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I trucchi degli scrittori per scrivere al meglio

Da Jane Austen a Stephen King, da James Joyce a Isabel Allend, ecco a voi i trucchi e i rituali che usano gli scrittori quando scrivono

MILANO – Ogni scrittore ha i suoi trucchi, le sue stranezze e i suoi rituali quando si tratta di scrivere. Ci sono momenti della giornata migliori, rispetto ad altri, momenti in cui il tutto diventa più facile, ma anche luoghi e posizioni. C’è chi scriveva in piedi, chi riesce a farlo solo alla propria scrivania, c’è chi addirittura non aveva neanche una stanza propria per scrivere. E poi c’è chi non vuol essere assolutamente disturbato e chi ancora deve frequentare bar e ristoranti per trovare la giusta ispirazione. Ecco a voi, i trucchi degli scrittori per scrivere al meglio.

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Jane Austen amava scrivere nel salotto di casa; si alzava presto al mattino, suonava un po’ il piano, preparava la colazione per la famiglia e si dedicava alla scrittura, fermandosi solo quando riceveva visite.

Gustave Flaubert scriveva di notte perché di giorno, il troppo rumore lo disturbava. Si svegliava alle dieci del mattino, leggeva i giornali mentre fumava la sua pipa e consumava dei piatti leggeri visto che non amava lavorare appesantito.

Thomas Mann si svegliava sempre prima delle 8, beveva una tazza di caffè con la moglie e si faceva il bagno. Alle otto e mezza era pronto a fare una bella colazione per poi rinchiudersi nel suo studio alle 9 fino a mezzogiorno. Ed era assolutamente vietato disturbarlo. Dalle cinque del pomeriggio, invece, si dedicava alla stesura, di lettere, recensioni e articoli. La sera, invece, era dedicato a passeggiate, alla musica e alla lettura.

James Joyce, a differenza di molti dei suoi colleghi, era meno meticoloso e più caotico. Si alzava tardi al mattino e lavorava prevalentemente il pomeriggio, mentre alla sera trascorreva il suo tempo  in bar e locali per distrarsi.

Marcel Proust dormiva per tutto il giorno e lavorava di notte. Si alzava alle quattro del pomeriggio e accendeva una miscela di oppiacei per alleviare la sua asma cronica. Seguiva una dieta misera ed era molto freddoloso per questo era solito coprirsi con molti maglioni durante la scrittura che portava avanti quasi sempre disteso sul suo letto.

Agatha Christie non ha mai avuto una sua stanza per scrivere, le bastavano un tavolo e una macchina da scrivere; non aveva orari ma quando iniziava era completamente dedita alla sua attività.

Stephen King scrive tutti i giorni, non esistono giorni in cui non faccia nulla. E ogni giorno il suo limite sono le 2000 parole. Scrive di mattina, mentre pomeriggio e sera sono dedicati al riposo, alle lettere, alla lettura e alla famiglia.

Il giapponese Murakami tende a seguire uno schema piuttosto rigido, soprattutto quando è intento a scrivere un romanzo: si alza alle quattro del mattino, scrive per cinque ore e nel pomeriggio si dedica all’attività fisica – corsa o nuovo. Seguendo sempre la stessa routine, il corpo, in un certo senso, si auto-ipnotizza, così da raggiungere uno stato mentale più profondo.

Per Hemingway la scrittura era un atto d’amore. Non aveva orari fissi ma tendenzialmente scriveva al mattino, finché non si sentiva pienamente appagato e soddisfatto da quello che aveva fatto.

Isabel Allend inizia a scrivere rigorosamente i suoi romanzi l’8 gennaio. In questa data celebra una breve cerimonia per richiamare spiriti e muse e dopo aver scritto la prima frase, a quanto pare, il resto viene da sé.

 

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