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Guy Laramée, l’artista che trasforma i libri in sculture ed opere d’arte

''Non sono io che scelgo i libri. Sono loro che hanno scelto me''. L'artista e scultore canadese Guy Laramée parla del suo rapporto con i libri. Quei libri a lui tanto cari che sono divenuti protagonisti della sua arte. Ma Laramée mette in guardia i lettori: ''Non promuovo la lettura di tutto ciò in cui ci si imbatte, anche se qualsiasi lettura è probabilmente meglio che ascoltare la Tv''...

Enciclopedie e dizionari trasformati in suggestivi paesaggi. L’artista e scultore canadese spiega come i libri diventano fonte di ispirazione per le sue opere

MILANO – “Non sono io che scelgo i libri. Sono loro che hanno scelto me”. L’artista e scultore canadese Guy Laramée parla del suo rapporto con i libri. Quei libri a lui tanto cari che sono divenuti protagonisti della sua arte. Tra le sue sculture principali, due serie incredibili di paesaggi scolpiti nei libri intitolate "Biblios" e "La Grande Muraglia", in cui dense pagine di vecchi libri sono state scavate per rivelare montagne, altopiani, pianure e antiche strutture. Ma Laramée mette in guardia i lettori: “Non promuovo la lettura di tutto ciò in cui ci si imbatte, anche se qualsiasi lettura è probabilmente meglio che ascoltare la Tv”.

Qual è l’idea all’origine dei suoi lavori con i libri?

Più che di un’idea si tratta di una rivelazione, di una profezia, anche se la cosa può sembrare piuttosto assurda. La gente pensa che noi trattiamo l’arte nello stesso modo in cui ci occupiamo di design, pubblicità, scienza, ecc. Come se si potesse pensare ad una via d’uscita dal caos. Non è così. Realizzare un’opera artistica significa avanzare, disperato, attraverso una densa nube fatta di non-conoscenza. E improvvisamente, boom, la strada è chiara e non si capisce perché, un minuto prima, la vita sembrava così difficile.

 

Perché ha scelto i libri per realizzare le sue sculture?

Anche in questo caso, io non ho scelto nulla. Sono loro che hanno scelto me, se si vuole essere più realistici. Potrei darti un centinaio di giustificazioni, ma sarebbero tutte delle mie decisioni. Questo non significa che io possa evitare di ricercare continuità, le ragioni, le cause e gli effetti. Ma dobbiamo guardare l’arte in modo diverso, non tanto come un mezzo per un fine, in cui si fanno scelte per soddisfare i propri obiettivi, ma piuttosto come espressione della vita stessa. Si possono trovare le intenzioni in corso d’opera – contro il chicco di scienza attuale – ma ancora una volta, bisogna interpretare il tutto come una "lettura", non come la realtà stessa. La realtà dell’arte è in divenire. Solo nel farlo si può capire che cosa si tratta. Gli spettatori hanno una vaga idea di ciò, è vero. Ma la vera dimensione di "non sapere che diavolo farò tra poco”, e la bellezza di questa "non-conoscenza", qualcosa che puoi ottenere soltanto sporcandoti le mani.

 

Legge i libri prima di creare le sue opere?

A volte ci do una sfogliata veloce. Per le mie creazioni uso prevalentemente enciclopedie e dizionari, perché è una tentazione utilizzarli per vedere il modo in cui le persone rappresentavano il mondo e se stesse in quei tempi. Capiamoci: per noi post-moderni, gli anni ‘60 sono molto distanti. Noi siamo molto più avanti (ridacchia). Noi non uccidiamo più le persone, la violenza è stata debellata un secolo fa, viviamo un’epoca di prosperità massima. Abbiamo il mondo intero a portata di mano, proprio qui sul nostro cellulare. A proposito, è esattamente quello che i pre-moderni pensavano di avere grazie ai libri… Questo dovrebbe farci riflettere…

 

Secondo lei è importante leggere e promuovere la lettura?

Tutto dipende da quello che si legge. Ho appena ordinato un libro per un’amica oggi. Quando ho finito il mio ordine su internet, è comparsa una finestra dicendo che se avessi risposto al sondaggio, avrei ricevuto un premio di $ 100. Ok, l’ho fatto. In cosa consisteva il premio? A un anno di abbonamento a quattro importanti riviste americane. Ho passato in rassegna quattro volte l’elenco di più o meno 50 riviste. Niente, tutte cavolate. E questo è il genere di cose che la maggior parte della gente legge. E indovinate un po’: Internet è ancora peggio… Quindi no, non promuovo la lettura in senso assoluto, anche se devo dire che  qualsiasi lettura è probabilmente meglio che ascoltare la TV. Almeno quando si legge, si è attivi.

 

Sta lavorando su altre installazioni fatte con i libri?

Beh, io lavoro partendo dal titolo di un’opera, che è probabilmente la cosa peggiore che si può fare, ma per me questo è inevitabile. Quindi il titolo è: ADIEU. Tutto ciò che significa dire "non ti rivedrò più". Sto lavorando su un paesaggio realizzato utilizzando l’intera serie dell’Enciclopedia britannica, l’edizione blu e oro del 1960. Ciò è avvenuto dopo aver saputo che non sarebbe più stata stampata una versione cartacea della loro enciclopedia Fine. Kaput. 275 anni di storia sono finiti. Ho pensato che questa notizia meritasse qualcosa, una testimonianza di sorta. Ma comunque, è solo un pretesto. Mi sono appena separato da mia moglie, dopo 17 anni, anche questo è solo un pretesto. Più anziani si diventa, più amici e genitori perdiamo ogni giorno. Ma anche questo è solo un pretesto. "Adieu" è una parola molto bella. Non la si può dire mentre si è arrabbiati. Forse la “Gran Nostalgia” è tutto ciò su cui si concentra il mio lavoro.

 

3 ottobre 2012

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