I Buddenbrook: perché è un romanzo attuale e andrebbe letto ancora oggi

5 Maggio 2025

Scopri perché "I Buddenbrook" di Thomas Mann è un romanzo attuale e senza tempo che merita di essere letto ancora oggi.

I Buddenbrook: perché è un romanzo attuale e andrebbe letto ancora oggi

I Buddenbrook è un classico della letteratura tedesca intramontabile. Alcuni romanzi non invecchiano, sono senza tempo. Nonostante siano ambientate in un mondo lontano, nonostante raccontino famiglie e destini incastonati in un tempo diverso dal nostro, riescono a parlarci con una forza disarmante. I Buddenbrook di Thomas Mann è una di queste. Pubblicato per la prima volta nel 1901, quando l’autore aveva appena ventisei anni, il romanzo è un’opera monumentale, una saga familiare, un ritratto impietoso della borghesia tedesca, ma soprattutto un affresco universale sulla fragilità del potere, del successo e dell’identità. Oggi, nell’edizione italiana Einaudi, riscoprirlo significa comprendere meglio anche il nostro tempo.

Curiosità su Thomas Mann e i Buddenbrook: Lo sapevi che…

I Buddenbrook fu accolto con successo sin dalla sua prima pubblicazione nel 1901, ma fu solo con la seconda edizione del 1903 che cominciò a essere considerato un classico.

Thomas Mann vinse il Premio Nobel nel 1929 proprio “soprattutto per I Buddenbrook”, nonostante avesse già pubblicato opere complesse come La montagna incantata.

Il romanzo è ispirato alla stessa famiglia dell’autore: i Mann di Lubecca, commercianti realmente esistiti.

La struttura del romanzo, con la sua scansione cronologica e i suoi dettagli sociologici, ha influenzato intere generazioni di scrittori, da Musil a Jonathan Franzen.

I Buddenbrook: perché leggerlo oggi e perché è attuale e senza tempo

Viviamo in un’epoca in cui i grandi equilibri sociali si stanno nuovamente sgretolando. Il lavoro, la famiglia, l’identità culturale: tutto sembra instabile. I Buddenbrook, con il suo racconto lento e profondo della fine di un mondo, diventa così un romanzo da rileggere per capire meglio la fragilità del nostro presente. Non è solo un’opera sulla decadenza: è un libro sul valore delle scelte, sulla difficoltà di restare fedeli a se stessi, sulla tensione tra dovere e desiderio.

In un tempo dominato dalla velocità, Mann ci costringe a rallentare. A pensare. A guardare dentro le crepe, senza paura.

La caduta di una famiglia, la metafora di un mondo

La storia è quella della famiglia Buddenbrook, ricchi commercianti di Lubecca, la cui parabola attraversa quasi un secolo: dal massimo splendore economico e sociale alla lenta, inesorabile decadenza. Il romanzo segue le vite di quattro generazioni, osservandone con occhio clinico le trasformazioni, le ambizioni, le fratture interne. Ma non si tratta solo di genealogia narrativa: Mann mette in scena una vera e propria radiografia morale e culturale dell’epoca, mostrando come il successo borghese, quando diventa cieco attaccamento al denaro e alle apparenze, generi corruzione, infelicità, senso di vuoto.

È un romanzo dove il declino è già scritto nel DNA della storia. Eppure, proprio per questo, è straordinariamente moderno: perché racconta come i grandi imperi familiari, le identità costruite sul lavoro, l’ossessione per il prestigio, possano sgretolarsi non per un cataclisma esterno, ma per una lenta erosione interna. Una lezione che oggi,  in un mondo dominato dalle crisi, dalle fragilità economiche, dalla perdita di certezze, risuona con drammatica attualità.

I personaggi: archetipi e modernità

Tra i protagonisti spiccano figure indimenticabili. Il vecchio Johann Buddenbrook, incarnazione della solidità commerciale e dei valori protestanti, rappresenta un’epoca in cui la parola data aveva il valore di un contratto. Suo figlio, il più brillante Thomas, cerca di tenere in piedi l’onore e il nome della famiglia, ma è sopraffatto dalla responsabilità e da una crescente disillusione. Infine Hanno, il giovane musicista, incarnazione dell’artista incompiuto, spezzato dalle aspettative che gli altri proiettano su di lui. Con Hanno, Mann introduce la figura del diverso, del sensibile, di chi non trova posto nel mondo della produzione, dell’efficienza, del dovere: un’eco che ritroveremo nei suoi romanzi successivi.

E poi c’è Tony Buddenbrook, forse il personaggio più amato e umano del libro: forte, ironica, imperfetta. I suoi matrimoni falliti, il desiderio di rispettare il ruolo sociale che le viene imposto e la sua resistenza silenziosa la rendono una figura incredibilmente contemporanea. Tony è, in fondo, una donna che cerca di non cedere alla rassegnazione, una sorta di eroina borghese.

Thomas Mann e il tempo della decadenza

I Buddenbrook non è solo un romanzo realistico. È una riflessione filosofica sul tempo, sulla morte, sulla vanità degli ideali. Thomas Mann scrive con una lingua densa, elegante, ironica, sempre controllata. Si ispira alla lezione di Schopenhauer e di Nietzsche, ma anche alla grande tradizione del romanzo ottocentesco. La sua ambizione è enorme: fare del destino di una famiglia lo specchio di una società intera. E ci riesce, con una potenza che sorprende ancora oggi.

L’autore stesso definì il romanzo come “la storia spirituale di una borghesia destinata a estinguersi”. In questo senso, Thomas Mann precorre la crisi dell’identità europea che esploderà di lì a pochi anni con le guerre mondiali. La sua scrittura è un’osservazione del disfacimento: del corpo, della mente, dell’ideologia.

Un libro per conoscere Thoma Mann

In Thomas Mann. La vita come opera d’arte, Hermann Kurzke compone una delle più appassionanti e dense biografie intellettuali del Novecento. Non è solo il ritratto di uno scrittore monumentale: è il racconto di una tensione continua tra vita e stile, tra borghesia e desiderio, tra il rigore della forma e l’attrazione per l’abisso.

Kurzke costruisce una narrazione in cui ogni dettaglio biografico si intreccia con l’estetica e la filosofia dei romanzi manniani. La sua non è una ricostruzione cronologica ordinaria: è una discesa nei nuclei incandescenti della personalità e della poetica di Mann, da I Buddenbrook al Doktor Faustus, dalle lettere private alle dichiarazioni pubbliche sul nazismo, dall’eredità di Goethe fino al trauma dell’esilio.

Il grande pregio del saggio è nella capacità di illuminare il doppio registro che Mann incarnò fino all’ultimo: quello dell’autore che, pur immerso nella cultura borghese, visse una costante ambivalenza tra ordine e trasgressione, tra compostezza pubblica e inquietudine segreta. Kurzke lo mostra con eleganza, ricostruendo non solo i fatti ma anche le tensioni interiori, il rapporto con la sessualità, il legame con i figli (in particolare Klaus), il tormentato senso del dovere civile.

Scritto con profondità ma leggibile con fluidità, La vita come opera d’arte è un’opera imprescindibile per chi vuole entrare davvero nel laboratorio dell’autore di La montagna incantata. È anche un prezioso atlante per esplorare come l’arte e la vita, nel caso di Thomas Mann, siano state indissolubilmente intrecciate in una costruzione estetica in cui nulla era casuale.

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