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Giusi Fasano (La 27ma Ora), ”Se una donna vittima di violenza racconta la propria esperienza, sta già aiutando un’altra”

Se una donna vittima di violenza ha voglia di scrivere la propria esperienza di vita, sta già aiutando un'altra. E’ quanto affermato da Giusi Fasano, giornalista del Corriere della Sera e curatrice del blog “La 27ma Ora”, interamente dedicato all'universo femminile...

La giornalista del Corriere parla del suo rapporto con la lettura e sottolinea l’importanza di confrontarsi sempre più spesso riguardo al femminicidio

MILANO – Oggi ciò che manca è il giusto modo di discutere ed affrontare i temi legati alla violenza femminile. E’ quanto affermato da Giusi Fasano, giornalista del Corriere della Sera e curatrice del blog “La 27ma Ora”, interamente dedicato all’universo femminile. La giornalista parla del suo rapporto con la lettura, sottolinea l’importanza di confrontarsi riguardo ai temi legati alla violenza femminile, anche grazie ad iniziative come il progetto lanciato da Libreriamo “L’Intimo delle donne” l’ebook in crowdsourcing con protagoniste le donne italiane attraverso i loro racconti.

Come nasce la sua passione per la lettura?
Non so individuare un momento o un fatto a partire dal quale potrei dire che è nata la mia passione per la lettura. So che da piccola rimanevo sveglia fino a notte fonda per leggere i libri che mi regalava il nonno o quelli che prendevo in prestito dalla biblioteca comunale del mio paesello, in Calabria. Ce n’erano pochi e credo di averne letto una gran parte. Mi appassionavo alla fantascienza e ai racconti di avventura. Mi piaceva leggere ad alta voce e farlo come se stessi recitando. Credo che tutto sommato la mia passione per la lettura sia nata in quei tempi (parlo di quando avevo 8-12 anni più o meno). E c’è una cosa che facevo allora e che qualche volta faccio anche adesso: immagino un finale diverso, sviluppo una storia parallela….

Quanto ha inciso nel corso della sua carriera e professione?
Direi che ha inciso moltissimo. Leggere significa per me arricchire continuamente la capacità di descrivere e di raccontare. La ricerca delle parole per raccontare una storia è fondamentale per evitare le banalità, gli aggettivi fuori posto, la freddezza del racconto stesso. Poi, certo, non si riesce tutte le volte. Ma l’obiettivo dovrebbe essere sempre quello: cogliere l’emotività e la profondità di una storia e riuscire a trasmetterla fino in fondo. E per fare questo servono le parole giuste. E le parole giuste sono una ricchezza contenuta nel vivere e nel conoscere. Quindi anche nel leggere

Scrive per “La 27ma ora”, un blog del Corriere dove si parla di tematiche e notizie riguardanti le donne. Qual è l’attenzione dei media nei confronti del gentil sesso?
L’attenzione dei media verso le donne è sempre stata altissima. Il problema però è: come vengono rappresentate. Abbiamo visto crescere una consapevolezza enorme in questi ultimi anni sulla questione femminile, chiamiamola così. E per consapevolezza intendo una rappresentazione più partecipata, meno mercificata, con una minore tendenza all’equazione donna = oggetto del desiderio qualunque fosse l’argomento di partenza (auto, detersivi, orologi…). Ma di strada da fare ce n’è ancora molta. Moltissima

Noi abbiamo da qualche settimana lanciato ‘L’intimo delle donne’. Pensa che iniziative simili possano aiutare a sensibilizzare e ad avere più attenzione circa certe tematiche spesso sottovalutate o di cui non si parla abbastanza?
L’intimo delle donne è un’iniziativa bellissima. Trovo che sia bello in particolare l’idea di condividere questa possibilità di raccontarsi con le altre donne. E l’importanza di un simile progetto non è tanto avere più attenzione su tematiche sottovalutate, specialmente sulla violenza. Perché non è che manchi l’attenzione. Manca spesso il modo giusto di discuterne e di affrontare i temi sulla violenza. Ma se una donna ha voglia di scrivere la propria esperienza di vita e di farlo, appunto, seguendo un percorso intimo di riconoscimento e racconto dei problemi significa (sempre che ci sia la realtà alla base di tutto) che quella donna  ne sta già aiutando un’altra. Perché conoscere, sapere, diffondere, è già un po’ capire. E quindi aiutare.

24 aprile 2014

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