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Francesco Borgonovo, ”Le pagine dedicate sui giornali alla cultura andrebbero svecchiate”

Il problema non è tanto lo spazio che i media riservano ai libri e alla cultura – forse fin troppo –, quanto la qualità dei servizi su questi argomenti. Ad affermarlo è Francesco Borgonovo, caporedattore centrale di Libero. Il giornalista parla dei suoi gusti in fatto di lettura, racconta com'è nata in lui la passione per i libri, come ha deciso di diventare giornalista, e commenta lo stato di salute della cultura in Italia...

Il giornalista, caporedattore centrale di Libero, parla di libri, cultura e media

MILANO – Il problema non è tanto lo spazio che i media riservano ai libri e alla cultura – forse fin troppo –, quanto la qualità dei servizi su questi argomenti. Ad affermarlo è Francesco Borgonovo, caporedattore centrale di Libero. Il giornalista parla dei suoi gusti in fatto di lettura, racconta com’è nata in lui la passione per i libri, come ha deciso di diventare giornalista, e commenta lo stato di salute della cultura in Italia.

Qual è a suo avviso lo stato di salute delle cultura italiana oggi?
Mi sembra che sia sotto l’occhio di tutti: chi compra o legge libri ormai? Sempre meno persone. Nelle classifiche spopolano manuali di cucina, o libri come le “Cinquanta sfumature”, una sorta di Harmony, ma peggio scritti.

Quali sono gli autori e i libri che preferisce?
Al di là dei classici, per citare tra i giovani autori, mi è piaciuto molto “Nessuno è indispensabile”, il nuovo libro di Peppe Fiore: un grande talento, meno scontato e più feroce di un Giordano o di un D’Avenia, che sono comunque  bravi scrittori.
Posso poi citare Paolo Nori e Massimiliano Parente, che hanno saputo creare davvero un linguaggio e un mondo con i loro libri. Un altro con questa capacità è Maurizio Milani, che io amo moltissimo. E ancora, un libro di Camillo Langone bisognerebbe averlo in casa.
E poi Mariarosa Mancuso per il cinema: le sue sono molto più che recensioni, spiega un universo.

 

Come ha deciso che sarebbe diventato giornalista? Com’è nata in lei la passione per i libri e la cultura?
Non sapevo fare nient’altro, e poi fin dall’adolescenza ho sperimentato che l’intellettuale piace abbastanza alle ragazze! In più faccio fatica ad alzarmi presto: il mestiere di giornalista mi permette di svegliarmi più tardi la mattina.
Scherzi a parte, da quando ero bambino ho sempre letto molto: credo che la passione per i libri venga per il 90% dall’educazione impartita dai genitori.

 

Crede che i giornali e i media dedichino abbastanza spazio alla cultura o si dovrebbe fare di più?
Forse ne dedicano fin troppo, il problema però è la qualità dei servizi su questo argomento, non la quantità. I giornali fanno tantissime marchette, recensendo per esempio i libri dei collaboratori. Oppure ci si affanna a trovare le anteprime. In questo modo si perde di vista la funzione di critica.
Anche la forma con cui vengono trattati questi temi non funziona: le pagine della cultura andrebbero un po’ svecchiate, come facciamo noi di Libero o come fa Il Giornale, che per esempio tratta anche fumetti e videogiochi.

 

28 novembre 2012

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