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Federico Taddia, ”Occorre far capire ai giovani che leggere è bello, non solo importante”

Un viaggio tra arte, letteratura, filosofia, spettacolo e media. Parliamo di Nautilus, il nuovo magazine culturale di Rai Scuola condotto da Federico Taddia. Nella trasmissione si parla di cultura contemporanea agli studenti delle scuole con ospiti e opinionisti d'eccellenza...

Il conduttore di Nautilus parla della sua passione per la lettura e spiega qual è oggi l’approccio dei giovani nei confronti della cultura

 

MILANO – Un viaggio tra arte, letteratura, filosofia, spettacolo e media. Parliamo di Nautilus, il nuovo magazine culturale di Rai Scuola condotto da Federico Taddia. Nella trasmissione si parla di cultura contemporanea agli studenti delle scuole con ospiti e opinionisti d’eccellenza. Il conduttore di Nautilus parla della sua passione per la lettura e spiega qual è oggi l’approccio dei giovani nei confronti della cultura.

Come è nata la tua passione per i libri e la lettura?
Nasce da una curiosità innata, che caratterizza da sempre la mia esperienza. Mi piace molto conoscere le persone, le loro storie. Nei libri ho trovavo questo. Mi piacciono particolarmente le opere legate alle biografie. Spesso mi capita di “innamorarmi” di un autore come persona, e quindi lo vado a scoprire come scrittore. I libri di avventura come quelli di Giulio Verme sono stati i primi a cui mi sono appassionato, senza dimenticare Gianni Rodari, i cui libri sono stati per me compagni di crescita e di formazione. A casa mia non c’erano tanti libri, ma grazie a scuola e biblioteca ho coltivato la mia passione per la lettura.

 

Dal 15 ottobre conduci Nautilus su Rai Scuola. Di cosa si parla?
Nautilus nasce da un progetto di Rai Educational. Sono subentrato quest’anno alla conduzione. L’idea è quella di parlare di cultura ai ragazzi e agli insegnanti, entrambi il nostro target di riferimento. Parliamo di cultura con personalità significative provenienti da vari campi, attraverso cinque declinazioni: letteratura, arte, filosofia, teatro e il mondo dei media. Il mio slogan è “parlare di cultura con leggerezza e profondità”, ovvero non aver paura di andare in profondità nelle cose anche se si parla con ragazzi, ma allo stesso tempo non aver paura di essere leggere nell’affrontare questi temi. Di cultura si può chiacchierare, senza problemi. Nelle puntate dedicate alla letteratura, cerco di far capire come un libro possa darti qualcosa, cambiarti positivamente, non lasciandoti indifferente.

In base alla tua esperienza, qual è l’atteggiamento dei giovani nei confronti della cultura e dei libri?
Definire i giovani è una cosa che non amo fare: ci sono giovani che leggono tantissimo, ma anche altri che leggono molto poco. E’ vero che oggi i ragazzi vengono bombardati da cose apparentemente più accattivanti dei libri. Internet ha sostituito le biblioteche e le ricerche sui libri. Ai giovani non basta dire che leggere è importante: occorre far capire loro che leggere è bello, ti sorprende, è un viaggio. Cose che oggi un giovane riesce a capire per caso, o se è fortunato ad avere l’ambiente ideale intorno a lui. Chi legge è un privilegiato.

Cosa ne pensi dell’avanzamento del digitale in ambito editoriale?
I nuovi media non mi spaventano. C’è posto sia per gli strumenti classici che per quelli digitali, entrambi utili a seconda delle necessità del momento. Sono due realtà complementari, con potenzialità diverse, ma non antagoniste.

 

Testimonial per il lancio di questa nuova edizione è stato Fiorello. Ci puoi spiegare perché avete scelto proprio lui?
E’ stato un gioco, ho lavorato molti anni con lui. Fiorello è uno che spesso gioca sulla sua “non cultura”, ma in realtà è coltissimo, una persona curiosa, attenta, con un’innata capacità di creare connessioni. Siccome la trasmissione Nautilus nasce proprio con l’idea di creare connessioni, mi piaceva appunto avere lui come testimonial, vicinissimo all’idea di servizio pubblico, di partecipazione, di mettersi in gioco.

 

2 novembre 2012
 
 

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