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Gioele Dix, ”Leggere è una passione ma anche un impegno, e agli italiani non piace prendere impegni”

Dare voce alla memoria del padre per raccontare un pezzo di storia del nostro paese attraverso i suoi ricordi di ragazzo. Parte così l'idea del libro 'Quando tutto questo sarà finito', l'ultimo libro di Gioele Dix...

MILANO – Dare voce alla memoria del padre per raccontare un pezzo di storia del nostro paese attraverso i suoi ricordi di ragazzo. Parte così l’idea del libro ‘Quando tutto questo sarà finito‘, l’ultimo libro di Gioele Dix, protagonista oggi all’Isola delle Storie di Gavoi. Con questo libro, l’attore e comico italiano racconta la storia della Shoah vista attraverso gli occhi del padre Vittorio, ‘una vicenda minima, ma tanto grande e profonda per umanità e passione’. 

Come nasce la sua passione per la lettura?

Fondamentale è stata l’abitudine alla presenza di libri in casa, i miei genitori hanno sempre letto tanto. Poi qualche buon professore, fra i quali Mario Spegne che mi spiegò una volta come ‘nei libri non serva cercare risposte, ma semmai trovare conferme’.

 

Dopo libri comici e una storia d’amore, ha deciso di cambiare genere. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?

Ho deciso di dare voce alla memoria di mio padre per raccontare un pezzo di storia del nostro paese attraverso i suoi ricordi di ragazzo. Ne è uscita una narrazione asciutta, priva di retorica e di autocommiserazione. Una vicenda minima, ma tanto grande e profonda per umanità e passione.

 

In che modo è possibile far conoscere e comprendere le leggi razziali alle nuove generazioni?

Attraverso testimonianze di vita vissuta, con spiegazioni semplici ed esempi concreti. In genere la Storia annoia se non c’è chi faccia comprendere l’impatto di certi eventi sull’esistenza quotidiana delle persone.

 

In Italia si legge poco. Secondo a cosa è dovuto?

Leggere è un impegno oltre che una passione e agli italiani non garba tanto prendere impegni. Con le dovute eccezioni, per fortuna!

 

E cosa si potrebbe fare per rendere la lettura un’attività più “di massa”?

Non credo che l’interesse per la lettura, così come per il teatro, la danza o l’arte figurativa, possano diventare di massa. E forse non devono nemmeno. A me basterebbe che le attività intellettuali in genere fossero considerate altrettanto nobili quanto quelle finanziarie, commerciali o sportive. Ma non sono molto ottimista in proposito.

6 luglio 2014
 
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