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Giuseppe Catozzella, ”Il Premio Strega è un’esperienza che mi rimarrà per tutta la vita”

Samia è il nome di una giovane ragazza. Samia è il simbolo del coraggio di seguire un sogno. Samia è l'esempio che lo sport non conosce la diversità. Samia è la protagonista del libro di Giuseppe Catozzella ''Non dirmi che hai paura'...

Vincitore del Premio Strega Giovani, ”Non dirmi che hai paura” di Giuseppe Catozzella si piazza primo anche nella cinquina finalista. Domani sera,  3 luglio, scopriremo chi è il vincitore

MILANO – Samia è il nome di una giovane ragazza. Samia è il simbolo del coraggio di seguire un sogno. Samia è l’esempio che lo sport non conosce la diversità. Samia è la protagonista del libro di Giuseppe Catozzella ”Non dirmi che hai paura”, vincitore del Premio Strega Giovani e primo nella cinquina finalista. In attesa del 3 luglio, quando la giuria annuncerà ufficialmente il nome del vincitore del Premio Strega 2014, noi abbiamo incontrato l’autore che ci racconta la sua esperienza con il Premio e cosa ha significato per lui scrivere e raccontare l’avventura di Samia.

Finalmente il verdetto finale è arrivato: sei il vincitore del Premio Strega Giovani e ti sei classificato primo alla cinquina finalista. Te lo aspettavi? Come ti senti?

Non mi aspettavo affatto di vincere il Premio Strega Giovani. Ci speravo, ma non me lo aspettavo. Ci speravo perché ho girato tantissimo nelle scuole in questi ultimi mesi e ho visto con i miei occhi quanto questa storia è piaciuta. Poi è successo e la premiazione è stata bellissima, poter conoscere il Presidente della Camera Laura Boldrini è stato meraviglio.  La cinquina finalista invece proprio non me l’aspettavo, soprattutto di arrivare primo.

Che importanza ha per te, e ovviamente per il tuo libro, questo premio?

Ha una grande importanza, devo essere sincero. Perché il Premio Strega è il più importante d’Italia e soprattutto è riconosciuto nel mondo. La giuria è popolare, quindi senza filtri, e soprattutto composta dai ragazzi delle scuole. Il libro, inoltre, ha sicuramente maggiore visibilità. Il Premio è una cosa che mi rimarrà tutta la vita. Ricordo ancora le parole del direttore della Fondazione Bellonci, che porterò sempre nel cuore: “Rimarrà per sempre il primo vincitore del Premio Giovani”, proprio come lo è stato Ennio Flaiano. Sono soddisfazioni.

Gli ultimi saranno i primi. E’ un po’ questo Samia, la protagonista del tuo libro. Si classifica ultima alle Olimpiadi di Pechino, ma diventa un simbolo mondiale, soprattutto per le donne musulmane. Perché hai deciso di raccontare la sua storia?

Ho deciso di raccontare la sua storia per due ragioni fondamentali. La prima: mi sono imbattuto in questa storia per caso, ero in Africa a pochi chilometri dalla casa di Samia e stavo facendo delle ricerche per un’altra storia, sono stato folgorato dal racconto sulla vita di Samia e ho capito subito che era una storia potentissima e una meravigliosa storia di coraggio e in qualche modo dentro di me, dopo anni in cui mi sono occupato di mafia e storie molto crude, avevo voglia di raccontare una storia luminosa, bellissima, nonostante il finale tragico. Quindi, in qualche modo, è la storia che ha trovato me.  La seconda ragione è perché la vita di Samia consentiva, attraverso la letteratura, di aprire uno squarcio enorme su tutto il fenomeno dell’etica dell’emigrazione. Samia voleva arrivare qui in Italia e quindi mi è sembrato importante raccontare la sua storia proprio in questo Paese, dove lei desiderava tanto arrivare.

La giuria che ti ha decretato vincitore era composta da ragazzi delle scuole medie, tutti con un’età compresa tra i 15 e i 18 anni. Secondo te, questi giovani, cosa hanno apprezzato di più del tuo libro?

Loro hanno sentito molto vicina Samia proprio perché è una ragazza giovane, come loro, una coetanea. La cosa che è piaciuta davvero tantissimo è che la vita di Samia è una storia di coraggio, di speranza, racconta l’inseguimento di un sogno.  Devo dire che sono stati molto colpita, e scioccati, anche dall’ultima parte del libro dove racconto il terribile viaggio di Samia attraverso il deserto, perché non ne sapevano nulla.

Per raccontare la storia di Samia, hai fatto una vera e propria full immersion nella vita di questa ragazza. Cosa hai imparato? Di che cosa è stato riempito il tuo bagaglio culturale?

Per ricostruire la sua vita e la sua storia ho passato molto tempo con i suoi familiare e anche con persone che hanno vissuto in prima persona questo terribile viaggio che dalla loro terra li porta fino in Italia. Ho imparato che, banalmente, sono nato fortunato. Ho imparato il valore del coraggio, della vita, dei sogni. I sogni hanno una loro consistenza materiale e ci cambiano la vita. Ho imparato che ho sprecato tantissimo tempo dietro problemi ‘futili’.

Nel 2014, la diversità è ancora un problema? Lo sport non dovrebbe essere un linguaggio universale?

Dovrebbe eccome! Lo sport ha tutte le potenzialità per esserlo. Lo sport è un territorio meraviglioso dove tutti si gioca alle stesse regole, sono tutti sullo stesso piano. Purtroppo però capita che ci sono sport dove c’è troppo giro di denaro, come il calcio, dove viene fuori il lato peggiore.

2 luglio 2014

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