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“Frammenti”, l’importanza di leggere Blaise Pascal negli anni 2000

Il senso della vita, la paura della morte, l'esistenza di Dio... Nel giorno in cui ricordiamo Blaise Pascal, scopriamo quanto è attuale la sua opera attraverso i "Frammenti".

Il 19 agosto 1662 si spegneva a Parigi Blaise Pascal, uno dei più grandi pensatori, matematici e filosofi del suo secolo. Lo ricordiamo scoprendo la sua splendida opera, i “Frammenti“, conosciuti e tradotti anche con il titolo di “Pensieri” e pubblicati postumi, in seguito a un fortuito e provvidenziale ritrovamento.

“I frammenti” di Blaise Pascal

I “Frammenti” lasciati da Pascal dopo la sua morte vennero pubblicati per la prima volta nel 1670, solo in parte, disposti secondo un ordine e con un titolo – “Pensées sur la religion” – assolutamente arbitrari.

Oggi sappiamo che il disordine in cui furono trovati è solo apparente, e dunque questa edizione li ripropone nell’ordine voluto dall’autore stesso, rispettando quello che almeno in parte doveva essere il piano del libro al quale Pascal stava lavorando e che non fu mai compiuto. Una volta completata, l’opera avrebbe dovuto costituire una sorta di difesa della cristianità, ma Pascal non era un teologo, bensì un uomo di scienza, un moralista capace di penetrare il pensiero umano, un grande letterato.

Quel libro si sarebbe dunque potuto definire la sua autobiografia spirituale. Questa edizione è corredata di un ricco apparato filologico che sottolinea le numerose varianti del testo pascaliano, mentre il testo francese a fronte permette al lettore di comprendere lo sforzo compiuto per rispettare, nel tradurre, il ritmo e la struttura vorticosa della lingua di Pascal.

Il senso della vita secondo Blaise Pascal

Perché dovremmo leggere un’opera tanto distante nel tempo, che quindi in apparenza non ha punti di contatto con la nostra epoca? Nei suoi “Frammenti”, Pascal condensa l’anima del suo pensiero filosofico e riflette su temi esistenziali che hanno toccato anche noi, almeno una volta nella vita.

Al di là del fatto che si creda o meno, perché è risaputo che Blaise Pascal abbia imperniato le sue tesi filosofiche sulla fede, il pensiero di questo grande intellettuale del Seicento ha una grande rilevanza: ci chiediamo spesso che senso abbia esistere. Perché i nostri genitori hanno generato noi e non un altro individuo? Perché camminiamo, mangiamo, dormiamo, pensiamo, siamo su questa terra?

Tutto ciò che facciamo durante il giorno è soltanto un espediente per non riflettere su questo pressante interrogativo. Sono distrazioni, divertissements, per usare un termine pascaliano. E pure distraendoci, il pensiero – e la paura – della morte ci colgono stringendoci in una morsa di ansia e insicurezza.

Leggere i “Frammenti” può rivelarsi liberatorio, quasi terapeutico, perché nei suoi pensieri sparsi Pascal ci insegna a a vivere con autenticità e a capire che il nostro ruolo nell’universo è esattamente quello che impersoniamo. Ci siamo perché dobbiamo esserci, perché, se non ci fossimo, non ci sarebbe tutto ciò che ci circonda.

Blaise Pascal

Nato a Clermont-Ferrand il19 giugno 1623, Blaise Pascal è stato un importante intellettuale del Seicento che si è interessato alla matematica, alla fisica, alla filosofia e alla teologia. 

Apparteneva a una famiglia  piuttosto agiata. Il padre, magistrato e matematico, si occupò con cura dell’educazione del figlio già in tenera età, dopo la perdita prematura della moglie, tragicamente scomparsa dopo il parto della secondogenita. Nelle giornate di studio con il padre, il giovanissimo Blaise dimostrò un grande talento e una particolare inclinazione per le scienze matematiche e fisiche: era un vero e proprio bambino prodigio.

I suoi primi trattati risalgono a quando aveva meno di vent’anni. Fra questi, “Sulle sezioni coniche” (Essai pour les coniques), basata sul lavoro di Desargues. Nel 1644 inventò addirittura una sorta di primordiale calcolatrice, la cosiddetta pascalina. In seguito ad un incidente, il padre di Blaise fu curato e rimesso in sesto da due giansenisti, che lo convinsero a convertirsi. Anche Blaise si avvicinò alla corrente religiosa e cominciò a interessarsi agli studi teologici.

Da qui prese il via una delle sue opere più importanti, peraltro mai conclusa: “L’apologia del Cristianesimo”, che oggi conosciamo grazie alla pubblicazione di lettere e frammenti dell’autore francese. Di salute cagionevole sin dalla giovane età, Pascal si spense a Parigi il 19 agosto 1662.

 

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