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Federico Chiara, ”Oggi i libri devono competere con il divertimento più giovane e interattivo”

Intervista a Federico Chiara, giornalista di Vogue Italia e collaboratore del New York Times. Federico Chiara spiega com'è nata la sua passione per i libri ed analizza la situazione della lettura in Italia, fornendo delle interessanti chiavi di lettura...

Il giornalista della rubrica libri per Vogue Italia racconta la sua passione per i libri e analizza la situazione della lettura in Italia

 

Com’è nata la sua passione per la lettura?
Come per tutti, credo, ovvero dai libri per bambini che ho letto in età scolare. prima ancora della passione per la lettura è nata però la passione per le storie, in ogni loro forma. ecco perché, quando incontro un libro, sia esso di saggistica o di narrativa, privilegio il plot originale.

 

Quali caratteristiche deve avere, secondo lei, un critico letterario?
Una sola: deve saper distinguere la narrativa dalla letteratura. Per il resto, ognuno è libero di privilegiare i libri che vuole secondo i suoi criteri.

Quali sono i criteri per il successo di un libro?
Oggi il successo di un libro è spesso determinato dalla fama pregressa dell’autore, preferibilmente acquisita in campi altri dalla narrativa. ma non bisogna sottovalutare il tam tam dei lettori, così come la spinta che possono dare i giornali con le loro recensioni. Quanto ai criteri di scrittura, non ci sono regole: un linguaggio alquanto originale come quello di Camilleri avrebbe potuto, agli occhi di molti, essere un ostacolo per la lettura. Invece ne ha determinato gran parte del successo e della riconoscibilità nelle classifiche di vendita spesso dominate da una pletora di bravissimi giallisti.

Vouge è un magazine che parla di moda e tendenze. Qual è, secondo lei, il libro del momento?
Vogue crea le tendenze, non le segue. Ecco perché evito di cercarle, così come rifuggo i libri del momento. Piuttosto analizzo la fenomenologia di un’estetica o di una tematica presente nell’orizzonte della produzione culturale e poi decido di testa mia. I libri che rappresentano lo zeitgeist della società spesso sono proprio quelli meno comprati.

 

Perché in Italia si legge poco?
Si leggono pochi libri, è vero. Ma si legge molto su altri supporti. In generale credo che ormai il libro sia, dalle giovani generazioni, considerato alla stregua delle altre forme di ‘leisure’ e quindi se la debba vedere con dei competitor molto agguerriti e pieni di effetti speciali come le app, gli iPad, i videogiochi, i social network, i blog. In questo panorama viene considerato una forma di intrattenimento ‘vecchia’, poco interattiva. Di qui il disinteresse. A questo dobbiamo aggiungere che le case editrici pubblicano un sacco di cavolate per inseguire i cosiddetti lettori ‘deboli’, quelli che leggono poco e comprano ancora meno, ma disaffezionano così i lettori ‘forti’.
 

Secondo lei, è giusto dire che in Italia esiste un’inflazione sia di premi letterari che di libri?
Occorre premettere che ormai, dai grandi editori, i libri vengono pubblicati nella speranza di essere venduti. Il ragionamento è il seguente: ‘se ne pubblico molti, almeno uno forse ce la farà a diventare il best-seller della stagione’. L’inflazione di premi letterari non la vedo. Quelli che contano sono pochi, e chi decide cosa pubblicare lo sa bene.

 

Note biografiche: Federico Chiara è nato a Bologna e vive a Milano. Lavora a Vogue Italia, dove si occupa di cultura, musica e viaggi. Tra le sue collaborazioni: New York Times, International Herald Tribune, Vanity Fair.

 

12 giugno 2012

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