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Giuseppe Culicchia e Dario Vergassola: ‘Per conquistare i giovani, i libri come cellulari e social network’

DAL NOSTRO INVIATO ALLA FIERA DEL LIBRO DI TORINO - Nel corso della seconda giornata del Salone del Libro, abbiamo chiesto ad alcuni tra i protagonisti della fiera internazionale, tra cui lo scrittore torinese e il celebre comico presente alla manifestazione con il suo ultio libro, per chiedere loro come poter avvicinare i giovani alla lettura...

Ecco cosa pensano anche Paolo Giordano, Pietro Grasso, Gianrico Carofiglio e alcuni editori italiani, sul rapporto tra gli under 18 e i libri

 

TORINO – I giovani leggono abbastanza? Cosa si può fare per promuovere la lettura negli adolescenti? Lo abbiamo chiesto ad alcuni scrittori e case editrici protagoniste della seconda giornata del Salone del Libro di Torino.

 

BORSE PIENE DI LIBRIGiuseppe Culicchia collaboratore per La Stampa e scrittore di successo, sostiene che i libri andrebbero promossi maggiormente, soprattutto tra i giovani. “I ragazzi leggono poco perché sono circondati da Playstation, tablet, cellulari. Il problema dell’Italia è che i libri sono sostituiti dalla tv. Basta pensare alle librerie di molte case italiane che ospitano al centro una televisione”. Culicchia sostiene che si spende troppo per telefonini e troppo poco per i libri. “Vorrei che la borsa dei ragazzi di oggi fosse senza telefonini e piena di libri”. Anche lo scrittore Paolo Giordano, presente al Salone con il libro “Dignità! Nove scrittori per Medici Senza Frontiere”, ha detto la sua sul tema. “Da piccolo ho iniziato a leggendo libri d’avventura. Ogni libro ha la sua anima. Ritengo che leggere un libro debba essere una scelta”.

AMORE CON FURBIZIA – Colorito, come sempre, l’intervento del comico ligure Dario Vergassola sul tema. Presente al salone per presentare il suo ultimo libro “Panta Rai. La notizia scorre”, il celebre attore e conduttore televisivo si è così espresso: “Leggere un libro è come avere un rapporto amoroso: ce ne vogliono 3-4 paralleli”. Vergassola ha inoltre sottolineato l’importanza di leggere per arricchirsi ed affermato che i giovani possono apprendere molto dai libri, ma devono essere condotti alla lettura in maniera furba. “Così ho fatto con mia figlia; ho sfruttato la sua passione per l’hip-hop per avvicinarla alla lettura di libri che ne parlavano”.

Particolare anche l’intervento di Fausto Franchino di Giunti Editore. “Per invogliare e stimolare i giovani alla lettura, si potrebbe puntare maggiormente su collane economiche, passando così dai viaggi low cost ai libri low cost”.

 

LEGGERE PER REALIZZARE I PROPRI SOGNI – Il procuratore antimafia Pietro Grasso, presente al salone per parlare del suo libro “Liberi tutti. Lettera a un ragazzo che non vuole morire di mafia”,  è molto sensibile al mondo dei giovani. Attraverso i suoi libri, Grasso è riuscito ad avvicinare molti alla lettura, soprattutto i giovani, ai quali ha voluto lanciare un auspicio: “Esaudite le vostre passioni e le vostre ambizioni attraverso la lettura”.

Anche Gianrico Carofiglio, magistrato, scrittore e politico italiano, sottolinea lo scopo educativo che possono ricoprire i libri attraverso la penna dei loro autori. “Gli scrittori devono scrivere libri non per autocompiacersi, ma per dare un contributo alla società”.

 

L’IMPORTANZA DELLA SCUOLA – Dello stesso avviso diverse case editrici. Salvatore Passaretta, responsabile commerciale di “Raffaello editrice”, ha sottolineato l’importanza della scuola per promuovere la lettura tra i giovani. “La scuola deve essere la prima istituzione che deve promuovere la lettura, organizzando incontri con gli autori. Gli scrittori devono diventare i migliori amici dei ragazzi, perché solo conoscendoli possono essere stimolati alla lettura”. Passaretta ritiene che i libri possono battere in popolarità i social network. “Essi danno esperienza e fantasia che mille contatti di Facebook o Twitter non ti danno”. Un parere condiviso con Tiziana Triani, responsabile editoriale per Fandango Libri. “C’è una spietata concorrenza da parte di televisione ed internet. In Italia i giovani leggono poco perché manca una cultura nazionale. Il potere di cambiare le cose non dipende solo dalle case editrici, ma è nelle mani dello Stato, deve capire che la lettura è un bene primario, da promuovere ed incentivare”.

 

11 maggio 2012

 

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