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“Gli indifferenti”, l’attualità del romanzo d’esordio di Alberto Moravia

Tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo somigliato ai protagonisti del romanzo d'esordio di Alberto Moravia, "Gli indifferenti", oggetto di una delle tracce della Prima prova di Maturità.

Protagonista della seconda traccia di tipologia A – analisi del testo – della Prima prova di Maturità, “Gli indifferenti” è uno dei romanzi più celebri della letteratura italiana contemporanea. Attraverso le sue pagine, Alberto Moravia dipinge la vacuità della borghesia italiana degli anni Trenta, totalmente “indifferente” ai veri valori della vita perché troppo impegnati nella lotta per il potere, la ricchezza e la supremazia.

Nel suo romanzo d’esordio, Moravia riesce a dare vita ad un affresco realistico e critico di tutti i falsi bisogni che ci creiamo per non guardare in faccia la realtà, e restare in un limbo di indifferenza che risulti comodo, confortevole perché statico e mediocre. L’attualità de “Gli indifferenti” risiede proprio in questa caratteristica: la fedele descrizione di un uomo – il borghese degli anni Trenta – che in realtà potrebbe somigliare a ciascuno di noi; perché tutti, almeno una volta nella vita, siamo stati “indifferenti”, cupidi e noncuranti del nostro prossimo.

“Gli indifferenti”, la sinossi

Quando Alberto Moravia cominciò a scrivere questo capolavoro, nel 1925, non aveva ancora compiuto diciott’anni. Intorno a lui l’Italia, alla quale Mussolini aveva imposto la dittatura, stava dimenticando lo scoppio d’indignazione e di ribellione suscitato nel 1924 dal delitto Matteotti e scivolava verso il consenso e i plebisciti per il fascismo. Il giovane Moravia non si interessava di politica, ma il ritratto che fece di un ventenne di allora coinvolto nello sfacelo di una famiglia borghese e dell’intero Paese doveva restare memorabile. Il fascismo eleva l’insidia moderna dell’indifferenza a condizione esistenziale assoluta.

Di cosa parla “Gli indifferenti”

“Gli indifferenti” è il romanzo d’esordio di Alberto Moravia. Le circostanze di stesura dell’opera rispecchiano appieno il suo contenuto: nel periodo di scrittura de “Gli indifferenti”, Moravia si trovava a Bressanone, appena uscito dal ricovero all’Istituto Codivilla di Cortina a causa della tubercolosi ossea di cui aveva sofferto da sempre.

Romanzo che si svolge interamente al chiuso, “Gli indifferenti” è espressione del senso di chiusura ed oppressione sperimentati dall’autore durante il ricovero, ma rappresenta anche la chiusura e l’oppressione sociale che Moravia ritrova nel periodo in cui scrive l’opera, intriso del bisogno di apparire, nonché della sfrenata sete di potere e di sesso tipici della borghesia degli anni Trenta.

Tutto nel romanzo di Moravia urla isolamento e decadenza, a partire dai protagonisti, una famiglia formata da una madre, il suo amante i due figli di lei, che lottano inutilmente contro la sete di ricchezza e l’amoralità del patrigno.

La traccia della Prima prova di Maturità

Il brano scelto per la traccia di tipologia A – quella di analisi del testo – all’Esame di Maturità è stato selezionato per permettere agli studenti di riflettere ed argomentare sulla rappresentazione del mondo borghese descritto criticamente da Alberto Moravia. Ecco lo stralcio de “Gli indifferenti” selezionato per la prova:

Tutti lo guardarono. “Ma vediamo, Merumeci”, supplicò la madre giungendo le mani; ” non vorrà mica mandarci via così su due piedi?… ci conceda una proroga… “. “Ne ho già concesse due “; disse Leo “basta… tanto più che non servirebbe ad evitare la vendita…”. “Come a non evitare?” domandò la madre. Leo alzò finalmente gli occhi e la guardò: “Mi spiego: a meno che non riusciate a mettere insieme ottocen tomila lire, non vedo come potreste pagare se non vendendo la villa…”.

La madre capi, una paura vasta le si apri davanti agli occhi come una voragine; impallidi, guardò l’amante; ma Leo tutto assorto nella contemplazione del suo sigaro non la rassicurò: ” Questo significa” disse Carla “che dovremo lasciare la villa e andare ad abitare in un appartamento di poche stanze?”. “Già”, rispose Michele “proprio cosi”. Silenzio; la paura della madre ingigantiva; non aveva mai voluto sapere di poveri e neppure conoscerli di nome, non aveva mai voluto ammettere l’esistenza di gente dal lavoro faticoso e dalla vita squallida.

“Vivono meglio di noi” aveva sempre detto; “noi abbiamo maggiore sensibilità e più grande intelligenza e perciò sofftriamo più di loro…”; ed ora, ecco, improvvisamente, ella era costretta a mescolarsi, a ingrossare la turba dei miserabili; quello stesso senso di ripugnanza, di umiliazione, di paura che aveva provato passando un giorno in un’automobile assai bassa attraverso una folla minacciosa e lurida di scioperanti, l’opprimeva;

non l’atterrivano i disagi e le privazioni a cui andava incontro, ma invece il bruciore, il pensiero di come l’avrebbero trattata di quel che avrebbero detto le persone di sua conoscenza, tutta gente ricca, stimata ed elegante; ella si vedeva, ecco…

povera, sola, con quei due figli, senza amicizie chè tutti l’avrebbero abbandonata, senza divertimenti, balli, lumi, feste, conversazioni: oscurità completa, ignuda oscurità. Il suo pallore aumentava: “Bisognerebbe che gli parlassi da sola a solo”, pensava attaccandosi all’idea della seduzione; “senza Michele e senza Carla… allora capirebbe”. Guardò l’amante. “Lei, Merumeci”, propose vagamente “ci conceda ancora una proroga, e noi il denaro lo si troverà in qualche modo”.

Alberto Moravia

Alberto Moravia, pseudonimo di Alberto Pincherle (Roma, 28 novembre 1907 – Roma, 26 settembre 1990), è stato uno scrittore, giornalista, sceneggiatore, saggista, drammaturgo, poeta, reporter di viaggio, critico cinematografico e politico italiano. Considerato uno dei più importanti romanzieri del XX secolo, ha esplorato nelle sue opere i temi della sessualità, dell’alienazione sociale e dell’esistenzialismo.

L’autore de “Gli indifferenti” salì alla ribalta nel 1929 con il romanzo Gli indifferenti e pubblicò nella sua lunga carriera più di trenta romanzi. I temi centrali dell’opera di Moravia sono l’aridità morale, l’ipocrisia della vita contemporanea e la sostanziale incapacità degli uomini di raggiungere la felicità. La sua scrittura è rinomata per lo stile semplice e austero, caratterizzato dall’uso di un vocabolario comune inserito in una sintassi elegante ed elaborata.

Nel 1941 l’autore si sposò in chiesa con la scrittrice Elsa Morante che aveva conosciuto nel 1936. Il rito religioso fu officiato dal gesuita padre Pietro Tacchi Venturi. Moravia visse con Morante per un lungo periodo a Capri, dove scriverà il romanzo Agostino. Si separarono poi nel 1962. Dal 1962 al 1983 Moravia ebbe un’intensa vita amorosa e di lavoro con la scrittrice Dacia Maraini.

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