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Gaetano Cappelli, ”Questa edizione dello Strega potrebbe riservare sorprese assolute”

Le polemiche sul peso delle case editrici nell'assegnazione del Premio Strega hanno sempre fatto parte del gioco. Da qualche tempo però il premio è oggettivamente meno manovrabile. È quanto affermato da Gaetano Cappelli, che con ''Romanzo irresistibile della mia vita vera raccontata fin quasi negli ultimi e più straordinari sviluppi'' fa parte dei dodici autori candidati alla cinquina...
L’autore commenta la sua candidatura al prestigioso premio letterario italiano e parla della sua passione per la lettura
 
MILANO – Le polemiche sul peso delle case editrici nell’assegnazione del Premio Strega hanno sempre fatto parte del gioco. Da qualche tempo però il premio è oggettivamente meno manovrabile. È quanto affermato da Gaetano Cappelli, che con “Romanzo irresistibile della mia vita vera raccontata fin quasi negli ultimi e più straordinari sviluppi” fa parte dei dodici autori candidati alla cinquina. 
 
È un’emozione fare parte dei dodici candidati che concorrono per il Premio Strega?
Guarda, è la terza volta che partecipo allo Strega e, tutt’e tre le volte, almeno a far parte di “quella sporca dozzina”, ci sono arrivato. Certo, non c’erano mai stati tanti candidati come quest’anno. Eravamo ben 26, da Totò Cuffaro alla prescelta da due pezzi da novanta come Eco e La Capria che, contro ogni previsione, è stata segata. Dunque, alla fine, una certa emozione c’è innegabilmente stata.
Cosa pensa riguardo alle polemica sull’eccessivo peso che certe case editrici eserciterebbero nell’assegnazione del Premio?
Le polemiche fanno parte del gioco. Detto questo, da qualche tempo, anche grazie all’inserimento di una lista di lettori forti, scelti dalle librerie, che ha raggiunto il considerevole numero di sessanta unità, il premio è oggettivamente meno manovrabile. Magari quest’anno potrebbe essere quello delle sorprese assolute. Sarebbe veramente un gran risultato se il più prestigioso premio italiano venisse assegnato, come l’anno scorso il Goncourt, a un autore pubblicato non da una major. Vediamo. E comunque vadano le cose, si è tornato a parlare del mio romanzo uscito ormai a ottobre scorso; e questo, di per sé, è già un buon risultato
Crede che il “Romanzo irresistibile della mia vita vera” abbia rappresentato davvero il nuovo “Parenti lontani”, come pronosticato da D’Orrico?
“Parenti lontani” rimane unico e irrepetibile. C’è dentro un universo che può venir evocato una sola volta, pena l’inevitabile manierismo. Ciò detto, “Romanzo irresistibile della mia vita vera” è un cavallino che trotterella soddisfatto per la sua strada. Nel frattempo, mi pare di aver affinato la mia tecnica. Il risultato mi sembra un romanzo che, alle atmosfere magiche di “Parenti lontani”, affianca un gusto per la trama e un’efficacia narrativa più trascinante. Almeno, a giudicare da quello che i lettori mi scrivono.
Torniamo indietro nel tempo: com’è scoccata in te la scintilla della passione per i libri? C’è un momento, un libro particolare che ti ha fatto innamorare?
Sono stato un lettore ben prima di leggere. E’ un particolare modo di sentire le cose, che ci contraddistingue. Il desiderio di starsene appartati, con se stessi. E allora prima magari c’è la musica, come nel mio caso. Poi i libri. Il mio primo libro? “Il Corsaro Nero”. Aveva una copertina con un cartoncino poroso, giallino, con sopra questa xilografia, piuttosto sinistra, del pirata. Me ne stavo a sfogliarlo, chissà perché, sotto un letto. Non ricordo molto altro. Eppoi, d’un colpo, dai romantici tedeschi al romantico californiano Chandler, al materialista Philip Roth, comprato per sbaglio: stavo cercando quell’alcolista lagnoso di Joseph!
 
Cos’hanno rappresentato i libri nella tua vita? 
Uno dei momenti imprescindibili di qualsiasi giornata. Non ce n’è stata una, da quelle felici a quelle disastrose, in cui non abbia cercato quel momento. Il momento in cui, leggendo una storia, si stabilisce questo strano misterioso contatto con la parte più segreta di noi stessi.
 
Quali sono i tuoi libri preferiti di sempre e perché?
Il mio libro del cuore? “Il dono di Humboldt” di Saul Bellow; e proprio per quello che ho appena detto. Raccontando la storia dell’infatuazione per questo leggendario poeta, Humboldt appunto, del protagonista, aspirante scrittore, che per conoscerlo parte dalla provincia e finisce per surclassarlo, e come scrittore e come uomo, questo meravilliouso tenero comico struggente romanzo riesce, come nessun altro, a lanciare una sonda in quel luogo misterioso che alcuni chiamano anima… Poi tanti altri. “Addio Columbus”, l’esordio di uno stranamente romantico Philip Roth, “L’informazione” romanzo unico e da lui stesso mai eguagliato di Martin Amis. Il grande Mordecai Richler della “Versione di Barney” o del meno compiuto, ma forse ancora più fascinoso, “Il mio nome è Salmon Gursky”, un autentico fiume in piena nella cui corrente è bello farsi trascinare… eppoi i meravilliousi racconti di Fitzgerald, eppoi “Sogni” di Bunker Hill e “Chiedi alla Polvere” di Fante, eppoi “Follie di Brooklyn” di Paul Auster, eppoi…potrei continuare ma mi fermo qui.
 
5 maggio 2013
 
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