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Francesco Fioretti, ”Nel mio libro racconto le inquietudini e le passioni di un giovane Dante Alighieri”

L'amore, quello tra Dante e Beatrice e quello tra Paolo e Francesca. E' questo il tema centrale de ''La profezia perduta di Dante'', il nuovo libro di Francesco Fioretto, esperto dantista che, partendo da una rigorosa documentazione storica e filologica, coinvolge il lettore in una trama romantica e misteriosa allo stesso tempo, nella quale il lettore conosce le inquietudini e le passioni del Dante giovanissimo...

Esce il 5 giugno “La Profezia perduta di Dante”, il nuovo libro dell’autore “dantista”

MILANO – L’amore, quello tra Dante e Beatrice e quello tra Paolo e Francesca. E’ questo il tema centrale de “La profezia perduta di Dante”, il nuovo libro di Francesco Fioretto, esperto dantista che, partendo da una rigorosa documentazione storica e filologica, coinvolge il lettore in una trama romantica e misteriosa allo stesso tempo, nella quale il lettore conosce le inquietudini e le passioni del Dante giovanissimo. Dopo aver esordito con “Il libro segreto di Dante”, caso editoriale del 2011, per oltre 6 mesi nella classifica di narrativa italiana, con circa 300.000 copie vendute tra edizione hardcover e paperback, Francesco Fioretti ci anticipa alcuni contenuti della sua nuova opera e analizza perché la figura del sommo poeta continua ad influenzare  e ad affascinare scrittori e lettori.

Qual è il tema centrale de “La Profezia perduta di Dante”?

Si tratta di un romanzo di formazione e d’amore, che ha per protagonista Dante tra i diciotto e i venticinque anni. Vi si racconta delle esperienze umane e sentimentali attraverso cui matura il futuro autore della Commedia: l’amore per Beatrice, l’amicizia con Guido Cavalcanti, le frequentazioni giovanili, la guerra. Vi si incontrano, per così dire “dal vivo”, molti personaggi che figureranno tra Inferno e Purgatorio: Belacqua, Vanni Fucci, il conte Ugolino, tutti i protagonisti della battaglia di Campaldino e, soprattutto, Paolo e Francesca.

Quali sono le sue aspettative su questo libro dopo il successo del Libro segreto di Dante?
È un libro molto diverso, anche se in parte costituisce un antefatto di quel primo romanzo. È stato anche il libro più difficile, perché il tentativo di far dialogare i classici con i generi moderni, che ha caratterizzato i miei primi due romanzi, qui mi ha sottoposto a duro impegno. Mi sono mosso tra due rischi opposti: da una parte quello di banalizzare due figure eccezionali del panorama italiano del tredicesimo secolo come Cavalcanti e Dante, dall’altra quello di rendere il libro inaccessibile al lettore medio. La mia speranza è di arrivare, come accadde al Libro segreto, ad entrambe le fasce di pubblico, ai nuovi lettori come a quelli di lungo corso.

A proposito di Dante, cosa ne pensa di Inferno di Dan Brown?

Bel romanzo tutta azione e ricco di sorprese, un viaggio rocambolesco e divertente tra Firenze, Venezia e Istanbul. Detto ciò, si aggiunga che Dante nel libro di Dan Brown non è che un pretesto, più che su Dante il mistero si sviluppa intorno a un dantista folle. E mi ha un po’ disturbato l’interpretazione superficiale della Divina Commedia come di un’opera oscurantista, che si propone semplicemente di incutere timore delle pene infernali e dunque risulterebbe funzionale alle strategie della Chiesa di Roma, come se la Divina Commedia fosse un’opera realista e si dovesse leggere come un romanzo moderno. Dante, a dir la verità, è un po’ più complesso di Dan Brown.

Perché Dante è una figura che affascina tutt’oggi scrittori, intellettuali e gente comune?

Proprio in virtù della sua complessità, che offre sempre nuove prospettive e nuove possibilità d’interpretazione da qualunque parte lo si guardi. Credo sia un unicum lo straordinario equilibrio che si ritrova nella Commedia tra simbolismo e realismo, tra concettualismo e concretezza drammatica e visiva, per cui il grande poema risulta all’origine di tutto quello che seguirà, è un grande fantasy e, insieme, un romanzo di formazione, un rigoroso compendio di filosofia morale che si presta a tutte le speculazioni degli esoteristi. Soprattutto però la Commedia è una grande sinfonia per suoni e immagini, per quanto complessa è la più traducibile (e infatti la più tradotta) delle opere letterarie: tradotta in cinese o in arabo classico, i suoni mutano, ma le immagini restano. E le immagini, in Dante, costituiscono un linguaggio nel linguaggio, un linguaggio universale che, tradotto in altre lingue, continua a comunicare concetti e impressioni. E non solo: ha il grande vantaggio di usurarsi assai meno della lingua parlata.

3 giugno 2013

 

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