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Francesco Tortora, ”Leggere libri d’argomento economico rende gli italiani meno manipolabili”

Pagando una cifra dai 55 mila dollari, per conquistare le vette della classifica vendite del Wall Street Journal, ai 230 mila dollari, per ''guadagnarsi'' quelle del New York Times, l'autore di un libro di economia può assicurarsi il successo negli USA...

Il giornalista del Corriere della Sera commenta il caso della società di marketing americana ResultSource, che chiede agli autori di testi di economia una cospicua somma per trasformare in best seller le loro pubblicazioni

MILANO – Pagando una cifra dai 55 mila dollari, per conquistare le vette della classifica vendite del Wall Street Journal, ai 230 mila dollari, per “guadagnarsi” quelle del New York Times, l’autore di un libro di economia può assicurarsi il successo negli USA. La società ResultSource infatti, dopo aver incassato, compra migliaia di copie del volume prima ancora della sua uscita. È quanto denunciato dallo stesso Wall Street Journal, e la notizia è stata riportata da Francesco Tortora in un articolo apparso sulla pagina on line del Corriere della Sera. Il giornalista commenta il caso e spiega perché è importante coltivare l’interesse per i libri e gli articoli giornalistici che trattano di economia e finanza.


Come va letto il caso della ResultSource? È una dimostrazione che anche in editoria il marketing è più potente dei contenuti?

È sufficiente guardare ai libri in testa alle classifiche, che sono legati o al nome di un personaggio famoso, o a un’idea particolarmente intelligente, furba, per rendersi conto di quanto sia importante il marketing. Nell’attuale sistema editoriale è ormai una delle strategie principali per vendere. La cosa triste è questo modo di presentare l’offerta, con le stesse modalità di un supermarket. Per ottenere il successo basta pagare.
È questo il tipo di meccanismo denunciato del Wall Street Journal, che tra l’altro è stato molto coraggioso perché ha portato allo scoperto un “malcostume” che coinvolgeva il giornale stesso. La classifica “falsata” era infatti pubblicata all’interno della testata.   

Quali conseguenze può avere sui lettori la consapevolezza che nel mondo editoriale vengono adottate strategie come queste? Non si crea una sfiducia nei confronti dell’autorevolezza dei libri?
Innanzi tutto precisiamo che si tratta di un sistema messo in atto negli Stati Uniti, non sappiamo ancora se in Italia si siano adottate le stesse strategie. È vero però, e lo sanno tutti, che ci sono tante case editrici italiane che chiedono soldi agli esordienti per editarne i libri. Questa è una pratica triste, ma sono tante le persone disposte a spendere cifre enormi pur di vedere pubblicato il loro libro, anche se di solito non ha riscontro sul mercato. Il principio alla base è lo stesso. Uno scrittore non dovrebbe ricorrere a queste pratiche.

Lei evidenzia nel suo articolo che autori ricorsi a questo sistema hanno effettivamente visto crescere la loro popolarità nel mondo dell’economia. Ma ora che il “trucco” è stato svelato, proseguirà questo successo?
Qui parliamo soprattutto di giornalisti economici. Una volta che si sono fatti il nome di autori di best seller d’argomento economico vengono invitati a convegni, ottengono richieste di consulenza da parte delle aziende… Non so se adesso, dopo la denuncia, la situazione cambierà. Bisogna tenere presente che si tratta di un campo molto settoriale. Come diceva un esperto del Wall Street Journal, quando si parla di libri economici non sono coinvolti grandi numeri: uno degli autori che ha avuto più successo ha venduto 11 mila copie. Resta tuttavia un pratica discutibile, che mette in dubbio non solo l’onestà della persona ma anche la serietà professionale. Il fatto che si sia affrontata apertamente la questione è sicuramente positivo.  

Anche in Italia si leggono pochi libri di argomento economico? Come si può alimentare l’interesse dei lettori per libri di questo tipo?
In questi ultimi tempi, segnati dall’austerity, vediamo che gli italiani si interessano di più alle pagine economiche del Corriere rispetto al passato.  E ci sono autori economici, anche stranieri, che riscuotono un discreto successo. La congiuntura attuale ha portato a documentarsi di più su alcuni aspetti fino a pochi anni fa sconosciuti, basta pensare che ormai al bar la gente parla di spread. C’è un avvicinamento alla realtà economica e bisognerebbe cercare di coltivare questo nuovo interesse. Bisognerebbe far capire alle persone che si tratta di una argomento che riguarda da vicino, e nel concreto, le loro vite. In un mondo dove l’economia e la finanza sono centrali, se la gente avesse conoscenza di queste realtà sarebbe meno manipolabile. Negli ultimi tempi abbiamo parlato molto di spread, degli andamenti della borsa, di conti pubblici, e la parte di società che sapeva realmente maneggiare questi argomenti era ridotta. Il resto delle persone poteva essere facilmente strumentalizzata.  Se si conoscono questi temi è più facile controllare i controllori, ovvero quelli che fanno la politica finanziaria del Paese.

 

27 febbraio 2013

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