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Flavio Oreglio, ”Nel mio libro spiego la differenza tra varietà e cabaret”

Da sempre gli uomini amano bere e divertirsi, e amano il cabaret perché si ride e si beve, non necessariamente in quest'ordine. ''La vera storia del cabaret'' di Giangilberto Monti e Flavio Oreglio ripercorre le tappe di questo genere...
Il comico reso famoso dalle prime edizioni di Zelig ci presenta “La vera storia del cabaret”, libro scritto insieme a Giangilberto Monti, che sottolinea la dimensione artistica del cabaret
MILANO – Da sempre gli uomini amano bere e divertirsi, e amano il cabaret perché si ride e si beve, non necessariamente in quest’ordine. “La vera storia del cabaret” di Giangilberto Monti e Flavio Oreglio ripercorre le tappe di questo genere, alla ricerca del segreto di un fenomeno che attraversa con successo epoche e paesi, sempre diverso ma sempre fedele a se stesso. Come dimostrano gli autori, nel nostro paese il cabaret si è sviluppato con caratteristiche particolari: ha ascendenze illustri, dalla scapigliatura ai futuristi, e diverse declinazioni geografiche. Flavio Oreglio presenta il libro e il progetto a questo legato, “Musicomedians”.
 
Da cosa nasce l’idea del libro “La storia del cabaret”?
L’idea di scrivere questo libro è dovuta alla grande confusione che si è generata sul termine “cabaret” e all’uso distorto che si fa di questo termine. Tieni presente che l’equazione Cabaret = comicità è sbagliata. La comicità è un concetto molto ampio e sicuramente una parte di essa (soprattutto quella di stampo satirico-umoristico) passa anche attraverso il cabaret, ma credere che tutta la comicità sia cabaret è come pensare che tutto ciò che si mangia sia caviale. Quello che viene propinato è varietà, avanspettacolo e animazione da villaggio generi di tutto rispetto (se fatti bene) ma che assolutamente non hanno niente a che fare con il cabaret che è  fatto si di satira e umorismo, come già detto, ma anche e soprattutto di poesia e canzone d’autore. 
 
Come è cambiato il cabaret, dalle “tabernae vinariae” romane a oggi?
Nelle tabernae vinariae dell’antica Roma non si faceva il cabaret. Il libro parte da lontano per far capire l’importanza dei luoghi di ritrovo nati attorno alle grandi invenzioni del vino, della birra e del caffè, perché è in questi luoghi che hanno preso vita esperienze di spettacolo alternativo, tra cui anche quella del cabaret…Non dimentichiamoci che il “cabaret” era il luogo della mescita del vino (l’osteria francese), e che l’esatta dicitura da utilizzare quando si parla del “cabaret” come genere di spettacolo è in realtà “cabaret artistique” cioè l’osteria artistica che si contrappose nella Belle Epoque al “cafè-chantant” cioè il caffè “cantante”… il cabaret artistique definiva il luogo, e quindi poi in senso lato anche il genere di spettacolo che li veniva proposto. Il dato storico che sancisce la nascita del cabaret è l’apertura del locale “Chat noir” a Montmartre da parte di Rodolphe Salis (anche se i primordi del genere sono da far risalire all’esperienza dei poeti Hydropathes di Emile Goudeau).
Questo libro è legato al suo progetto artistico “Musicomedians”. Ce ne può parlare?
Il progetto artistico Musicomedians è attivo da più di dieci anni ed è proteso proprio alla riscoperta dello spirito originario del cabaret artistique. In tutti questi anni abbiamo raccolto materiale e istituito un archivio storico che si va facendo sempre più corposo. Documenti, testimonianze e interviste filmate, materiale d’epoca…. Il tutto ci sta permettendo di ricostruire con sempre maggiore precisione gli albori del genere in Italia, ma c’è ancora tanta strada da fare. Negli anni abbiamo realizzato cinque edizioni di un festival e parecchi progetti speciali. Una strada difficile perché propone un’ottica particolare cui le persone e gli interlocutori istituzionali non sono preparati. Il discorso è molto articolato e complesso, per chi volesse saperne di più, c’è il sito.
 
L’esplosione del cabaret negli ultimi anni è dovuta soprattutto al successo sul piccolo schermo di Zelig, dal quale poi sono nati altri contenitori simili. Lei è stato uno dei volti principali delle prime edizioni, ma poi le vostre strade si sono separate. A cosa è dovuta questa scelta?
L’esplosione c’è stata, ma quello che è esploso non è stato il cabaret, bensì il varietà. Io ho partecipato alle prime edizioni (molto ibride per quanto riguardava la proposta artistica) poi di fronte al bivio varietà-cabaret loro hanno scelto la via remunerativa del varietà io ho preferito quella più impervia del cabaret.  Questione di passioni.. come diceva Gaber, ci sono due tipi di artisti: quelli che vogliono passare alla storie e quelli che vogliono passare alla cassa. Poi c’è anche chi vuole passare alla storia passando per la cassa. Per questo motivo diventa importante scrivere un libro come questo: per smascherare le balle che certi operatori del settore raccontano, ma soprattutto si raccontano. Servirà a poco, ma è divertente farlo.
 
Quali sono i suoi impegni futuri? Sappiamo che in estate sarà impegnato con “Recital”…
I miei impegni futuri ruotano per i prossimi due anni attorno alla definizione del progetto “STORIA CURIOSA DELLA SCIENZA” (usciranno due libri, uno sul medioevo quest’autunno e uno sull’età moderna e contemporanea nell’autunno prossimo) cui probabilmente farà eco la costituzione di un sito-blog che si chiamerà “RIFONDAZIONE FILOSOFICA” (dal titolo del mio ultimo post sul blog del Fatto Quotidiano). Parallelamente sarò ancora in tour con lo spettacolo teatrale “SULLE SPALLE DI GIGANTI” che racconta proprio la storia del binomio FILOSOFIA-SCIENZA, un argomento che sarà sempre più di attualità negli anni a venire, pena la distruzione del mondo. Tuttavia non dovremo preoccuparci, perché grazie al varietà (che, come ha detto Vaime, “è morto”) affonderemo ridendo… 
  
Ultima domanda: ci può improvvisare un paio di versi sulla situazione italiana in esclusiva per i nostri lettori?
Per ridere della nostra situazione è sufficiente tenere la mente sgombra (pensare libero) e leggere i giornali… e allora si che ci si diverte. Altro che i comici! Impossibile superare la realtà. 
10  aprile 2013
 
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