo. E per farlo, servono libri come questo: rigorosi, aperti, profondamente umani. Un vero esempio di cultura culthic: colta, coinvolgente, necessaria.

Oltre 2400 lemmi per leggere la complessità

Con i suoi 2417 lemmi, il volume si presenta come un’opera imponente, ma mai respingente. Non siamo di fronte a un testo pensato esclusivamente per specialisti o addetti ai lavori, bensì a un dizionario che si rivolge a chiunque senta il bisogno di capire meglio i fenomeni sociali legati al genere, alle identità, agli orientamenti sessuali, alle disuguaglianze strutturali.

Ogni voce è costruita con rigore, ma anche con chiarezza: etimologie, definizioni, analisi, dati, citazioni, riferimenti teorici e contributi di voci rappresentative del panorama italiano si intrecciano per restituire un quadro articolato e leggibile. Il risultato è un’opera che non si limita a spiegare i termini, ma li mette in relazione, mostrando come il linguaggio rifletta e allo stesso tempo produca realtà.

Il linguaggio come spazio politico e culturale

Uno degli aspetti più interessanti del Dizionario di genere è la sua capacità di mostrare come il linguaggio non sia mai innocente. Le parole che utilizziamo, o che rifiutiamo di utilizzare, contribuiscono a definire ciò che è visibile, legittimo, riconosciuto.

Il volume censisce stereotipi, meccanismi di esclusione, forme di marginalizzazione che colpiscono donne e soggettività oppresse, includendo anche culture e popolazioni spesso lasciate ai margini del discorso pubblico. In questo senso, il dizionario diventa uno strumento critico: non impone una visione, ma invita a interrogarsi sulle strutture di potere che attraversano il linguaggio.

Capire cosa significhi un termine, da dove nasce, come viene usato e in quale contesto, significa acquisire una maggiore consapevolezza del mondo in cui viviamo. È un esercizio di attenzione, ma anche di responsabilità.

Un libro tecnico, ma non distante: a chi si rivolge davvero il Dizionario di genere?

Il “Dizionario di genere” è pensato per chi opera nelle professioni educative, per docenti di ogni ordine e grado, per istituzioni pubbliche, aziende, servizi sociosanitari. Ma la sua forza sta nel fatto che non si esaurisce in questi ambiti.

È un libro per chi lavora con le persone, certo, ma anche per chi vive tra le persone. Per chi si informa, per chi legge i giornali, per chi ascolta dibattiti, per chi sente che spesso le parole vengono usate come armi invece che come strumenti di comprensione.

Tra sapere accademico e divulgazione consapevole

Uno dei grandi meriti del “Dizionario di genere” è l’equilibrio tra solidità teorica e accessibilità. Il libro non rinuncia alla complessità, ma non la trasforma in un ostacolo. Ogni lemma è un invito ad approfondire, non una sentenza definitiva.

Questo approccio rende il volume uno strumento dinamico, aperto, capace di accompagnare il lettore in un percorso di apprendimento continuo. Non si tratta di “imparare le parole giuste”, ma di comprendere i processi sociali, culturali ed economici che stanno dietro alle parole.

Un libro profondamente contemporaneo

Pubblicato in un momento storico in cui il dibattito sul genere è spesso ridotto a slogan, il Dizionario di genere si propone come uno spazio di respiro. Non per smorzare il confronto, ma per renderlo più informato, più onesto, più profondo.

Riletto alla luce delle tensioni sociali e politiche attuali, il volume appare come uno strumento di resistenza culturale: resistenza alla superficialità, alla disinformazione, all’uso distorto del linguaggio. È un libro che invita a fermarsi, a leggere, a collegare.

Ed è proprio questa funzione, orientare senza semplificare, spiegare senza imporre, a renderlo un’opera necessaria.

 

 

© Riproduzione Riservata