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Francesca Melandri, ”Occorre colmare il divario tra i grandi media e i libri”

Parlare di più dei libri, non solo in occasione dei grandi premi letterari. Lo afferma Francesca Melandri, sceneggiatrice, scrittrice e documentarista italiana. Dopo avere esordito in narrativa nel 2010 con ''Eva dorme'', quest’anno ha pubblicato per Rizzoli ''Più alto del mare'', un libro che le ha permesso di rientrare nella cinquina finalista del Premio Campiello...

L’autrice del libro "Più alto del mare" presenta il suo libro e rilascia alcune dichiarazioni sulla situazione della scrittura e della lettura in Italia 

 

MILANO – Parlare di più dei libri, non solo in occasione dei grandi premi letterari. Lo afferma Francesca Melandri, sceneggiatrice, scrittrice e documentarista italiana. Dopo avere esordito in narrativa nel 2010 con “Eva dorme”, quest’anno ha pubblicato per RizzoliPiù alto del mare”, un libro che le ha permesso di rientrare nella cinquina finalista del Premio Campiello.

 

Lei è finalista al Premio Campiello con il libro “Più alto del mare”. Ci parli dell’opera.
Siamo nel 1979, in un posto strano, un’isola dove c’è un carcere di massima sicurezza. I miei protagonisti sono due parenti di detenuti, Paolo, professore di storia e filosofia che ha il figlio terrorista dentro il carcere, e Luisa, una contadina che da 10 anni va a trovare in carcere suo marito, un assassino. Due persone semplici, ma che hanno sulle spalle la condanna dei loro cari. Due persone sole, immobili nel dolore, chiusi nella solitudine, ma che trovano l’uno nell’altro sostegno e cercano di rientrare nel flusso della vita.

La crisi economica attuale e le sue conseguenze influenza la scrittura dei suoi libri?
Mi sento incapace di scrivere di qualcosa ambientato oggi, perché non avuto ho il tempo di pensarci di riflettere su cosa ne sento. Oggi stiamo costruendo la memoria di quello che è stato. La memoria non esiste, ma si crea ogni giorno. La memoria oltre ad essere luce può essere anche fango, palude ferma quando non viene digerita e non è stata elaborata. E questo credo che sia pericoloso.

 

Le manifestazioni e i premi letterari possono aiutare a promuovere la lettura?
Sicuramente sì perché portano l’attenzione dei lettori sui media, sui giornali, sui blog e sulle testate online come la vostra al fatto che i libri esistono. Sembra una cosa banale da dire ma non sempre i bambini nascono dove ci sono librerie. Sicuramente i libri sono un argomento di cui bisogna parlare di più: una delle gravi carenze della televisione italiana è che non ci sono quasi più trasmissioni dedicate ai libri. E questa è una perdita secca per la divulgazione proprio per quel corto circuito vizioso tra i grandi media e la lettura, che è un’attività più solitaria e di ricerca personale.

Il segreto per scrivere un buon libro?
Una domanda difficilissima. L’unica cosa che posso dire è che scrivere un libro a cui si tiene molto vuol dire scrivere un libro che si avrebbe molta voglia di leggere.

 

30 giugno 2012

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