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Giancarlo De Cataldo, ”Ecco chi era il mio eroe Pertini, il Presidente più amato dagli italiani”

ndare oltre all’icona del vecchio nonno affettuoso che fuma la pipa, gioca a scopone, gioisce del gol di Tardelli ai mondiali di Spagna, e scoprire che, prima ancora di essere un uomo politico, Sandro Pertini era un giovane irrequieto...

Il giudice scrittore presenta “Il combattente”, il libro che racconta gesta e valori dell’ex Presidente della Repubblica, uno dei personaggi politici più amati dagli italiani ma in realtà poco conosciuto fino in fondo

MILANO – Andare oltre all’icona del vecchio nonno affettuoso che fuma la pipa, gioca a scopone, gioisce del gol di Tardelli ai mondiali di Spagna, e scoprire che, prima ancora di essere un uomo politico, Sandro Pertini era un giovane irrequieto, pacifista che diventa suo malgrado eroe di guerra, antifascista deportato, carcerato, condannato a morte, giornalista dalla penna infuocata. E’ questo l’obiettivo con cui il giudice scrittore Giancarlo De Cataldo ha scritto “Il combattente”, il libro che racconta gesta e valori dell’ex Presidente della Repubblica, uno dei personaggi politici più amati dagli italiani ma in realtà poco conosciuto fino in fondo.

Perché ha voluto realizzare un libro sulla figura di Sandro Pertini?
Perché la collana s’intitola “l’eroe preferito”, e Pertini è il mio eroe preferito. E’ la figura che raccorda le mie origini (famiglia socialista per parte di padre), l’ansia di cambiare le cose, la fascinazione della classe operaia, la ribalderia del gesto, l’austerità morale. Pertini fu persona complessa, sfaccettata, a tratti inafferrabile. Estremamente moderna, sotto questo aspetto.
 
Quali caratteristiche della personalità di Pertini emergono all’interno del libro, poco note alla storiografia tradizionale?
La storiografia sa tutto, non ci sono segreti o rivelazioni in questo libro. Semmai è la retorica ad aver imbalsamato Pertini nell’icona del vecchio nonno affettuoso che fuma la pipa, gioca a scopone, gioisce del gol di Tardelli ai mondiali di Spagna. Prima di arrivare a questo, c’è il giovane irrequieto figlio di possidenti terrieri che scopre il socialismo, il pacifista che diventa suo malgrado eroe di guerra, l’antifascista deportato, il carcerato, il condannato a morte, l’antifascista combattente che non rifugge dall’uso anche estremo della violenza, il giornalista dalla penna infuocata, il politico che chiama a raccolta il popolo quando la DC apre a destra, e alla fine, solo alla fine, come sintesi di tutto questo passato turbolento, ecco comparire il Presidente più amato dagli italiani.

Vista la situazione attuale del nostro Paese, quanto sarebbe importante avere una figura come Pertini all’interno del nostro panorama politico?
Pertini fu rispolverato da una classe politica screditata, che pure annoverava, al suo interno, grandi figure: era screditata più nel complesso che per quanto concerne i singoli, peraltro. Oggi i paragoni sono impossibili. Siamo in un altro mondo, e dobbiamo prenderne atto. Pertini muore quando noi scopriamo il computer, internet e i cellulari. Basta questo a farne un eroe del passato. Ciò che va preservato sono i valori, e, se è consentito a un narratore, il racconto di una vita unica.

Infine, qual è il messaggio che la vita e la figura di Pertini può lasciare come insegnamento alle generazioni attuali?
I valori, appunto. La resistenza, la difesa della libertà, la disponibilità a mettersi in gioco, la capacità di parlare con tutti, l’attenzione agli umili, l’assenza di arroganza, l’intransigenza morale. Vi pare poco?

13 aprile 2014

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