Se “Il circolo delle dame ribelli” vi ha incuriosito per il suo titolo provocatorio, benvenuti. Alison Goodman non firma un romanzo storico psicologicamente attendibile, con dame timide, strette in corsetti rigidi, e conversioni sociali cucite addosso, come una doppia pelle; ma mescola ironia, mistero, romance e azione, per raccontare una storia fuori dal comune, dove delle donne sono capaci di ribellarsi e di trasformare la propria “invisibilità” in forza.
L’avventura Regency tra balli, fughe e ingiustizie
Ambientato nella Londra del 1812, questo è un libro che scardina completamente i canoni della narrativa romance e vede protagoniste due gemelle “zitelle” di quarantadue anni Lady Augusta, detta Gus, e Lady Julia Colebrook, che vivono ai margini delle aspettative sociali. Poco più che “invisibili” non considerate e ignorate da tutte e tutti, Gus e Julia si trovano di fronte a una situazione incredibile: una giovane donna, Caroline, chiede loro aiuto per sfuggire a un marito violento.
Nel viaggio per liberarla, incontrano Lord Evan Belford, un vecchio amico di famiglia caduto in disgrazia, deportato vent’anni prima in Australia per un’accusa di omicidio che potrebbe non essere mai stata vera… Le due sorelle, animate da un senso di giustizia e da una vitalità che sorprende persino loro stesse, decidono di difendere Caroline, di indagare sul passato di Lord Evan e, passo dopo passo, di trasformarsi in un vero e proprio circolo di dame ribelli!
Donne controcorrente in un’epoca ostile
Alison Goodman traccia la ribellione silenziosa di Gus e Julia: due donne che non sono giovani, non sono eroine romantiche, ma non sono nemmeno donne mature che hanno già conosciuto la perdita e il dolore; e invece di accettare il ruolo marginale che la società impone loro, scelgono di diventare protagoniste della loro vita: si fanno avventuriere, paladine di giustizia, complici di un mondo che le vorrebbe invisibili ma che loro affrontano con ironia e coraggio.
Un romanzo Regency, un romanzo moderno
È qui che il romanzo, pur parlando di un periodo che non è il nostro, sembra rispecchiarlo tutto. La psicologia di Gus e Julia è “anacronistica” rispetto al loro presente e, se non si è puristi del genere, come scrive il Library Journal, “i fan dei romanzi storici ameranno questo libro grazie ai suoi personaggi ben tratteggiati e alla capacità di illuminare le questioni sociali dell’epoca. Non troppo diverse da quelle di oggi”.
Avventura, mistero e romance: “Il circolo delle dame ribelli”
Goodman costruisce un intreccio che tiene insieme più generi: c’è la storia d’amore sottile, fatta di sguardi e desideri nascosti; poi c’è il mistero giudiziario che riguarda la condanna di Lord Evan e la sua deportazione in Argentina; e ancora l’avventura di viaggio, con fughe, indagini e piccoli colpi di scena. Ma soprattutto c’è un tono ironico e vivace che aleggia dall’inizio alla fine e rende il libro irresistibile e leggero senza togliere profondità alla trama.
Il Washington Post lo definisce “un romanzo che fonde magnificamente avventura, mistero e romance. Un inno al coraggio di tutte le donne”: è proprio questo il suo valore, raccontare l’eroismo quotidiano e silenzioso di chi sceglie di non piegarsi.
La forza del contesto Regency
Ma non è un caso che Alison Goodman abbia scelto l’epoca Regency, uno dei momenti più affascinanti della storia inglese: è il tempo di Jane Austen, con i tentennamenti alla “Orgoglio e Pregiudizio” e le convenzioni matrimoniali; ma anche quello di Bridgerton — una situazione più pop, con annessi e connessi.
Dell’epoca Regency non ricordiamo solo balli e promenade, ma anche una società profondamente rigida e ingiusta verso chi non si conformava.
Ambientare qui la vicenda di Gus e Julia significa trasformare un mondo noto in un terreno fertile per l’avventura e la critica sociale: la lotta delle due sorelle diventa un gesto universale di emancipazione.
Un romanzo che diverte, appassiona e commuove
È un libro che ci ricorda che le convenzioni sociali, ieri come oggi, possono essere spezzate. Gus e Julia Colebrook ci insegnano che non è mai troppo tardi per diventare protagoniste della propria vita, che il coraggio può nascere a quarant’anni come a venti, e che l’ingiustizia non va mai accettata in silenzio.