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“Filosofando con Harry Potter”, Laura Anna Macor e la sua ‘Popsophia’

Intervista a Laura Anna Macor (1980), giovane ricercatrice di filosofia divisa tra le Università di Padova e Eichstätt-Ingolstadt (Germania), che ha di recente proposto un’interpretazione in chiave filosofica della saga di Harry Potter, riscontrando successo tra il grande pubblico e accreditandosi tra le maggiori interpreti di una nuova tendenza culturale: la “popsophia”...
La giovane filosofa iscrive le avventure del mago più famoso nella nuova tendenza della “popsophia”, con un sogno: annoverare tra i suoi lettori J. K. Rowling

  
MILANO – Al momento lavora come ricercatrice presso l’Università Cattolica di Eichstätt-Ingolstadt, in Germania, ma si è formata a Padova. Un tipico esempio di fuga dei cervelli? Se non altro Laura Anna Macor, grazie al suo “Filosofando con Harry Potter. Corpo a corpo con la morte” (Mimesis 2011) sta ottenendo una visibilità che i sui libri accademici (tra gli altri, “Friedrich Hölderlin. Tra illuminismo e rivoluzione”, ETS 2006), pur pregevoli, non le hanno concesso. A caratterizzarla è il fatto di essere tra le firme più prestigiose della ‘Popsophia’, una nuova tendenza culturale che si propone di far conoscere la filosofia al grande pubblico, proprio come un’opera pop. Se Immanuel Kant sosteneva che il consenso del pubblico fa arrossire il filosofo, la Macor tiene invece a precisare che “mi fa gioire”. E’ quindi molto contenta dell’apprezzamento dei lettori “non tanto per vanità, quanto perché constato che il senso della mia analisi viene compreso appieno”.
   
LA POPSOPHIA – La filosofia è in crisi, come gran parte delle scienze umanistiche. Ad avviso della Macor per due motivi: “la scarsità di fondi, che colpisce in primo luogo gli ambiti di ricerca non immediatamente «utili»”, e “il lessico elitario, spesso autoreferenziale” che la connota. La popsophia si propone di porre rimedio a questo secondo aspetto. Così la definisce la Macor: “si tratta del più recente tentativo di «rilanciare» la filosofia agli occhi del grande pubblico”, scegliendo “come oggetti di studio i prodotti dell’entertainment industry più quotati: serie televisive, saghe cinematografiche, fumetti, videogiochi”. Anche se l’autrice tiene a non identificare il suo approccio con quello di altri popfilosofi, “è certamente vero” che la sua indagine su Harry Potter “non può che essere classificata come Popsophia”. Con la speranza che “un nuovo modo per rendere accessibile la filosofia sia possibile”.
 
DALL’ILLUMINISMO AL FANTASY – Cosa l’ha spinta a passare dallo studio dell’illuminismo tedesco all’attenzione per un fenomeno culturale di massa come Harry Potter? “L’input è stato genuinamente filosofico: ho letto i sette romanzi di J. K. Rowling come sono abituata a leggere i testi di Schiller, Hölderlin o Goethe…concedendo cioè massimo credito all’autrice e alle sue scelte narrative”. Il proposito della Macor, ben riuscito, è stato quello di rintracciare nella trama di un fantasy contemporaneo, apparentemente lontano da un trattato di filosofia, un vero e proprio significato filosofico. Infatti, “fino a prova contraria, un’opera letteraria” può essere “presa in considerazione come sede di riflessione” dotata di una sua coerenza logica, nonostante la sua apparente “anarchia”. Il fantasy esprime a suo modo il senso dell’esistenza, attraverso, ci dice Macor, “la persuasività della concatenazione degli eventi, la felice delineazione di personalità, il sapiente dosaggio di suspense e chiarezza”.
 
UNA CHIAVE PER LEGGERE HARRY POTTER – La Macor prende le mosse dall’ultimo volume della Rowling , “Harry Potter e i Doni della morte”, per proporre un’affascinante linea interpretativa dell’intera saga. Ci spiega l’autrice: “I Doni della morte portano la narrazione a un livello teorico più alto: Harry Potter e il suo antagonista Lord Voldemort non sono semplicemente impegnati in un duello a due, in cui l’uno è il nemico dell’altro. La loro è una lotta ben più complessa, profonda e oscura, che coinvolge un interlocutore segreto, un alter ego che li abita: la morte”. Mentre Voldermot considera la morte il nemico che minaccia il suo delirio di onnipotenza, Harry Potter impara a vedere nella morte “una vecchia amica o una nuova avventura, e non uno scandalo”. Harry è quindi il vero padrone della morte, poiché non la teme e non cerca di sfuggirle. Durante un suo soggiorno a Londra, la Macor ha inviato due copie del suo libro alla casa editrice che ha pubblicato la saga e confessa: “non nascondo che mi piacerebbe molto sapere il parere della Rowling sulla mia analisi, ma per il momento sono ancora in attesa del suo gufo”.

Note bibliografiche: Laura Anna Macor (1980) è dottore di ricerca in Filosofia e ha studiato presso la Scuola Normale Superiore, l’Università di Pisa e l’Università di Padova. Si occupa principalmente di filosofia tedesca del Settecento ed è autrice di numerosi articoli, usciti in sedi nazionali e internazionali. Ha inoltre pubblicato tre volumi, uno dei quali recentemente tradotto in tedesco (“La fragilità della virtù. Dall’antropologia alla morale e ritorno nell’epoca di Kant”, Mimesis, Milano-Udine 2011; “Il giro fangoso dell’umana destinazione. Friedrich Schiller dall’illuminismo al criticismo”, ETS, Pisa 2008, ed. tedesca: Königshausen & Neumann, Würzburg 2010; “Friedrich Hölderlin. Tra illuminismo e rivoluzione”, ETS, Pisa 2006). Attualmente lavora come ricercatrice presso l’Università Cattolica di Eichstätt-Ingolstadt (Germania).

 

12 aprile 2012

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