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Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo, l’omaggio di Antonio Calabrò

Nel giorno della memoria delle vittime del terrorismo e della mafia, il pensiero va a Giovanni Falcone e a Paolo Borsellino. E a tutti coloro che hanno lavorato con loro e come loro, poliziotti e carabinieri, magistrati e uomini delle istituzioni...

Nel giorno della memoria delle vittime del terrorismo e della mafia, il pensiero va a Giovanni Falcone e a Paolo Borsellino. E a tutti coloro che hanno lavorato con loro e come loro, poliziotti e carabinieri, magistrati e uomini delle istituzioni, persone perbene convinte che stare concretamente dalla parte dello Stato e della legge, contro la mafia, fosse un obbligo morale e un dovere civile (mentre in tanti, in troppi, erano complici, collusi, coinvolti per interesse o per viltà, di fatto conniventi con il potere mafioso e dunque almeno moralmente colpevoli).

 

Bravi magistrati. Di cui vale la pena ricordare il modo di condurre le  indagini, costruire materiale giudiziario per sentenze fondate ed efficaci, applicare la legge, fare giustizia. Indagini, appunto, fondate sulla scrupolosa ricerca di riscontri, di prove: gli incroci dei conti correnti, i riscontri di documenti societari, i flussi di denaro, le delibere delle pubbliche amministrazioni le cui irregolarità erano riscontro di corruzione e complicità.

 

E i pentiti? Tenuti in gran conto. Ma solo se le loro affermazioni avevano conferme in fatti e dati. Un lavorìo paziente, accorto, documentato. Zero enfasi, molti fatti. Zero chiacchiere e dichiarazioni, molti atti probanti. Si costruisce proprio così, il primo maxi-processo contro i vertici mafiosi, cominciato nel febbraio 1986 nell’aula bunker di Palermo e arrivato sino alla conferma in terzo grado, in Cassazione, reggendo a tutti i riscontri, gli appelli e le offensive dei difensori dei mafiosi, i tentativi di annullamento. Ottimo lavoro. Un esempio. Si lavorava in pool. Con una forte leadeship (Falcone e Borsellino, appunto, con la supervisione di un grande magistrato come Antonino Caponnetto). E un severo impegno collettivo. Nessuna concessione mediatica. Grande rigore giudiziario. Una lezione professionale, civile, morale, di cui serbare preziosa memoria.   

9 maggio 2013

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