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Gli italiani sono custodi inadeguati di un patrimonio artistico che sta scomparendo

LA CRITICA QUOTIDIANA – Forse non ci meritiamo l'immenso patrimonio artistico di cui siamo custodi, del tutto inadeguati. È questa l'amara conclusione di Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera...

Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera denuncia i numerosi danni alle nostre opere d’arte causati in questi ultimi giorni dalla pioggia e, soprattutto, dalla mancanza di manutenzione

LA CRITICA QUOTIDIANA – Forse non ci meritiamo l’immenso patrimonio artistico di cui siamo custodi, del tutto inadeguati. È questa l’amara conclusione di Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera, al termine di una rassegna di tutti i danni provocati alle opere dal maltempo e dall’incuria umana che è un vero e proprio bollettino di guerra, a partire dal crollo delle mura di Volterra. Il giornalista tocca così un nodo che, da quando abbiamo iniziato a occuparci di arte, si è subito imposto alla nostra attenzione: la mancanza di un’adeguata politica di manutenzione dei nostri tesori artistici – discorso affrontato approfonditamente da Bruno Zanardi nell’intervista che ci ha rilasciato.  

IL CASO DI PALMANOVA – Troppo comodo secondo il giornalista dare tutta la colpa all’acqua. Certo, non pioveva così da anni, ma ci sono esempi evidenti a dimostrare che “il disinteresse per la sana manutenzione quotidiana” fa la sua parte. Tra questi, e sono numerosi, Stella cita il crollo di un tratto di 20 metri di un “rivellino”, una delle cinte fortificate, di Palmanova in Friuli. Una ferita che brucia, tanto più che proprio ora, dopo decenni di incuria, “la meravigliosa fortezza veneziana del 1593 […] è finalmente al centro di un piano di recupero”. Poiché non c’erano fondi, sono stati la Protezione civile, il Corpo forestale e volontari a impegnarsi per ripulire le mura antiche. A crollare è stato uno dei rivellini non restaurati, ancora infestati dalla vegetazione. “Gli alberi e i fichi selvatici con le proprie radici hanno modificato i percorsi di canalizzazione fatti dai veneziani per far defluire le acque piovane e così quando piove i terrapieni si caricano d’acqua che non trova sfogo”, spiega il sindaco Francesco Martines. In questo caso, dunque, l’opera di manutenzione si è rivelata determinante. Singoli operazioni però non possono essere sufficienti, occorre un piano più strutturale e l’intervento dello Stato, soprattutto in vista del percorso di candidatura Unesco.

POMPEI, METAFORA DELL’INADEGUATEZZA ITALIANA – L’immagine di Pompei si profila all’orizzonte come un incubo: sarà quello il destino che seguirà il nostro patrimonio artistico? Ormai i crolli continui di Pompei “sono diventati una metafora dell’instabilità politica e dell’incapacità dell’Italia di prendersi cura del suo patrimonio culturale”, scrive il New York Times, citato da Stella. E il Guardian accusa: “L’abbondanza di siti archeologici e culturali porta l’Italia all’indifferenza”. Insomma, gli stranieri davanti all’inadeguatezza di chi governa il nostro Paese non possono fare a meno di esprimere il loro sconcerto.

L’IMMOBILISMO È UN SUICIDIO – “Che sia costosissimo, e di questi tempi forse al di fuori della nostra portata, un gigantesco piano di recupero  di ogni singolo tesoro che abbiamo […] è vero”, ammette Stella. Ma i danni degli ultimi giorni sono stati davvero troppi. Restare immobili nell’attesa che arrivino – ma quando? – le risorse necessarie per realizzare grandi progetti complessivi, “l’immobilismo è un suicidio. […] un minimo di decorosa manutenzione quotidiana, porti o non porti voti, è un dovere verso noi stessi e verso quei tesori di cui siamo, forse immeritatamente, i custodi”.

13 febbraio 2014

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